A natale… NON PUOI. Lo shopping non è tra le cure immunizzanti
Mi sono messa in rete per svagarmi un attimo e assorbire leggerezza dai social, in questo week end appena trascorso, e sono stata attirata da una serie di foto che immortalavano moltissime persone nelle vie “dello Shopping”. Da Milano a Palermo la stessa musica, lo stesso ritornello: tra un jingle ed un altro l’irresponsabilità e la leggerezza hanno dettato il ritmo e la melodia. Ora dico: davvero non appena ci viene dato un attimo di libertà noi lo sfruttiamo così??? Comprendo la voglia di leggerezza, il bisogno di sentirsi a pieno titolo in dicembre, la voglia di fare regali e respirare aria di festa ma…non dobbiamo tirare troppo la corda.
Perché da che mondo è mondo la salute personale e collettiva sono e devono essere prioritari. In un momento in cui la Germania fa un lockdown per dicembre, con scuole e negozi chiusi ovviamente, per prevenire colpi di testa deleteri per tutti (pane per i rigoristi), in Svezia terapie intensive intasate al 99% (pane per gli ansiosi), e Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria ci avvisa che stiamo andando incontro ad un aumento di casi previsto per gennaio (pane per i realisti e attenti), noi italiani facciamo del nostro meglio per essere definitivamente considerati a livello internazionale degli stupidi.
Penso allo sforzo fatto da persone come Dante, Leopardi, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack etc etc per tenere alto il nome del nostro paese reso quasi vano da mandrie di incoscienti. Eh si, perché vorrei davvero capire e sapere come si possa essere così irresponsabili da invadere strade e negozi per lo shopping natalizi. E’ davvero così difficile accettare che quest’anno è un dicembre diverso? Davvero siamo così allergici alle prescrizioni e regole? Davvero abbiamo un senso così consumistico del Natale? La stessa confusione (sono volutamente provocatoria) la vorrei vedere in fila all’Avis per donare, in fila nella raccolta alimentare per i più bisognosi, in fila per fare tamponi e prevenire focolai.
Invece no…come pecore in giro a fare shopping natalizio. Ed ecco la natura contraddittoria tipicamente italiana: crisi e lacrime per la potenziale DAD e per la chiusura dei ristoranti e poi a passeggio fischiettando tra aperitivi e negozi come se i numeri dei contagiati e dei morti siano nulla. Nulla. Povero Darwin…chi lo avrebbe detto che l’evoluzione prendeva questa piega. Io ho scelto tempo fa da che parte stare e sto dalla parte di chi affronta tutta questa pandemia con serietà, sono tra i “rigoristi”, sono tra quelli che nel dubbio opta per la scelta più restrittiva, sono quella che non ha paura del Covid ma crede nella prevenzione, sono tra quelli che oltre a se stesso pensa anche agli altri.
Specie a chi di Covid è morto o al momento soffre in ospedale. La vera sfida è essere seri, a quanto pare, e ligi alle regole. E mentre molti affollano strade, bar e negozi io a casa penso a gennaio, penso allo strascico della seconda ondata, penso alla possibilità di una cattiva terza ondata e penso all’avvicinarsi di una classica ondata influenzale che complicherà la vita a tutti. Eh si perché io sono tra quelle persone che credono alle dichiarazioni dei dottori e degli esperti Covid, pensate un po’ e spero che chi al Governo prenda provvedimenti, anche mini lockdown a ridosso delle giornale clou.
In tutto questo riprendo in mano la mia letterina a Babbo Natale, correggo qualche passo e chiedo a grandi lettere sacchi di buon senso, cesti di sale per zucche e flaconi di responsabilità. Maria Elena Bianco