Antonello Nicosia e l’Associazione antiracket di Mazara. Francesca Incandela: “mai sospettato di niente. Ci troviamo di fronte a Dottor Jekill e Mr Hide?”

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
18 Novembre 2019 13:08
Antonello Nicosia e l’Associazione antiracket di Mazara. Francesca Incandela: “mai sospettato di niente. Ci troviamo di fronte a Dottor Jekill e Mr Hide?”

Definiva Falcone e Borsellino "vittime di un incidente sul lavoro" e si presentava come paladino dei detenuti anche se secondo la Dda era un messaggero dei clan. Parliamo di Antonello Nicosia, 48enne di Sciacca, che è stato arrestato lo scorso 4 novembre con l’accusa di “associazione mafiosa” Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani e collaboratore della deputata di “Italia Viva” Pina Occhionero. Tra le varie accuse mosse dalla Procura di Palermo c’è quella di aver recapitato fuori dal carcere dei messaggi provenienti da alcuni boss mafiosi con cui aveva parlato durante le visite insieme a Occhionero.

La deputata, ex esponente di “Liberi e Uguali”, non è indagata perché, secondo la Procura, non sapeva niente delle presunte attività mafiose di Nicosia, sarebbe però stata interrogata come testimone. Antonello Nicosia ha 48 anni ed è originario di Sciacca, conduceva un programma intitolato “Mezz’ora d’aria” sulla tv locale AracneTV, era direttore della onlus ‘Osservatorio internazionale dei diritti umani’ ed era un attivista per i diritti dei detenuti. Nel 2018 era stato eletto membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani, e secondo diverse testate avrebbe avuto un precedente penale per traffico di droga.

La Procura di Palermo ha accusato Nicosia di essersi costruito un’immagine pubblica di attivista per i diritti dei detenuti con lo scopo di mascherare le sue attività che favorivano diversi boss mafiosi. Oltre alla trasmissione dei messaggi, Nicosia è stato accusato di aver “portato avanti l’ambizioso progetto di alleggerire il regime detentivo speciale di cui all’art. 41 bis o di favorire la chiusura di determinati istituti penitenziari”. Secondo la procura, dalla realizzazione di questo progetto Nicosia si aspettava un compenso economico addirittura da Matteo Messina Denaro, il superlatitante ritenuto il capo di “cosa nostra”.

Nicosia, secondo la procura, aveva poi un rapporto con Accursio Dimino, imprenditore di Sciacca arrestato a sua volta lunedì mattina – assieme ad altre tre persone – e accusato di essere un boss mafioso locale. Il Corriere della Sera ha anche pubblicato un’intercettazione in cui si sente un uomo, identificato come Nicosia, lamentarsi del nome dell’aeroporto di Palermo, intitolato ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e definire le loro morti «incidenti sul lavoro». Antonello Nicosia, nella sua vita pubblica quale “professionista dell’antimafia”, negli ultimi anni ha avuto anche diversi contati con l'Associazione Antiracket di Mazara del Vallo " Io non pago il pizzo...e tu", presieduta dalla prof.ssa Francesca Incandela (in foto di copertina), autrice di diversi libri, fra i quali anche il noto “Donne di Mafia.

Donne contro la mafia” (che ha ispirato una pièce teatrale del regista Piero Indelicato). Lo scorso fine settembre Nicosia ed Incandela si erano incontrati, ecco il comunicato del loro incontro: “Durante il colloquio sono emerse numerose problematiche riguardanti sia le precarie strutture carcerarie sia la situazione drammatica di donne madri e di bambini all'interno delle case circondariali . Antonello Nicosia da anni conduce una battaglia affinché siano rispettate le condizioni ed i diritti di coloro che sono detenuti, talvolta ingiustamente, o trattati in modo non sempre appropriato,  come dimostrano i casi di cronaca che in quest'ultimo periodo sono emersi.

