Omicidio Mirarchi, l’avv. Forti: “Vi è il rischio di un grave errore giudiziario. Girgenti, il mio assistito, può dimostrare di essere estraneo ai fatti.”

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
25 Giugno 2016 08:59
Omicidio Mirarchi, l’avv. Forti: “Vi è il rischio di un grave errore giudiziario. Girgenti, il mio assistito, può dimostrare di essere estraneo ai fatti.”

Nei giorni scorsi i carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, unitamente a militari del ROS e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, a seguito delle investigazioni coordinate dalla Procura della Repubblica di Marsala e condotte con il supporto del RIS di Messina, hanno tratto in arresto, sulla base del provvedimento cautelare emesso dal Gip del Tribunale lilibetano, il presunto autore dell’omicidio del maresciallo Silvio Mirarchi

il 53 enne vice comandante della stazione dei carabinieri di contrada Ciavolo che stava compiendo un sopralluogo presso un’area dove insisteva una piantagione di marijuana in contrada Ventrischi.

Secondo gli inquirenti l’omicida sarebbe Nicolò Girgenti (in foto), 45 anni, un vivaista. Negli ultimi giorni lo stesso Girgenti –questo almeno affermano gli inquirenti- si sarebbe sentito braccato dalle forze dell’ordine e per questo avrebbe programmato una sua fuga all’estero. Così gli investigatori hanno provveduto al suo arresto e su di lui vi sarebbero prove schiaccianti, avrebbe lui sparato al maresciallo Mirarchi. Maggiori dettagli sull’operazione sono state fornite nella conferenza stampa tenutasi il 23 giugno a Trapani presso il Comando Provinciale dei Carabinieri al quale ha partecipato il Procuratore della Repubblica di Marsala, dott. Vincenzo Pantaleo.

Abbiamo contattato l’avvocato marsalese Vincenzo Forti che difende Nicolò Girgenti. “il mio assistito –ha detto- nega ogni responsabilità per l’evento nefasto che la sera del 31 maggio ha portato alla morte del povero maresciallo Mirarchi. E’ in grado di spiegare la presenza di quel mozzicone di sigaretta con le sue tracce nelle serre di canapa in questione. Inoltre le tracce di innesco di proiettile sarebbero le stesse identiche sostanze che si trovano in tutti i fertilizzanti in uso ai vivai come quello che gestiva Girgenti. Quelle che gli inquirenti chiamano prove –ha sottolineato l’avv. Forti- sono soltanto elementi indiziari che presentano diverse chiavi di lettura; ognuno propende per quella più favorevole alla propria tesi”.

Vincenzo Forti ha aggiunto: “dalle dichiarazioni che ha fatto Nicolò Girgenti, ritengo che gli inquirenti debbano svolgere ulteriori accertamenti sia di carattere oggettivo che soggettivo. Noi procederemo con un perito balistico di parte per dimostrare che le sostanze trovate addosso a Girgenti sono derivate da fertilizzanti, sono quantitativi ridicoli: una sola particella sul corpo e dieci sui vestiti”.

Chiediamo a Forti spiegazioni in merito ai tabulati telefonici degli inquirenti che dimostrerebbero che il Girgenti quella sera (al contrario di quanto lui asserisce e cioè di essere rimasto a casa tutta la sera e di essersi addormentato intorno alle 22.00) era sveglio e soprattutto che la sua utenza agganciava la cella compatibile con il luogo dell’omicidio. “Il Girgenti –ha risposto Forti- quella sera non era sul luogo del delitto, il luogo dell’omicidio dista circa due minuti di strada dalla casa di Girgenti il quale da fine marzo non aveva più messo piede in quella serra dopo che aveva passato le consegne al D’Arrigo. Inoltre vi sarebbero degli errori dovuti a casi di omonimia, alcune deduzioni logiche legate a famiglie di soggetti coinvolti sono infondate perché basate su semplice omonimia”.

Infine il legale di Girgenti ha dichiarato: “la pistola fumante non è stata trovata. Mi auguro che la ricerca della verità non porti ad una seconda vittima a causa di un errore giudiziario, purtroppo ci sono tutte le premesse”.

Francesco Mezzapelle

25-06-2016 10,45

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