Giovedì prossimo, a Isola Lunga, debutta “La Canzone di Orlando” di Giovanni Calcagno, promossa dall’associazione KirArt

Redazione Prima Pagina Marsala

Giovedì prossimo, con inizio alle ore 19, sull’Isola Lunga dello Stagnone di Marsala, in contrada Ettore Infersa, andrà in scena “La Canzone di Orlando” poema epico-carolingio, adattato e reinterpretato dall’attore e regista teatrale siciliano, Giovanni Calcagno. Lo spettacolo, prodotto da “La casa dei Santi”, è inserito nella rassegna “Echi racconti e musiche al tramonto”, promossa dall’associazione culturale KirArt, presieduta dall’avvocato Mariella Bonfiglio, affiancata da Riccardo Biseo, pianista e compositore romano.L’evento è in collaborazione con SEI “Saline Ettore e Infersa”, gestite da Adele Occhipinti che insieme al marito, il prof.re Giacomo D’Alì Staiti, presidente della Sosalt Spa, contribuisce a preservare la bellezza dell’isola.

Entrambi hanno un rapporto intrinseco e viscerale con Isola Lunga. Sono uniti da una manifesta complicità e si muovono tra la fitta vegetazione del luogo, nominando le specie di piante e animali viventi con la stessa confidenza di chi conosce a menadito lo spazio che abita.Spiega Occhipinti: “Isola Lunga è un’esperienza che conduce i visitatori a riscoprire il valore dell’essenziale. Tutto ciò che è scontato sulla terraferma, qui non lo è! Questo luogo, che si estende incontaminato, nasconde un’energia pulsante.

Isola Lunga ha un’anima indomita che va compresa e rispettata”. Aggirarsi tra i suoi paesaggi ha un effetto catartico che ha come preludio la traversata d’arrivo su un’imbarcazione lagunare. La vista delle immense distese di sale, soddisfa la ricerca di bellezza di tutti i visitatori. Ci sono poi percezioni e sensazioni che l’occhio e l’orecchio vigile non faticheranno a vedere ed udire. Occhipinti chiama questi ultimi “i suoni dell’isola” e si manifestano, tra le altre cose, “nel suono del vento, delle cicale, dei grilli, del chiurlo, dei conigli che sbucano dalle tane, dell’upupa che si muove tra gli alberi e dei fenicotteri. Isola lunga diviene così metafora del cammino ascensionale de “La Canzone di Orlando”.

L’originaria distesa salmastra e lattiginosa delle Saline Ettore e Infersa, si tramuta in un fascinoso e stupefacente teatro in cui si dipana il racconto del confronto decisivo tra due religioni e due mondi, quello Cristiano e quello Arabo che nell’XI sec. occupava la Sicilia e la Sardegna.

È la voce di Giovanni Calcagno, giullare di remota tradizione, che tiene le fila della fabula e accompagna il pubblico al culmine della vicenda, segnata dal brutale assassinio di Orlando. Spiega Calcagno: “Dentro un mare di sangue, Orlando accoglie la sua morte. Quest’episodio instilla nel poema una goccia di cristallina umanità che quasi risolve e compensa tutto quello che è stato compiuto prima della sua morte”. Il dolore di Orlando, raggiunge l’apice del parossismo nell’invocazione a Dio.

Continua Calcagno: “Con l’episodio del tradimento, le assolate gole di Roncisvalle si riempiono di carne macellata come accade oggi nelle splendide terre della Palestina, della Siria, della Persia e dell’Iraq. Terre, madri di cultura per l’umanità, sono divenute luoghi di battaglia e distruzione. Così il racconto di gesta eroiche e spettacolari, diviene anche un punto di congiunzione per cogliere la storia e le dinamiche delle guerre di civiltà”. È a questo punto del racconto che la bianca distesa delle saline, si carica di nuovi cromatismi che rievocano l’assalto, il tradimento e il massacro.

Le rosate vasche circostanti accolgono il rosso abbagliante del tramonto che “Si carica d’intensità con la preghiera a Dio che Orlando gli rivolge in maniera consapevole”. Si amplifica il ritmo rallentato del poema, segnato dal drammatico suono di un corno che, nel pomeriggio dell’attacco Saraceno, oltrepassa le distese e le valli per imprimersi nelle orecchie degli spettatori.