Regione Siciliana, “Se l’inverno incombe…Può la primavera esser lontana?”

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
30 Giugno 2015 15:49
Regione Siciliana, “Se l’inverno incombe…Può la primavera esser lontana?”

L’esecutivo regionale, il terzo della devastante era-Crocetta, perde un altro pezzo. Dopo Caleca e Leotta ecco le dimissioni di un altro assessore regionale Lucia Borsellino, un assessore fortemente voluto da Crocetta nel corso della campagna elettorale del 2012. Pertanto queste dimissioni della Borsellino (manca solo la formalizzazione ma la notizia ormai è certa) assumono un peso specifico molto importante.

Lucia Borsellino ha messo al corrente i più stretti collaboratori della decisione e la “pausa di riflessione” di un paio di giorni servirà soltanto per chiudere qualche pratica aperta sulla quale l’assessorato aveva lavorato negli ultimi mesi.

La decisione era maturata già ieri nel corso di una lunga giornata trascorsa in Procura della Repubblica in seguito alla emissione di un provvedimento di arresti domiciliari per il primario di Villa Sofia Matteo Tutino che rappresenta l’ennesimo colpo alla credibilità del sistema sanitario siciliano che ormai da due anni è al centro di numerosi casi da “prima pagina”, non ultimo quello che riguarda la vicenda Humanitas.

Una storia, quella che riguarda il dottor Tutino, che vede indagati anche i vertici dell’azienda ospedaliera palermitana ma nella quale l’assessorato regionale non è immune da responsabilità, avendo autorizzato con un provvedimento ad hoc la nomina a primario di Matteo Tutino (medico e amico personale del presidente Crocetta) in deroga al divieto posto dalla legge Balduzzi che condizionava nomine e assunzioni alla definizione delle nuove piante organiche.

Lucia Borsellino ha già avvertito il presidente Crocetta che ha cercato invano di dissuaderla. Sono dimissioni irrevocabili, l’ennesima goccia ha fatto traboccare un vaso che era già colmo da tempo. Anche se – fanno notare i meno “amici” dell’assessore – non è la prima volta che l’assessore annuncia di essere pronta a dimettersi per poi ritornare alla scrivania. L’ultima volta accadde qualche mese fa in occasione della morte della piccola Nicole: il duro attacco del ministro Lorenzin aveva convinto la Borsellino a dimettersi, dimissioni poi rientrate per la pressioni politiche ricevute. “Sono ostaggio delle responsabilità”, è solita ripetere la Borsellino, divenuta direttore generale in Sanità sotto la gestione di Massimo Russo, assessore regionale alla Sanità del Governo Lombardo.

Con le dimissioni di Lucia Borsellino sono ora tre le dimissioni dal Governo regionale avvenute nell’ultima settimana: nei giorni scorsi era toccato a Leotta e Caleca. Adesso si profila con sempre maggiore probabilità l’ipotesi che in Sicilia si vada a votare subito dopo l’estate non essendoci più le condizioni minime per governare (per la verità non ci sono da tempo) nè esiste un minimo di compattezza all’interno del Pd che è il partito di maggioranza. Anzi, a fine settimana c’è una riunione della direzione regionale del Pd e già in molti ritengono che sia opportuno mettere la parola fine all’esperienza di Governo nella considerazione che ogni giorno che passa il centrosinistra perde consensi.

La vicenda Borsellino va a peggiorare la tempesta che sembra essersi abbattuta sul Governo Crocetta il cui epilogo è forse questione di ore dopo la querelle a distanza con il sottosegretario di Stato all'Istruzione Davide Faraone. “Sono molto preoccupato sulla situazione politica regionale in Sicilia. La classe politica sembra la casa del Grande fratello. Dalla maggioranza all'opposizione. Non c'è alcuna consapevolezza della gravità della situazione in Sicilia.

Liti, beghe, riti tribali da Prima repubblica, mentre tutto crolla”. Lo aveva detto Faraone, a margine dell'inaugurazione di un circolo Pd a Messina. Per Faraone è stato un “ottimo segnale” l'approvazione della Legge di stabilità regionale, ma avverte: “servono riforme vere”. E 'blinda' ancora una volta l'assessore all'Economia Alessandro Baccei, mandato in Sicilia dal Governo Renzi e che nell’ultimo vertice di maggioranza di ieri è stato duramente criticato da Crocetta.

