La prima atomica francese nel Sahara contaminò pure la Sicilia? Forse questa la spiegazione per aumento tumori?

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
01 Agosto 2018 12:41
La prima atomica francese nel Sahara contaminò pure la Sicilia? Forse questa la spiegazione per aumento tumori?

La notizia è di quelle che certamente non lasciano inermi e innesca inquietanti interrogativi. Abbiamo appreso attraverso il quotidiano La Sicilia che circa 60 anni fa le polveri sollevate da una nube radioattiva sarebbero arrivate in Sicilia sospinte dai venti e che avrebbe contaminato alcune aree delle province di Agrigento, Caltanissetta, Trapani e Palermo. L’articolo pubblicato dal quotidiano siciliano sarebbe stato tratto da un documento desecretato dal Ministero della Difesa della Repubblica Francesce che si riferisce alla prima esplosione nucleare nel Sahara algerino voluta dal Governo coloniale del presidente gen.

Charles De Gaulle. Si è tratto del cosiddetto “Gerboise Bleue”, un test atomico effettuato dalla Francia all’inizio del 1960. Il test, che si riferiva al topo delle piramidi e dal colore simbolo della nazione, fu effettuato il 13 febbraio 1960 nel poligono di Reggane, in pieno Sahara algerino. Sarà il primo e il più potente di una serie di 17 test nucleari avviati da Parigi nel deserto nordafricano. L’ordigno, del potenziale di 70 kilotoni, ha causato un’esplosione avvenuta a 100 metri di altezza, contaminando un’area di 150 km di diametro, coinvolgendo anche un migliaio di beduini oltre al personale della base francese, ovvero ben 10.000 persone tra tecnici, militari e inservienti.

Le proteste immediate del Marocco sono servite a poco, e anzi proprio grazie a questo test, avvenuta proprio durante gli anni caldi della guerra algerina, la Francia divenne la quarta potenza atomica del mondo, dopo Usa, Urss e Regno Unito. “La bomba fatta esplodere in Algeria –ha scritto la Sicilia- era quattro volte più potente di quella che rase al suolo Hiroshima il 6 agosto del 1945 ponendo fine alla Seconda Guerra Mondiale, e fu fatta esplodere nel poligono di Reggane, in un’area desertica abitata da migliaia di persone e attraversata da carovane di nomadi.

Dopo tredici giorni dall’esplosione – scrive sempre il quotidiano “La Sicilia” – la nube radioattiva sarebbe giunta fino in Sicilia, contaminando le aree in cui si sarebbe propagata. Guarda caso negli anni successivi, in quelle aree sarebbe stata registrata un’impennata di casi di tumore e malformazioni varie. Dai documenti sarebbe emerso che i livelli di contaminazione avrebbero raggiunto livelli pericolosi di Iodio 131 e di Cesio 137, isotopi radioattivi, in Ciad, a circa duemila chilometri a sud est dal luogo dell’esplosione, elementi questi che sono tra le cause di tumori o di malattie cardio-vascolari.

Francesco Mezzapelle

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