L'associazione antiracket, inoltre, considerate le competenze e le ispezioni compiute nella carceri italiane da parte del Nicosia, aveva già proposto la sua nomina a Garante regionale dei diritti del detenuto all'allora presidente della Regione Sicilia Crocetta ma gli fu preferito il prof.re Fiandaca, grande personalità in ambito giuridico ma non adatto al delicato incarico. Il dott.re Nicosia, manifestata la sua grande stima al Presidente Incandela,  che recentemente ha aderito ad Italia Viva di Matteo Renzi, chiede urgentemente la realizzazione di un tavolo tecnico parlamentare in cui vengano discussi e, soprattutto, risolti alcuni nodi strutturali delle carceri e di vivibilità della situazione dei detenuti.

Francesca Incandela afferma che si tratta di una grande battaglia di civiltà e di legalità alla quale un movimento riformista come quello di Renzi non può sottrarsi, anche perché al suo interno ci sono forze radicali  che non possono far calare l'oblio sull'impegno profuso da Pannella”. Dopo poche ore dalla notizia dell’arresto di Nicosia, la stessa prof.ssa Incandela, attraverso un post su facebook, ha preso però le distanze da Nicosia: “In merito alla recente operazione antimafia effettuata a Sciacca e che vede tra gli arrestati anche Antonello Nicosia, ex radicale, già direttore del Centro Studi ed ente di formazione,  Pedagogicamente, nonché presidente dell'Osservatorio Internazionale dei diritti del detenuto, assistente parlamentare alla Camera, manifesta  piena fiducia nelle forze dell'ordine e nell'operato dalla Magistratura ed altresì esprime la necessità che si faccia piena chiarezza sulla posizione del Nicosia.

Più volte, infatti, l'Associazione insieme alle scuole, enti ed Istituti della provincia è stata coinvolta in progetti sulla Legalità e sulla Solidarietà che hanno visto come proponente proprio il dott.re Nicosia. Oggi apprendiamo che l'arrestato è un fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro ed un messaggero della mafia agli ordini dei boss in carcere e che il suo ruolo apparente di difensore della legalità e della condizioni delle carceri insieme ai diritti dei detenuti nascondeva invece un altro ruolo, delittuoso e mafioso,  proprio quello che l'Associazione condanna e depreca”.

Nei giorni scorsi abbiamo contattato la prof.ssa Incandela chiedendole se qualche comportamento di Nicosia, con il quale si sentiva spesso a telefono negli ultimi tempi, le avesse destato qualche sospetto “Sono stata vicina ad Antonello Nicosia nelle sue battaglie che vedevano in primo piano le condizioni delle strutture carcerarie e le situazioni di detenuti, soprattutto donne con i bambini. Mai però –ha sottolineato  Francesca Incandela - il dott.re Nicosia ha accennato ai detenuti per mafia o ad attività legate ai traffici mafiosi.

Mi faceva molti complimenti dicendomi pure: ‘tu sei onesta nel cuore e nella mente…”. Era una persona che si presentava sempre in maniera gentile e garbata. In passato –ha aggiunto Incandela – ho dato risalto anche alla sua richiesta di diventare il Garante Regionale per i diritti dei detenuti, si è professato sempre un radicale di fede pannelliana. Negli ultimi tempi, vedendomi vicina al nuovo partito di “Italia Viva” mi aveva chiesto di scrivere una lettera ai vertici del partito di Renzi per poterlo presentare.

Mi chiedo pertanto –ha concluso la presidente dell’Antiracket mazarese- come sia possibile mascherare così  bene con tutti coloro con i quali in questo anni ha lavorato nei progetti scolastici presentando un ottimo curriculum come progettista e formatore di attività didattiche ed educative. Se tutto quanto fosse confermato, ci troveremmo di fronte ad una sorta di dottor Jekill e Mr Hide. Ad ogni modo da questa storia l’immagine della nostra Associazione è stata sporcata”. In merito alla vicenda di Antonello Nicosia lo scorso 12 novembre lo psicanalista Maurizio Montanari in un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano scrisse: “La psicoanalisi e la storia ci insegnano a dubitare dell’ostentazione smodata della virtù tipica dei “buoni per professione”, in alcuni casi indice della doppia morale del soggetto perverso, il quale si presenta come un probo viro, ammantato di un’aura moralizzatrice strombazzata ai quattro venti, la quale ha spesso lo scopo di nascondere misfatti e malefatte che devono essere celate.

E tanto più sono sbandierate le virtù, tanto più sono profonde le oscenità che devono essere occultate”. Francesco Mezzapelle

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