Gli ultimi 25 anni in Sicilia? Bei vestiti, facce ripulite (fuori) e tante belle parole. Mercato del lavoro, politica “drogata” e giornalismo dalla schiena sempre più curva…

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
25 Maggio 2017 08:02
Gli ultimi 25 anni in Sicilia? Bei vestiti, facce ripulite (fuori) e tante belle parole. Mercato del lavoro, politica “drogata” e giornalismo dalla schiena sempre più curva…

Il 23 maggio è stata la giornata del ricordo, della comme- morazione, ed anche, se vogliamo, la giornata delle “passerelle” istituzionali, rappresentanti di apparati che circa 25 anni fa non si mostrarono molto convinti del lavoro di due magistrati che, con un pugno di uomini, avevano deciso di combattere la mafia e la corruzione con metodi innovativi rischiando in prima persona.

Si è scritto molto sul venticinquennale delle grandi stragi che caratterizzarono quel funesto 1992. Diverse le trasmissioni televisive indor e outdoor, dibattiti a go-go sulla vita e sugli insegnamenti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma le domande più ricorrenti hanno trovato risposte non sempre univoche.

Cosa è cambiato in questi 25 anni? La Sicilia è un posto migliore? La mafia ha ricevuto un duro colpo? Oppure sono soltanto cambiate le forme (non si ammazza più come una volta e si va ben vestiti agli appuntamenti che contano). Un sistema che si è in pratica "sdoganato". Proviamo a riflettere partendo da alcuni fatti in un certo senso concatenati e che danno il senso dell’attualità dominata da un mercato del lavoro sempre più “drogato”, da una corruzione imperversante a più livelli e di un ruolo quello dell’informazione che progressivamente, pian piano, si è, in generale, assopita…

“È più che evidente che esiste un rapporto strettamente connesso tra ambienti dell'imprenditoria ed esponenti politici di primo piano che, asserviti ad alcuni imprenditori, violano le regole della libertà d'impresa utilizzando il ruolo istituzionale per aiutare gli "amici". Tutto questo avviene a discapito della legalità e di quanti ogni giorno lottano per conquistare il mercato confrontandosi con le difficoltà che la crisi ha portato".

È il commento del Segretario generale della Cgil di Trapani Filippo Cutrona a seguito della recente operazione "Mare Mostrum" che ha svelato e continua a fare emergere intrecci e affari tra politica e imprenditoria facendo scattare gli arresti per l'armatore Ettore Morace, per il deputato regionale ed ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio, per un funzionario della Regione e una serie di avvisi di garanzia, tra questi quello al governatore Rosario Crocetta.

"Ancora una volta -dice Cutrona- si evince quanto l'apparato burocratico regionale abbia livelli di corruzione tali da incidere e condizionare l'economia sana del territorio. In questa provincia - prosegue il segretario generale della Cgil - gli affari tra politica e imprenditoria hanno alterato il libero mercato orientando i finanziamenti che dovevano servire a rendere più appetibile e fruibile il nostro territorio. Appare evidente che questi illeciti connubi, che si traducono in corruzione, facciano da freno allo sviluppo ponendo questo territorio in ultima posizione per occupazione e infrastrutture". Emblematica resta infine, per il segretario Cutrona, la richiesta di obbligo di dimora per il senatore D'Ali'.

Spostandoci a Palermo, qualche giorno fa, il noto regista e attore Pif, già attivatosi alcuni mesi fa per una battaglia a favore dei disabili siciliani sferrando un duro attacco al presidente della Regione Rosario Crocetta, non l’ha mandata a dire ad uno dei candidati a sindaco della Città di Palermo. Pif si è infatti scagliato contro la coalizione di Fabrizio Ferrandelli nel corso di un incontro pubblico a Capaci: "Ferrandelli? Dopo avere dietro lo stratega condannato per favoreggiamento, manca solo un tombarolo”. Il riferimento è all'ex governatore Totò Cuffaro, definito come "Anticristo”.

Pif ha così rincarato la dose: “uno come Totò Cuffaro -ha ribadito - per un politico che si candida dovrebbe essere l'Anticristo, in qualunque parte del mondo civile. Uno –ha concluso Pif - che aspira a governare non dovrebbe avere niente a che fare con Totò Cuffaro. Questo qui non succede".

