Giornata Mondiale contro l’Infibulazione. Le leggi e le iniziative contro la brutale pratica

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
06 Febbraio 2019 11:15
Giornata Mondiale contro l’Infibulazione. Le leggi e le iniziative contro la brutale pratica

Si tratta di una pratica diffusa in 28 Paesi, asiatici e africani, radicata nelle tradizioni di popoli che vivono, ancora oggi, in uno stato quasi primitivo, patriarcale. Un’usanza che, a seguito dei flussi migratori, attualmente, viene praticata anche in Europa, in quelle famiglie poco occidentalizzate e ancora legate alla tradizione. Le origini di tale usanza sono, probabilmente, da rinvenire nell’antico Egitto che viene considerato “la patria dell’infibulazione”. In relazione al Paese in cui essa viene eseguita, i tipi di mutilazione subìti dall’apparato genitale femminile sono molto diversi tra loro e, soprattutto, è differente il senso che viene attribuito a ciascuna di esse.

Lo si comprende anche attraverso i diversi nomi che vengono utilizzati per identificarle. Ad esempio, in Egitto viene chiamata “Tahara” che significa “rispetto”, ovvero, il rispetto che una donna otterrebbe a seguito dell’infibulazione, quest’ultima considerata fondamentale ai fini dell’acquisizione dello status di donna a tutti gli effetti e “degna” di mettere su famiglia, in tali paesi. In Somalia (definita come “Il paese delle donne cucite”)  viene chiamata “Halal” che indicherebbe la purificazione della donna; purificazione che avverrebbe soltanto a seguito di questa pratica.

In realtà, il motivo condiviso da quasi tutti i popoli sarebbe quello di attestare, attraverso questa mutilazione, la verginità o meno della donna promessa in sposa. Infatti, soltanto a seguito delle nozze una donna può  essere sottoposta a de-infibulazione, per consentirle di avere rapporti sessuali (fino a quel momento impossibili proprio a causa della “nuova” struttura genitale) col marito e per consentirle di portare a termine la gravidanza. Ma cosa prevede esattamente quest’usanza? Concretamente, l’infibulazione consiste in una mutilazione degli organi genitali femminili, precisamente, nell’asportazione di clitoride, piccole labbra, parte delle grandi labbra vaginali (con cauterizzazione) e nella conseguente cucitura della vulva.

Una cucitura tale da consentire, attraverso un piccolo foro lasciato aperto, la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. La mutilazione viene, in genere, eseguita sulle bambine in età compresa tra i 3 o 4 anni e i 15, vittime di questo retaggio culturale, dal quale non possono fuggire. La definizione congiunta, quindi unica, dell’OMS/WHO, UNICEF e UNFPA, (aprile 1997) nella quale viene fatto rientrare questo fenomeno fa riferimento a “tutte le procedure che includono la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili, per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”. Si tratta di procedure che mettono a rischio la salute della donna e che, non essendo controllate né eseguite a seguito di indicazioni mediche ben precise, possono comportare delle vere e proprie menomazioni corporee tali da provocare danni irreparabili.

A causa di  sanguinamento emorragico molte bambine perdono la vita, altre, invece, riportano danni per sempre, oltre alla menomazione.. Eppure, ciò che è sotteso a tutto questo è un pensiero così radicato, seppur assurdo, da non poter essere contrastato neppure attraverso la legge sia coranica, sia statale che internazionale. Infatti, nonostante il Corano non preveda espressamente l’obbligo di infibulazione, di fatto la giurisprudenza coranica ammette tra le cause di divorzio difetti fisici della donna/sposa, tra i quali viene palesemente fatta rientrare una mutilazione fatta male.

In Europa le mutilazioni genitali femminili vengono viste come una delle forme più gravi di violazione dei diritti umani. Tale tecnica viene condannata aspramente da tutti gli Stati Europei e dall’OMS. In Italia sono diverse le norme che tutelano il diritto alla salute: l’art 32 della Costituzione che tutela  il diritto di ciascun individuo di non essere obbligato a sottoporsi a trattamenti sanitari se non nei casi previsti dalla legge; l’art. 5 del Codice Civile che  vieta tutti gli atti diretti a cagionare una diminuzione permanente dell’integrità fisica;  gli articoli  582 e 583 del Codice Penale che puniscono chi cagiona una lesione personale e una lesione personale gravissima ad un altro soggetto; il Codice di Deontologia Medica che vieta l’esecuzione di qualsiasi tipo di mutilazione genitale sia in strutture pubbliche che private.

