L’insostenibile leggerezza di una ricerca continua sulle note di “Bella Ciao”

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
27 Aprile 2020 10:42
L’insostenibile leggerezza di una ricerca continua sulle note di “Bella Ciao”

A poche ore dalla più surreale celebrazione del 25 aprile che si ricordi, e che manterrà questo triste primato (speriamo) ancora per molti anni, ci rimane quella sensazione di irrisolto che da anni facciamo finta di ignorare. Il Paese da quel 1945 ha attraversato anni di piombo, anni di depressione, anni di crisi, cambiamento, è passato attraverso "muri di gomma", stragi, bombe e sangue, eppure su qualcosa come la liberazione dal Nazi-fascismo ci si divide ancora. Magari sarà sempre così, magari no.

Il dato inoppugnabile è che, ad oggi, parte della popolazione non si vergogna nel definirsi "nostalgico" del fascio, parte lo rivendica, un'altra parte considera l'Italia libera in realtà un Paese svenduto, di voltagabbana e traditori. Neanche il CoronaVirus ha rimarginato faglie sociali che perdurano nel tempo e ci connotano. C'è però un dato che non ci raccontiamo chiaramente, magari per pudore, magari per paura: la fierezza di chi assume determinate posizioni. Chi nelle conversazioni private dice di essere fascista, parla di zecche rosse e tutto il corredo (per non dimenticare le celebri citazioni sulle foibe), lo fa con orgoglio (molto spesso ignorante), ritiene di farlo con patriottismo, e sappiamo che non ha difficoltà nell'identificarsi nei leader attuali (cambiati nel corso degli ultimi vent'anni).

Gli altri invece? Chi canta Bella Ciao in cosa si rivede? Certo c'è l'orgoglio del Primo Maggio, del 25 aprile, di avere tra i propri vessilli partigiani ed eroi, ma poi? Chi sta dall'altra parte della barricata rispetto a neri e liberali, chi vive con altre idee nella testa in cosa si rivede? Molto probabilmente non lo sanno nemmeno loro (non lo sappiamo nemmeno noi, sarebbe onesto scrivere). Il socialismo ha corso, nel novecento, una maratona lunghissima, in tutto il mondo, attraverso parole d'ordine chiare, forti, scelte di campo mai messe in discussione.

I proletari, i lavoratori, non potevano che rivedersi in un colore, quel rosso (e quel pugno alzato) segno di unione contro tutte le avversità, contro tutti i sorprusi. L'Italia, nella mitica (ed ormai mitologica) figura di Enrico Berliguer ha raffigurato il migliore dei traguardi: essere tanti, essere uniti, essere contro lo sfruttamento (e viene da se contro il capitale). E poi? Poi il mondo si è imbolsito sprofondando nel benessere, nei vantaggi che anni di lotte avevano prodotto. Lo Stato Sociale presente ha fatto dimenticare che la scuola per tutti, tutti, la sanità per tutti, tutti, sono traguardi conquistati e non meri diritti inalienabili.

Tutti hanno sognato di essere prototipi della crescita perenne, ed anche chi aveva ancora l'originale bandiera rossa è diventato un "comunista al sole" (citando il grande Antonello Venditti) o peggio radical chic. Dopo la svolta della Bolognina, e comprensibilmente ad alcuni errori storici, essere di sinistra, essere socialdemocratici, essere comunisti, essere da un certa parte insomma, è stato quasi oggetto di vergogna. Certi temi, come la scuola pubblica, la difesa delle masse, l'avversione alle guerre, sono rimasti slogan nelle bocche dei centri sociali, una volta guardati come fucina di classe dirigente, dopo come covi di sporchi integralisti.

La sinistra, ed i "sinistri" hanno cominciato a vergognarsi del loro presente, di quelli che erano, mitizzando il passato, ma esteriormente, con una vanità vuota. Da quel momento è partita la ricerca del leader in grado di ricomporre una galassia infinita di sinistre, ognuna con una propria ragione di diversificazione piuttosto che di un reale motivo di esistenza. La sinistra si è talmente vergognata di se stessa da aver cercato figure e temi in campi storicamente diversi per convinzione e scelte.Certo, non nego che molte delle scelte operate inseguivano il grande Sogno dell'Istituzionalizzazione del Compromesso Storico (postulato da due giganti come Moro e Berlinguer), ma la storia ci ha invece consegnato un rotolo di fallimenti, soluzioni annacquate e per quanto mi riguarda "sogni infranti".

Ad oggi cos'è la sinistra? Risposta impossibile da dare con semplicità. E' l'eterna ricerca di una giustificazione alla propria esistenza, una volta cercando il sostegno nel campo liberale, un'altra pensando di pescare nelle esperienze civiche, altre volte è un palinsesto di idee, persino contraddittorie, che lasciano l'amaro in bocca. La classe dirigente attuale, sintesi di un mondo vuoto da spinte progressiste, galleggia tra proposte contemporanee che non indicano una strada, figuriamoci se riescono a guidare un popolo.

 "Ah quando c'era Berlinguer" si dice spesso, già si dice. Ma siamo sicuri che saremmo pronti per Berlinguer oggi? Siamo sicuri che vorremmo un leader che impone scelte, delimita il campo, usa parole forti, punti fermi? La sinistra attuale, tutti i partiti di riferimento sono quasi asettici nella loro riconoscibilità. Se dici Meloni e Salvini pensi ai migranti, ai barconi, ad un pensiero forte verso certe derive che l'immigrazione di massa può creare (che personalmente rinnego quasi in toto); se pensi al PD od a Sinistra Italiana a cosa si pensa? Molto probabilmente a niente di connotativo.

C'è un problema di comunicabilità, come se i leader attuali non siano mai usciti dal novecento, e non si riuscissero a parlare alle masse.  Il popolo, la famosa pancia del Paese, sembra volere altro. Magari si, magari no. Forse non è proprio così. Esperienze come quelle di Greta Thumberg (con riferimento all'ambientalismo), snodi essenziali messi a nudo dalla Pandemia da Covid come l'impossibilità di aumentare la quota di privato in sanità, fuga selvaggia di risorse verso i paradisi fiscali (in barba alla responsabilità sociale dell'imprenditore), lavoratori poveri nonostante le ore passate a faticare, sono tutte circostanze che dimostrano come i temi esistano e siano pure urgenti.

Sarebbe facile dire che la classe dirigente attuale delle sinistre sia inadeguata per mancanza di leader: sarebbe facile ed inutile.  La verità è che l'attuale classe dirigente delle sinistre è inadeguata perché incapace di dire con chiarezza cosa si vuole dal futuro e dall'azione politica, molto probabilmente perché neppure in grado di ipotizzarlo il futuro. Persino oggi, mentre immaginiamo il mondo dopo il Coronavirus nessuno riesce a disegnare un progetto per un mondo più giusto, dove chi evade è considerato un criminale, chi è povero va aiutato, responsabilizzato ed integrato nello Stato Sociale, l'educazione va garantita a tutti con mezzi contemporanei, chi preferisce il Capitale alle persone non è un punto di riferimento ma un esempio da non seguire.

Insomma, magari la ricerca del leader e delle formule politiche continuerà, mentre le necessità cogenti indicano la luna, le gerarchie di partito guardano il dito, affetti da un'insostenibile leggerezza sulle note di Bella Ciao. Ivano Asaro  

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