“Baccei va rafforzato, non continuamente attaccato", aveva detto Faraone.

E ancora una frecciata di Faraone a Crocetta: “Ma se tu stai annegando e uno si butta per salvarti, tu devi abbracciarlo, no dargli calci –ha detto- La sensazione è che invece si danno calci. Serve credibilità per chiedere una mano. E la credibilità si acquisisce con le riforme. Dopo la Legge di stabilità in Sicilia, siamo un'altra volta al palo. Non vanno scaricate responsabilità”. E Faraone aveva annunciato: “Oltre il tavolo economico sul Piano sui rifiuti, presto arriveranno provvedimenti importanti da Roma, per emergenza e per realizzazione impianti”.

Era seguita una dura replica di Crocetta: “Faraone –ha detto Crocetta all’Adnkronos - usa lo stesso linguaggio dei Lima e dei Ciancimino, il suo non è un linguaggio da governo democratico. Uno che si autoproclama portavoce del governo o proconsole e che dice che Roma non ci dà i soldi perché ci sono io, che linguaggio usa? Cioè la Sicilia dovrebbe pagare che c’è un presidente non allineato? Questo ragionamento lo facevano in passato i Lima e i Ciancimino. Faraone piuttosto dovrebbe dimettersi”.

Nelle ultime ore la posizione di Crocetta su Faraone non è cambiata anzi il governatore ha rincarato la dose. “Qui interviene l'uomo Crocetta con la sua sensibilità -ha spiegato- io ero stato profondamente offeso e persino minacciato, quando si è detto: la Sicilia non avrà i soldi fin quando ci sarà questo presidente. Siccome questo sarebbe persino reato, potevo rispondere con altri mezzi". L'uscita del governatore siciliano, però, non è piaciuta anche al presidente nazionale dell'Udc, Gianpiero D'Alia, che ha invitato Crocetta a porgere le sue scuse, nè al segretario regionale democratico, Fausto Raciti, che invece ha convocato la direzione siciliana del partito per sabato prossimo denunciando come non si possa “trasformare una vicenda delicata come quella del futuro della Regione Siciliana e dei rapporti col Governo nazionale in una questione di rissa personale.

“La Sicilia ha un presidente eletto, ha scelto una linea, Roma ha il dovere di rispettarci e nessuno si può autoproclamare portavoce di Renzi, lo faccia il governo - ha concluso Crocetta- lo Stato ha l'obbligo di sostenere la Sicilia con qualsiasi presidente ci sia e mandare questo messaggio così delegittimante è una operazione mediaticamente e politicamente scorretta. Avrei dovuto dire altro, ma mi sono limitato a fare 3 scherzetti di dozzina per sdrammatizzare. Siccome non sanno ridere, non ci posso fare niente”.

Ma a dir la verità, lo stesso Crocetta sembra non credere più in quella che doveva essere la sua “rivoluzione”: nel corso del suo Governo ha soltanto "mescolato" le carte, si sono mantenute posizioni di privilegio e le grandi lobbies, non ha fatto altro che nominare commissari a destra e sinistra ed in più svariati ambiti, dalla scottante questione rifiuti (si parla ancora di un’ennesima proroga delle Ato siciliane) alla gestione ordinaria, salvo subire poi un vero e proprio commissariamento con l’imposizione di un assessore all’Economia direttamente da Matteo Renzi. Per non parlare dell'azione per ripresa produttiva ed economica dell'Isola, in molti rimpiangono persino i precedenti Governi Cuffaro e Lombardo.

Ma Crocetta non era quello che durante la campagna elettorale parlava anche di una Sicilia che con lui avrebbe dato attuazione completa allo Statuto Autonomistico della Regione Siciliana? Scriveva l’inglese P. B. Shelley: “Se l'inverno incombe...Può la primavera esser lontana?”

Francesco Mezzapelle

30-06-2015 17,45

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