Anche in ambito internazionale è possibile rinvenire norme e accordi che ne vietano espressamente l’esecuzione. Occorre menzionare la Dichiarazione Universale dei  Diritti Umani del 1984 che all’art. 5 proibisce ogni trattamento inumano, crudele e degradante, nonché la Convenzione per i diritti dei bambini dl 1989 che tutela i bambini da ogni forma di violenza fisica e morale.  E tante altre. Ad oggi, circa il 90% dei casi si verifica nel continente africano, soprattutto in Egitto, nonostante  lì sia stata approvata nel 2008 una legge che definisce “reato” la stessa infibulazione e per la quale è prevista anche una condanna con pena sia detentiva che pecuniaria.

Tale legge però difetta in quanto consente l’ablazione degli organi genitali esterni, sia totale che parziale, per ragioni mediche e quindi necessarie e questo viene usato come espediente per l’esecuzione della pratica. In Europa questa mutilazione viene eseguita in modo “clandestino”, da soggetti provenienti da quegli stessi stati nei quali viene ancora oggi comunemente praticata. Una donna maasai, la 28enne Nice Nailantei Leng’ete lotta da una vita per restituire dignità alle bambine africane: “Una lotta contro l’indifferenza”.

Nice, operatrice di Amref Health Africa, è nata in una tribù di pastori ed è cresciuta in un villaggio rurale ai piedi del monte Kilimangiaro. All’età di 9 anni è fuggita, ha detto no con coraggio alla zia che voleva sottoporla alla mutilazione genitale. Nice è riuscita a introdurre nella sua comunità un rito alternativo, che conserva la tradizione, ma bandisce la mutilazione. Un rito accettato dagli anziani e dai Moran, i giovani guerrieri Maasai. Il rito alternativo si svolge nell’arco di tre giorni nel periodo di chiusura delle scuole.

Le bambine, tra i 9 e i 12 anni, durante queste giornate partecipano a incontri di educazione sessuale e sanitaria: parlano e si confronto intorno ai temi della sessualità e della salute femminile. Un rito che ha salvato più di 15 mila bambine. Giovani donne che hanno potuto inseguire un sogno, che non sono state costrette ad abbandonare la scuola perché destinate al matrimonio. Nice continua la sua lotta in Kenya, ma è anche diventata ambasciatrice nel mondo contro queste brutali pratiche. Nel 2018 il settimanale americano Time l’ha inserita tra le 100 persone più influenti al mondo.

Ma la cosa più importante è che Nice è riuscita a scalfire una tradizione, una cultura ancestrale, ad essere rispettata dagli uomini del suo popolo. (In foto n.2 Nice Nailantei Leng’ete intervistata lo scorso 4 febbraio per il Tg1). Sono tante le azioni dirette a contrastare questo fenomeno. Associazioni, governi, individui lavorano insieme per la repressione di queste atrocità. L’anno scorso, col progetto “Music for development”, durato 4 mesi e diretto a dar vita ad una campagna di sensibilizzazione circa la diseguaglianza di genere,  anche le donne egiziane si sono ribellate dando voce ai propri diritti.

Al di là del pensiero e della tradizione, degli usi e costumi presenti in ciascun Paese, ciò che viene in rilievo e deve essere tutelato è il diritto  di ciascuna donna di scegliere in che modo disporre del proprio corpo; il suo diritto all’integrità fisica, a non subire mutilazioni disumane per ragioni prettamente arcaiche; il diritto di ogni bambina a non essere ferita; il diritto di ogni donna a non subire rapporti sessuali anomali, privi di piacere. Il diritto di ogni donna ad essere Donna mantenendo il proprio corpo intatto.

Alessandra Fazio    

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza