Marsala, L’Isola delle Cicale…Il viaggio di Tago

Redazione Prima Pagina Marsala

Marsala non smette mai di stupirti. Si ok, le Saline, i tanti locali dove prendere lo spritz al tramonto e fare tanti bei bei selfie, i mulini e il centro storico, tutto qui ? eh no, proprio no; perchè una mattina ti svegli e decidi di visitare un’isolotto quasi del tutto immerso nella natura, con reperti archeologici e raggiungibile quasi a piedi.

Così con un gruppo di amici arrivi al Club Nautico, prendi il tuo zainetto, cappello di paglia, espadrillas e via! si ma non in battello, in canoa ! E’ così che dovete arrivare a Mozia per conquistare la sua anima, vi assicuro che ringrazierà a dovere.Ed è verissimo quello che dicono, metà del divertimento è il viaggio:

ti ritrovi in mezzo al cosiddetto "stagnone", il porticciolo alle tue spalle, Isola Lunga alla sinistra e Mozia proprio davanti a te, con quel verde vivo e il sole caldo che riflette sull’acqua. Torni bambino, torni a giocare, il pirata che si avvicina all’isola del tesoro, alza lo sguardo, non una nuvola, sembra un immenso telo azzurro pastello cucito ad altezza orizzonte, riesci quasi a vedere il filo che lo tiene. Ogni pagaiata ti avvicina al tesoro, lo senti, è tuo e di nessun altro.

Arrivi a riva, sbarchi e ti senti grande, immenso, un conquistador, sai che non è così, che è un piccolo pezzo di terra perennemente frequentato da turisti, ma se ci pensi bene qualcosa l’hai conquistata davvero, una tua esperienza, una giornata che ricorderai per parecchio tempo. Ti avvicini alla pineta e vieni sovrastato dal rumore di migliaia e migliaia di cicale, non ne hai mai sentite così tante e capisci che è la loro isola, tu sei solo di passaggio e non puoi farci niente.

Quelle quattro case che vedi appena entrato in villaggio sono quelle di un tempo, proprio quelle di Whitaker che le utilizzava per produrre un vino che al solo pronunciarlo ricorda tutt’oggi gli sforzi, il gusto del legno e dell’oro di un’epoca una volta passata di qui, tra queste fronde di alti alberi. Ci sono le botti, ci sono i macchinari, ci sono le targhe ma più che vino, ti propongono una particolare e dolcissima granita di fichi d’india.

Trovi addirittura gli scavi, anche l’archeologia è passata di qui, come il re Vittorio Emanuele e il resto del mondo. Dimentichi improvvisamente di trovarti semplicemente a pochi chilometri da casa, potresti essere ovunque, sei su un’isola e non vuoi lasciarla per nessun motivo, nonostante si gira in meno di un’ora la trovi terribilmente affascinante, chissà forse proprio per quell’irresistibile senso di libertà e serenità che trasmette, per una vista che vorresti fotografare un mille scatti, l’isola ti chiama a se, ti stordisce, ti seduce.

Quando finalmente riprendi il mare col tuo veliero e la tua ciurma, decidi di dirigerti verso Isola Lunga, molto più selvaggia e ruvida, l’aggiri tutta alla ricerca di un attracco ma nulla, puoi solo ammirarla da lontano e ancora una volta a lasciarti stupito è il rumore, il coro unisono di migliaia di cicale e della percentuale di sale nell’acqua che si asciuga sulla tua pelle. Quando torni verso il Club Nautico senti le braccia e le spalle bruciare come mai, posi la tua canoa amica di una giornata, ti siedi su una panchina di legno, divori in compagnia del “pane cunsatu” e una birra e osservi in silenzio il tramonto sulle saline. Ti sembra così diverso, selvaggio, straniero, eppure è lo stesso che saluta i tuoi negroni nei locali dello stagnone.

Mentre torni a casa, pensi a quando sicuramente ci ritornerai, per vivere un’altra giornata del genere, rivivere sensazioni d’avventura da bambino, le cicale, la pineta e tutto il resto, perchè è per giornate come queste che ti senti vivo come non mai, col permesso dell’isola ovviamente e, senza ombra di dubbio, in canoa.

Articolo redatto da Sergio Basilio per il suo blog Tago (https://blogtago.wordpress.com)

07-02-2015 12,30

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