Accoglienza migranti, Richiesta alla Procura per dimostrare estraneità di Giammarinaro. Il business migranti nel trapanese “indotto” dalla politica nazionale?

Redazione Prima Pagina Marsala

“Venerdì mattina abbiamo depositato alla Procura della Repubblica di Trapani una richiesta per essere sentiti e chiarire in quella sede l’estraneità di Giuseppe Giammarinaro sulla gestione dei centri di accoglienza”. Questo è quanto dichiarato, contattato telefonicamente, l’avv. Paolo Paladino in merito all’indagine sui centri di accoglienza migranti nel territorio e sulla loro gestione che ha coinvolto anche l’ex deputato Pino Giammarinaro. “Negli ultimi 5 anni –ha aggiunto Paladino- non passa settimana che interveniamo per chiarire aspetti della vita di Giammarinaro.

Nei giorni scorsi, a seguito della notizie diffuse da media nazionali relative alla suddetta indagine, i legali di Giammarinaro (in foto n.1), cioè Josè Libero Bonomo, Marino Ferruccio ed appunto Paolo Paladino, avevano inviato una nota stampa, con una dichiarazione di Gimmarinaro, per fare chiarezza riguardo alle stesse notizie. Ecco al dichiarazione:

“Con riferimento alle notizie diffuse da vari organi di informazione, secondo le quali sarei in qualche modo interessato attraverso prestanomi alla gestione di centri di accoglienza per immigrati, nel dichiarare la mia sorpresa e stupore per la diffusione di notizie del tutto infondate, preciso di non essere assolutamente interessato in modo diretto o indiretto alla gestione di centri di accoglienza e ospitalità di immigrati a qualunque titolo. Da ultimo tengo a precisare che da anni non ho più svolto attività politica, non milito più in nessun partito politico, ne ho intenzione di tornare a farlo per l’avvenire. Ho già dato mandato ai miei legali di intraprendere ogni necessaria azione volta ad evitare il proliferare di false notizie nei miei confronti".

A scoperchiare il “vaso di pandora” -così come si legge in un articolo su il sito de Il Giornale- relativo alla il business di migranti nelle mani di ex politici e imprenditori indagati nell’ex Provincia di Trapani è stata l’inchiesta per violenza sessuale che ha visto coinvolto, e condannato a nove anni, don Sergio Librizzi, direttore della Caritas di Trapani.

Il Procuratore capo di Trapani Marcello Viola (in foto n.2) ha spiegato: "È lo stesso modello seguito da Buzzi a Roma. E i numeri, come già per il sistema orchestrato da Salvatore Buzzi in Mafia Capitale, ha numeri enormi. Spuntano uomini della diocesi, ma anche politici e imprenditori indagati o già condannati.

Come ricostruisce Repubblica “il prete chiedeva prestazioni sessuali agli immigrati in cambio dei documenti per avere l'asilo politico. Attraverso una cooperativa di cui era socio, don Sergio controllava, come spiegano i magistrati, "in via diretta e indiretta tutti i centri di accoglienza presenti nella provincia di Taranto [...] mediante una rete clientelare di cui fanno parte anche membri delle forze dell'ordine, del mondo del volontariato, della diocesi trapanese e dell'apparato amministrativo locale”.

Si legge inoltre: “Le indagini ricostruiscono così la trama che porta al vescovo Francesco Micciché e permette di individuare tre "cartelli" distinti. Uno riconduce a Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale diccì che si lega a prestanome di politici locali che in passato hanno sempre lavorato nell'edilizia, nelle discariche, nell'eolico e nel fotovoltaico e che ora si sono dati al business dell'immigrazione. Il secondo "cartello" riconduce a Onofrio Norino Fratello, l'ex deputato regionale dell'Udc che ha patteggiato una condanna a 18 mesi per concorso esterno.

