La Corte di Appello ha assolto due poliziotti mazaresi accusati di falso ideologico

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
14 Luglio 2019 12:22
La Corte di Appello ha assolto due poliziotti mazaresi accusati di falso ideologico

Per la seconda sezione della Corte d’appello di Palermo “il fatto non sussiste”. Così sono stati assolti in appello dall’accusa di falso ideologico in concorso i due poliziotti mazaresi, il sovrintendente Vito Pecoraro, di 57 anni, e l’assistente Vincenzo Dominici, di 50 anni. I due poliziotti, rispettivamente di 57 e 50 anni, erano stati condannati in primo grado nel luglio 2015 dal Tribunale di Marsala a tre anni di carcere e a 5 di interdizione dai pubblici uffici. I due, che fino ai primi del 2015 prestavano servizio al Commissariato di Mazara, erano stati accusati anche di omissione d’atti d’ufficio, reato che durante la requisitoria del processo di primo grado il pm Antonella Trainito, invocando una condanna a 4 anni e mezzo di carcere, aveva tramutato nel più grave abuso d’ufficio.

Per questa imputazione, però, il Tribunale di Marsala, quando emise la sentenza, rinviò gli atti in Procura per l’avvio di un altro procedimento. Ai due poliziotti si contestava il fatto di non avere adottato, il 19 aprile 2012, alcuna sanzione (né sequestro, né multe) dopo avere fermato, ad un posto di blocco, un’auto (Fiat Panda) priva di copertura assicurativa, non revisionata e su cui gravava anche un fermo amministrativo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Alla guida del mezzo c’era il mazarese Vittorio Misuraca.

L’uomo era in compagnia di una donna sudamericana. Delle mancate sanzioni si seppe perché i carabinieri, nell’ambito di un’indagine sullo sfruttamento della prostituzione, avevano piazzato una microspia nell’auto del Misuraca. Redatta, quindi, una relazione, i carabinieri la inviarono alla Procura di Marsala, all’epoca diretta da Alberto Di Pisa, che affidò l’indagine alla sezione di pg della Guardia di finanza. Sugli sviluppi del processo di primo grado, è stato poi avviato un altro processo, per abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, favoreggiamento e calunnia in danno dei carabinieri, che lo scorso 26 marzo ha visto condannati, sempre in Tribunale, a Marsala, a quattro anni e mezzo di carcere ciascuno, nonché 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, Pecoraro e Dominici insieme a un loro collega, il sovrintendente Antonio Sorrentino, di 57 anni, accusato di avere redatto, in concorso con i primi due, una “falsa” relazione di servizio (secondo l’accusa, retrodatandola) per scagionare Pecoraro e Dominici dalle imputazioni.

Sorrentino è stato assolto dall’accusa di falsa testimonianza. A difendere i due poliziotti assolti in appello sono stati gli avvocati Giuseppe De Luca, Stefano Pellegrino, Maurizio D’Amico e Gianni Caracci.   Comunicato stampa

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