La nuova vita pubblica di Totò Cuffarò fa molto discutere in questi giorni. Infatti l’ex governatore siciliano, condannato a sette anni (già scontati in carcere) per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e violazione del segreto istruttorio nell’ambito del processo Talpe alla Dda, ha partecipato di recente, il 14 maggio, ad un corso di formazione deontologica per giornalisti tenutosi ad Agrigento: “Dal testo unico: identità personale e diritto all’oblio (ex carta di Milano)”.

Uno solo dei giornalisti presenti si è alzato e se ne è andato per protesta quando Cuffaro ha preso la parola; gli altri tutti seduti e Totò ha così tenuto la sua “lezione” senza intralci. La vicenda è stata narrata da alcuni quotidiani nazionali. Ciò ha provocato molta indignazione, Domenico Valter Rizzo, giornalista de Il Fatto Quotidiano ha deciso di restituire la menzione che gli era stata conferita dall’Ordine della Sicilia .

Ma la domanda che poniamo anche noi è la stessa: era prevista la partecipazione di Totò Cuffaro all’evento formativo? A quanto pare no. Lo ha scritto sul suo sito l’Ordine nazionale: “Nella scheda relativa al corso e sottoposta all’attenzione del Cnog, Salvatore Cuffaro non figurava tra i relatori. L’ex Presidente della Regione Sicilia non risulta peraltro essere iscritto all’Albo dei giornalisti”. E dunque com’è che ne è diventato un relatore? Evidentemente all’ultimo minuto ad evento già programmato e approvato da Roma. Invitato da chi non sa, così come non sono note le ragioni. Insomma, di straforo come ha scritto un altro collega.

Ma in quanti ricordano l’intervento dell’allora giovane onorevole Salvatore Cuffaro nel settembre 1991, intervistato da Michele Santoro in un teatro di Palermo in occasione della commemorazione di Libero Grassi? In quel suo intervento a “Samarcanda” l’on. Cuffaro accusò con veemenza giornalisti e magistrati “colpevoli – a suo dire- di screditare la classe politica siciliana”; l’intervento venne fatto in un collegamento in diretta con il “Maurizio Costanzo Show” che vedeva fra gli ospiti il dott. Giovanni Falcone (vedi foto n.2) che ascoltò con sorpresa quelle parole che trovarono molto consenso nel pubblico di quel teatro palermitano. Di cosa parliamo allora?

Parlando di giornalismo, si assiste progressivamente ad un arretramento della professione e ciò non solo per colpa di una grande editoria sempre più concentrata in acquisizioni e business e che ha abbassato le retribuzioni dei giornalisti, i corrispondenti che fanno un duro lavoro sul campo, costringendoli ad accettare pochissimi euro a pezzo. Ma la colpa è soprattutto di quanti si piegano a questo sistema. E’ emblematica la recente nota della segreteria provinciale di Assostampa, ecco quanto si legge:

“Nei mesi scorsi avevamo denunciato le gravi anomalie riscontrate nella condotta del Giornale di Sicilia che, dopo avere messo in cassa integrazione a zero ore diversi colleghi contrattualizzati, aveva cercato di ingaggiare nuovi collaboratori (per la cronaca nera, giudiziaria, e sport) offrendo loro miseri compensi di tre euro ad articolo. Il tentativo era poi fallito grazie al senso di responsabilità mostrato dai colleghi contattati, che si erano rifiutati di collaborare in segno di solidarietà con i giornalisti in cassa integrazione.In queste settimane il Gsd è tornato a reiterare lo stesso comportamento che, questa volta, ha trovato sponda facile in alcuni colleghi che hanno invece accettato di collaborare, indipendentemente dal misero compenso.La segreteria provinciale dell’Assostampa, che ha informato della vicenda i vertici regionali, ritiene che la condotta del Gds e quella dei nuovi collaboratori sia espressione di un mudus operandi che non solo non tiene conto ma anche contrasta con le regole normative e deontologiche che tutti dovrebbero rispettare.

Per questo torna a condannare tali comportamenti e chiede un intervento dell’Ordine dei giornalisti, a cui spetta l'osservanza della deontologia professionale anche in materia di lavoro”.

Francesco Mezzapelle

25-05-2017 10,00

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