Crisi idrica senza fine nel territorio trapanese: l'allarme dei sindaci

Redazione Prima Pagina Marsala

La provincia di Trapani sta attraversando una fase di forte tensione idrica, con la crisi che ormai non è più solo un'emergenza contingente, ma un problema strutturale che ha generato un duro scontro tra i sindaci del territorio e le istituzioni regionali. Nonostante la Regione Siciliana abbia tentato di rassicurare sulla risoluzione della fase più acuta, i primi cittadini, uniti in un documento congiunto presentato al vicepresidente Luca Sammartino, hanno messo in luce la gravità della situazione. Interi comuni sono rimasti all'asciutto per giorni, con l'aggravante del quasi totale esaurimento dell'acqua nella diga Garcia.

La risposta istituzionale ha previsto l'accelerazione degli interventi, come l'attivazione entro un mese del collegamento Garcia-Arancio e la messa a regime del dissalatore di Trapani, oltre al supporto con autobotti garantito dalla Protezione Civile. Tuttavia, i sindaci reclamano azioni ben più incisive. Le richieste avanzate sono immediate e drastiche: chiedono la sospensione dei prelievi irrigui estivi per l'agricoltura, l'avvio di una commissione d'inchiesta, la costruzione di due nuovi dissalatori e lo stanziamento urgente di oltre 70 milioni di euro per finanziare reti idriche, depurazione e l'installazione di contatori nei Comuni ex EAS.

Un quadro finanziario e politico reso più complesso dall'attacco del deputato regionale Dario Safina (PD) contro l'articolo 16 della legge di stabilità, definito politicamente irresponsabile per aver scaricato sui Comuni il peso del recupero di 18 milioni di euro tramite bollette, con il rischio concreto di ricorsi e dissesto per le amministrazioni locali.

A rendere la gestione della crisi un vero e proprio controsenso è l'annosa situazione che riguarda la Diga Trinità a Castelvetrano. Nonostante le recenti e abbondanti precipitazioni, l'acqua accumulata è stata ripetutamente sprecata, riversata direttamente in mare, a causa del mancato innalzamento della quota massima dell'invaso. La radice di questo paradosso risiede nel fatto che l'infrastruttura è priva del collaudo definitivo e, di conseguenza, non può operare a piena capacità né, soprattutto, subire gli interventi di manutenzione straordinaria necessari per la messa in sicurezza. Per questa ragione, il Ministero delle Infrastrutture aveva imposto un limite massimo di accumulo di soli 62 metri. Questo vincolo, che impedisce la piena fruizione di una risorsa vitale per l'agricoltura del territorio trapanese, era la condizione imposta in attesa dell'esecuzione dei lavori di ripristino e manutenzione, i quali, per mesi, sono stati inspiegabilmente rimandati.

Dopo mesi di denunce e proteste da parte degli agricoltori e del territorio, una parziale svolta è finalmente arrivata da Roma. Il Ministero ha autorizzato l'innalzamento del limite massimo di invaso della Diga Trinità, portando la soglia da 62 a 64 metri. Questa modifica, seppur non risolutiva in assoluto, permetterà di trattenere circa 2,5 milioni di metri cubi d'acqua in più, una riserva preziosissima.

Tuttavia, il nuovo limite non è immediatamente operativo: è subordinato al completamento, entro circa quaranta giorni, di una serie di opere di messa in sicurezza, tra cui il consolidamento della torre di manovra e gli interventi sui cunicoli di drenaggio. Questi lavori, per un valore di circa 750 mila euro, sono stati avviati sotto la supervisione del commissario straordinario Salvo Cocina. L'obiettivo è sfruttare al meglio la stagione delle piogge e garantire finalmente una maggiore sicurezza idrica al comparto agricolo, ponendo fine allo scandalo degli sversamenti di acqua dolce.