Genitori: non si nasce ma si diventa. Riflessioni nella Giornata Mondiale dei Genitori

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
01 Giugno 2020 19:56
Genitori: non si nasce ma si diventa. Riflessioni nella Giornata Mondiale dei Genitori

A cura di Maria Elena Bianco. Il primo di giugno è la giornata mondiale dei genitori, genitore è un termine che proviene dal latino genitor-oris, da genitus participio passato di gignere, generare. Era ora che oltre che alla festa solo per il papà e la festa solo per la mamma, fosse istituita una festa dei genitori. Il merito é dell'ONU. E così il primo giugno si festeggiano i genitori di qualunque razza, religione, cultura e nazionalità, genitori biologici, adottivi e affidatari, genitori etero e genitori omosessuali, genitori come i primi autentici  educatori dei bambini.

L'istituzione della festa interamente dedicata ai genitori ha un duplice significato: in primis onorare il duro lavoro dei genitori, qualificabile per certi versi come mestiere e poi per dare il giusto peso che il genitore ha, nel suo ruolo, nella crescita del bambino. Questa giornata ricorda che la famiglia è il primo nucleo di società, per questo fondamentale. In questa pandemia il ruolo dei genitori è stato interamente riscritto così come il rapporto genitori-figli. Di fatto la quarantena ha permesso ai genitori di trascorrere molto più tempo con i figli, ha permesso talvolta di riscrivere ex novo il codice linguistico dentro casa.

I genitori sempre fuori per lavoro ora hanno avuto l'occasione di fermarsi e dare valore ad un abbraccio, ad una carezza, ad un pranzo condiviso, ad un film guardato insieme. Ha anche messo in crisi molti genitori che si sono trovati non all'altezza del ruolo. Di fatto questa pandemia ha anche creato paradossi atroci, penso ai genitori che hanno dovuto fare a meno dei figli perché lontani e impossibilitati a muoversi per raggiungerli. Questo deve aver portato ad una riflessione. Partiamo da un presupposto basico: se ci siamo lo dobbiamo ai genitori.

Generare comporta responsabilità. D'altronde amare, qualunque forma di amore degna di essere qualificata come tale, ha a che fare con la responsabilità e la responsabilitá si basa su diritti e doveri. Di certo il dovere di mantenere, educare, istruire ed assistere i figli sempre nel rispetto rispetto delle loro inclinazioni, capacità ed aspirazioni. Di fatto un genitore supporta e sostiene consapevole che non può riscrivere la sua di vita ma che è il figlio a dover scrivere la propria di storia.

A fronte dei doveri ci sono dei diritti: il diritto ad essere rispettati, il diritto all'usufrutto legale sui beni del figlio, il diritto di contribuire alle necessità della famiglia in base alle proprie capacità economiche, diritto a cessare il mantenimento qualora i figli siano diventati economicamente indipendenti, il diritto di successione sui beni del figlio unico quando questi, adulto, non lasci prole, il diritto della madre a dare il proprio cognome, il diritto a consultare il giudice per eventuali contrasti nelle questioni di mantenimento, educazione ed istruzione.

I genitori poi ad un certo punto della vita potrebbero diventare nonni ed anche in quel caso permangono diritti, tipo quello di mantenere rapporti significativi con i nipoti e di rivolgersi al giudice qualora questo diritto sia compromesso, e doveri, tipo quello di contribuire al mantenimento dei nipoti quando i figli non hanno i mezzi necessari. Nelle famiglie sane non si distingue tra diritti e doveri. Si sceglie come esserci. Di fatto si impara ad essere genitori con l’esempio avuto a casa, con la forma d’amore entro cui ci si è plasmati,  con i frutti del modello educativo con cui ci si è cibati.

Certo la famiglia del Mulino Bianco è ipotesi che rende in pubblicità ma la realtà è diversa. I genitori, circensi del sociale, fanno salti mortali per far quadrare tutto già quando la vita familiare va come deve andare, ma tutto peggiora quando la relazione tra i genitori arriva al declino, quando i problemi economici scoppiano, quando si finisce per non sentirsi all’altezza del ruolo di genitore e si fugge dalla responsabilità assunta già con il test di gravidanza positivo. A ben guardare tutto sembra rapportabile solo a diritti e doveri quasi a voler razionalizzare l’amore ma non è così.

L’amore per natura vuole regole e vuole responsabilità, e non esiste responsabilità senza diritti e doveri. Certo bastasse l’amore sarebbe facile ma l’amore è solo il presupposto, poi ci vuole impegno, cura, maturità, devozione, ci vuole il coraggio di anteporre il figlio avanti a sé, ci vuole la pazienza di restare accanto e la forza di lasciarli andare. Ci vuole voglia di coltivare radici e costruire ali. In una sfilza di diritti e doveri va detta una cosa importante: essere genitori non è ne un diritto ne un dovere.

É scelta, è dono, è occasione. Essere genitori è una missione.   Auguri a tutti i genitori.

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