18 pescatori sequestrati a Bengasi: appello dei familiari al Governo italiano e al Generale Haftar. A Bengasi si parla di uno “scambio”

Redazione Prima Pagina Marsala
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14 Settembre 2020 08:12
18 pescatori sequestrati a Bengasi: appello dei familiari al Governo italiano e al Generale Haftar. A Bengasi si parla di uno “scambio”

Grande preoccupazione ma al tempo stesso fiducia che i propri familiari possano al più presto tornare a casa. Questo è quanto espresso dai familiari  dei diciotto pescatori mazaresi riuniti ieri mattina con gli armatori dei motopesca “Antartide” e Medinea” sequestrati lo scorso primo settembre da militari libici a circa 35 miglia a nord di Bengasi. Oltre agli equipaggi dei due motopesca in stato di fermo vi sono anche Giacomo Giacalone e Bernardo Salvo rispettivamente comandante e primo ufficiale dei motopesca “Anna Madre” e “Natalino” (registrato a Pozzallo ma con equipaggio mazarese) riusciti a sfuggire alla cattura quella stessa serata.

Tutti e diciotto marittimi si troverebbero “ospiti” in una villa mentre i due pescherecci ormeggiati nel porto della capitale della Cirenaica. Fra i familiari anche figli di alcuni marittimi tunisini imbarcati sui due motopesca che hanno rivolto anche un appello in arabo chiedendo, insieme a donne e figli dei marittimi mazaresi allo stesso generale Khalifa Haftar, colui che comanda la Libia Cirenaica, un gesto di clemenza. (in foto copertina alcuni dei familiari dei pescatori sequestrati a Bengasi).

I due armatori Leonardo Gancitano e Marco Marrone, abbastanza provati dopo giorni in attesa di buone notizie dalle autorità diplomatiche, hanno dichiarato: “se entro qualche giorno non si trovasse una soluzione ci recheremo a Roma con le famiglie dei pescatori per far sentire ancor di più la nostra voce al Governo Italiano”. Sulla questione, dopo la lettera inviata al premier Conte da parte del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, è intervenuto anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che ha sottolineato: “Mi preoccupa molto la sua evoluzione.

Ancor oggi non si intravede alcuna prospettiva per una veloce e positiva soluzione. Pretendo  –ha aggiunto- dal duo Conte-Di Maio la giusta determinazione per la delicata questione. Occorre un’autorevole e competente politica estera per la cooperazione tra il nostro Paese e la Libia. Bisogna riprendere –ha concluso Miccichè- il Trattato di Amicizia Italo-libica dei governi Berlusconi” Sono già trascorsi più di dodici giorni e la situazione sembra ancora in fase di stallo se non complicarsi perché la vicenda dei pescatori mazaresi si è intrecciata con quella di quattro libici condannati a 30 anni di carcere dalla giustizia italiana, ma conosciuti in Libia come giovani promesse del calcio.

I militari del generale Haftar chiedono l'estradizione, in cambio della liberazione dei 18 pescatori. In questi giorni i familiari dei quattro hanno manifestato al porto di Bengasi . I quattro libici furono condannati dalla corte d'assise di Catania e poi dalla corte d'appello etnea, con l'accusa di aver fatto parte del gruppo di scafisti responsabili della cosiddetta “Strage di Ferragosto” in cui morirono 49 migranti. La richiesta di “scambio di prigionieri” riguarda Joma Tarek Laamami, di 24 anni, Abdelkarim Alla F.Hamad di 23 anni, Mohannad Jarkess, di 25 anni, Abd Arahman Abd Al Monsiff di 23 anni, che la notte della 'Strage' avrebbero contribuito con “calci, bastonate e cinghiate” per bloccare i migranti nella stiva dell'imbarcazione.

Nel corso del processo, la loro vicenda è stata monitorata dall'ambasciata libica in Italia, partecipando anche ad alcune udienze al Tribunale di Catania. I quattro raccontarono ai giudici di aver pagato per quel viaggio, ricostruendo la loro versione, come Al Monsiff che disse di "giocare a calcio nella serie A" e "aveva deciso di andare in Germania per avere un futuro, impossibile in Libia a causa della guerra". Durante il dibattimento i legali dei quattro imputati sollevarono anche alcune anomalie nel loro riconoscimento, avvenuto attraverso delle interviste ai 313 sopravvissuti di quel viaggio, giunti a Catania a bordo della Siem Pilot il 17 agosto 2015.

Francesco Mezzapelle  

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