"Se patteggio - aveva chiesto al giudice - posso ricandidarmi?". Infine c'è il colosso dell'accoglienza che riconduce a Giuseppe Scozzari. "In provincia di Trapani ha come braccio operativo le cooperative 'Insieme', ma i suoi interessi sono estesi anche lontano dalla Sicilia" spiega Attilio Bolzoni su Repubblica ricordando che a Gorizia l'ex politico dell'Ulivo è sotto processo per "associazione a delinquere finalizzata alla truffa". Nel mirino dei pm c'è la gestione del centro di permanenza temporanea e del centro di accoglienza richiedenti asilo in Friuli”.

Ma ad essere nell’occhio del ciclone è l’intero sistema dell’accoglienza migranti nell’ex Provincia di Trapani. Vediamo, in termini numerici, il fenomeno:

Circa 3.000 i richiedenti asilo ospiti nelle strutture della provincia di Trapani. Un giro di affari di circa 60.000 euro al giorno. Gli immigrati, prendono dai 32 ai 35 euro al giorno, e circa 500 minori, per cui la cifra lievita a 80 euro al giorno che vanno alle cooperative.Dati quasi ufficiali raccontano che questo “giro” abbia portato in Provincia più di 500 nuovi posti di lavoro. Si capisce perché nessuno vuole restarne fuori.

Vengono ospitati in strutture riconvertite in centri accoglienza al fine di far fronte alla crisi: hotel, case di riposo, ma anche immobili confiscati alla mafia in mano ad associazioni e cooperative che hanno fiutato l’affare. Un affare da milioni di euro che muove tanti interessi; anche qualche Comune comincia a sentire la necessità di potere rimpinguare le proprie casse attraverso il business dei migranti.

Così la Procura di Trapani sta iniziando a far luce, ad indagare, a trovare affinità con il sistema di Mafia Capitale. Un caso “esemplare” è quello dell’imprenditore marsalese Michele Licata, destinatario di un sequestro da 127 milioni di euro, proprietario delle maggiori strutture ricettive della provincia, indagato per abusivismo edilizio, truffa allo stato, evasione fiscali, riciclaggio.

La Prefettura di Trapani ha deciso da qualche anno l’affidamento alle associazioni attraverso un bando, e non direttamente come avveniva fino a poco tempo fa. Una vera rivoluzione, per evitare alcuni casi spiacevoli. Il Prefetto Leopoldo Falco però ha sempre dichiarato di non poter fare diversamente. La strategia di disseminare strutture nel territorio era per fronteggiare una emergenza che stava portando al collasso i grandi centri. Più strutture sul territorio piuttosto che un grande centro con condizioni disumane. Così sono arrivati i bandi pubblici, per un affare da milioni di euro che coinvolge circa trenta strutture in tutta la provincia.

Dall'altro lato non vorremmo però che questo business un giorno risultasse alimentato da un certo mondo "politico-cooperativista", con il ricorso ad improvvisati "operatori sociali" che con i migranti in questi anni hanno fatto business e politica trovando spesso complicità negli apparati governativi e nel falso moralismo: Mafia Capitale docet!

Notiamo che la maggiore presenza di migranti sul nostro territorio sta stimolando sentimenti di diffidenza e paura in una parte della cittadinanza. In Europa i partiti che alimentano odio razziale e sentimenti xenofobi abbiano raccolto molti consensi. Bisogna in primis lavorare sul piano culturale, cominciando a sfatare i vari luoghi comuni di cui continuiamo a sentire parlare, a partire da quello che vengono a rubarci il lavoro.

Forse la questione è più grande di quello che pensiamo e travalica i confini. Pensiamo che via sia una rete del traffico di vite umane che ha basi sia sui luoghi di partenza ma che probabilmente è alimentata anche dal business che nel territorio italiano vede in prima linea molte organizzazioni "non profit" (si fa per dire), alcune anche nate dal nulla, o semplicemente privati che si sono reinventati operatori dell'accoglienza sapendo di poter contare giornalmente di un contributo statale.

E chissà che questa operazione non sia alimentata politicamente dall’alto al fine di un ritorno elettorale considerato che il cosiddetto “terzo settore” è cresciuto moltissimo in questi anni.

Francesco Mezzapelle

17-04-2016 12,00

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