Marsala, casa di riposo Giovanni XXIII: scoperta frode ai danni della Regione Sicilia

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
30 Giugno 2017 12:26
Marsala, casa di riposo Giovanni XXIII: scoperta frode ai danni della Regione Sicilia

Indicava nei bilanci di previsione annuali voci attive per importi considerevoli assolutamente aleatorie e prive di ragionevole certezza, così da simulare la regolare operatività dell’IPAB Casa di Riposo “Giovanni XXIII” anche ai fini dell’ottenimento di ingenti contributi pubblici, erogati in relazione alla mera prosecuzione dell’attività d’istituto.E’ quanto hanno dimostrato le articolate indagini di pg condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Marsala e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, sulla gestione amministrativa e contabile dell’Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza “Giovanni XXIII” di Marsala.Più nel dettaglio, le attività investigative, articolatesi attraverso la compiuta disamina della documentazione tecnico-contabile dell’istituto, hanno consentito di ricostruire l’aggravamento, nel corso degli ultimi anni, del dissesto finanziario del medesimo ente e di constatare, a partire dal bilancio di previsione del 2013, l’indicazione di voci attive per oltre 2,2 milioni di euro oggettivamente aleatorie, in quanto riferite ad entrate previste in relazione alla prestazione di servizi di ricovero e di assistenza in realtà non contemplati in alcuna convenzione sottoscritta con i competenti Assessorati (Salute e Famiglia) della Regione Siciliana.E’ proprio grazie a tale sovrastima dolosa, confermata dalla disamina dei successivi bilanci consuntivi, che l’Istituto ha di fatto potuto continuare ad operare, beneficiando di ulteriori erogazioni dalla Regione Siciliana e dal Comune di Marsala, sotto forma di contributi c.d.

“a pioggia”, ossia non legati alla stipula di contratti sinallagmatici, bensì erogati in relazione alla mera prosecuzione dell’attività d’istituto.In altre parole, pur in assenza di convenzioni stipulate con altri Enti, il commissario straordinario “gonfiava” artatamente la voce “entrate” dei bilanci di previsione dell’IPAB, così garantendo il pareggio di bilancio richiesto per testimoniare la vitalità e la floridità dell’Istituto e per ottenere, quindi, contributi pubblici.Nella sostanza, tuttavia, i requisiti per mantenere in vita l’IPAB già erano insussistenti almeno a partire dal 2013: conseguentemente, la condotta del commissario straordinario pro tempore, G.I., è stata ritenuta integrare il delitto di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, unitamente a quello di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.Le indagini hanno infatti consentito di accertare e segnalare alla locale Procura della Repubblica indebite erogazioni pubbliche richieste, tra il 2013 ed il 2015, per oltre 2,2 milioni di euro, di cui circa € 700.000 già elargiti dagli enti pubblici interessati.Analoga segnalazione, per le valutazioni di competenza, è stata inoltrata alla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Regione Sicilia. L’operazione in rassegna si inquadra nell’ambito della più ampia attività istituzionale condotta dalla Guardia di Finanza nel perseguimento dell’obiettivo strategico del contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica.

Comunicato stampa30/6/2017{fshare}

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