“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta del quartiere Sant’Alberto

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
13 Settembre 2020 02:47
“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta del quartiere Sant’Alberto

Diciassettesima puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato, per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che ogni giorno percorriamo.
Il Quartiere Sant’Alberto deve il suo nome al patrono della città di Trapani ma anche, e soprattutto, alla piccola chiesa che si trova al centro del rione, abbracciando così tutti gli abitanti della zona. La chiesa fu costruita negli anni Sessanta e all’interno vi si trova una statua in argento di Sant’Alberto.

Opera dello scultore Domenico Nolfo, fu creata nel XVIII secolo quando dei pescatori del rione Casalicchio la richiesero. Il simulacro viene volgarmente chiamato Sant’Alberto della Marinella e, prima di essere posto nella parrocchia di Sant’Alberto, veniva venerato nella chiesa di Santa Maria della Grazia – in una traversa di via biscottai – distrutta durante la seconda guerra mondiale. Non è un caso che siano stati dei pescatori a commissionare la statua, perché proprio loro erano quelli che festeggiavano solennemente il santo.

E non è nemmeno un caso che il simulacro fosse stato posto in una chiesa che si trovava vicino la Via Biscottai. Proprio lì, infatti, Sant’Alberto apparse a due pescatori per informarli che la peste sarebbe stata sconfitta per sua intercessione. La peste si era diffusa a Trapani da un vascello proveniente da Tunisi e con a bordo cristiani riscattati dalla schiavitù, merci e doni personali del signore della città della costa africana al viceré Emanuele Filiberto di Savoia. Il senato trapanese, sapendo che a Tunisi vi era una grande epidemia di peste, vietò che l’approdo del vascello che, però, trasportava un tappeto destinato al viceré.

Il suo segretario, quindi, ordinò che la nave giungesse in porto, causando danni irreparabili alla città e ai cittadini. Dopo la fine della peste, il 6 agosto di ogni anno si svolgeva una processione nel rione della Marinella e poi la statua veniva esposta per tutta la nottata in via Biscottai, dove delle orchestre suonavano inni e gli abitanti della zona decoravano il balcone con luci. A ricordo dell’apparizione, ancora oggi in via biscottai – dove apparve il santo – vi è un quadro del santo in atto di pregare la madonna di Trapani con accanto San Francesco di Paola e Santa Rosalia.

In un balcone vicino, invece, vi è la statua a mezzo busto – fatto in stucco – di Sant’Alberto e, sopra la porta di questa casa, vi è una lapide di marmo con un braccio di religioso. La devozione, poi, si espanse al punto da far costruire la statua tutta di argento. Quella che, successivamente, venne posta nella piccola parrocchia del Rione Palma. Nonostante il quartiere faccia parte della Trapani moderna, costruita dopo il secondo conflitto mondiale, la collocazione della statua nella parrocchia ha un messaggio fondamentale.

Quello, cioè, che non esiste differenza tra la Trapani antica e la Trapani moderna. E non esistono abitanti più importanti o meno importanti. Un monumento antico può ritornare in vita in un edificio moderno. Cambiano gli anni, le mentalità. Ma non quella devozione ad un santo che ci liberò dalla peste arrivata in città per colpa di un tappeto.

- Chiara Conticello

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