SICILIA – “Il cacciatore di meduse”: San Vito Lo Capo e la costa trapanese fanno da sfondo alla commovente storia di un piccolo migrante somalo

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
25 Giugno 2016 13:52
SICILIA – “Il cacciatore di meduse”: San Vito Lo Capo e la costa trapanese fanno da sfondo alla commovente storia di un piccolo migrante somalo

E’ ambientato quasi interamente a San Vito Lo Capo lo struggente romanzo “Il cacciatore di meduse” di Ruggero Pegna, pubblicato dalla casa editrice Falco. La commovente storia di un piccolo migrante somalo e dei suoi amici miseri e immigrati di tutto il mondo, presentata con successo alla Book City di Milano e al Salone del Libro di Torino, si muove nel magico scenario della costa siciliana e, in particolare, di quella trapanese.

Descrizione incantevoli della natura e dei luoghi, fanno da sfondo all’originale racconto del piccolo Tajil, divenuto in pochi mesi protagonista di incontri e dibattiti sui temi dell’immigrazione, dell’integrazione e, più in generale, su argomenti di grande attualità come il razzismo e la convivenza tra diversità di ogni tipo. Le avventure di Tajil, di sua madre e degli strani amici della sua compagnia, si snodano per le vie di San Vito, nello scenario naturale della Riserva dello Zingaro, per le tante calette, lungo la costa fino a Scopello e, dall’altro lato, fino a Mazara.

Gli spaccati di San Vito, il “misterioso” Monte Monaco, le affascinanti grotte, arricchiscono di poesia un romanzo in cui la natura e le bellezze paesaggistiche siciliane contribuiscono a catturare e incantare il lettore. Decisamente, per i siciliani che amano la lettura, “Il cacciatore di meduse” è un romanzo imperdibile, in cui ritrovano la magia e la poesia della loro terra. Dopo il drammatico racconto del viaggio, prima nel deserto, poi nel Mediterraneo da Zuara a Lampedusa, una delle parti del libro più suggestive è proprio quella che tocca da vicino numerosi luoghi della Sicilia, da Linosa alla Valle dei Templi, alla straordinaria costa trapanese.

Non mancano i riferimenti alla gastronomia dell’isola, passando dalla Trattoria della Cozze di Mazara, dove il piccolo migrante sogna di poter mangiare, affidando questo desiderio ad una stella cadente, all’inevitabile festa del cous cous. Un autentico spot letterario per una regione, da sempre, capace di ispirare poeti e scrittori.

“Sono stato in vacanza a San Vito Lo Capo per quattro giorni nel 2008 – dice Pegna – e questo breve periodo mi è bastato per rubare a quei luoghi visioni e sensazioni indimenticabili che, poi, hanno acceso la mia fantasia, fino a riviverli in ogni loro angolo, tra fiaba e realtà!”.

In un momento storico dominato dalle tragedie dell’intolleranza, dell’odio e del fanatismo terroristico, “Il cacciatore di meduse” parla di umanità e sentimenti, di uguaglianza tra uomini di ogni fede, razza e colore. Il parere di docenti e studenti che lo hanno letto in questi pochi mesi dalla pubblicazione concorda con quello di critica e lettori: “Un libro struggente e attuale. Una fiaba contemporanea.”. “La storia di Tajil, un bambino somalo sbarcato a Lampedusa con la sua mamma e un Pinocchio di legno, colpisce per l’intensità della narrazione, la concretezza delle storie, l’incanto dei luoghi.”.

“Il cacciatore di meduse con le sue principesse del mare, delicate ed eteree, ripropone il valore controcorrente del rispetto verso gli altri e la ricchezza della contaminazione tra diverse culture, affascinando anche i lettori più giovani. Una storia dei nostri giorni, tra fiaba e realtà, che appartiene a tutti noi. Un vero romanzo di formazione.”. “Nessuno ha scelto di nascere – afferma Pegna - né dove, né con quale colore della pelle. Ognuno ha diritto a sperare in una vita migliore, nella pace e nel rispetto della stessa dignità umana.”.

La storia del piccolo Tajil appassiona, facendo vivere ai lettori le vicissitudini di questo ragazzo di colore fino a condividerne sofferenze e speranze.

Un romanzo che arriva dritto al cuore di lettori di ogni età, incastonato nella storia mondiale degli ultimi anni, dall’elezione di Obama, primo presidente americano di colore, all’appello di Papa Francesco alla Comunità Internazionale. Il dramma dei migranti, in questo emozionante romanzo, vincitore dell’ ottava edizione del Premio Proviero per la narrativa, diventa una grande storia d’amore.

Il tema scottante dell’immigrazione è toccato per la prima volta dall’altro punto di vista, con gli occhi di un bambino somalo che diventerà scrittore della sua stessa storia e con la voce di immigrati, miseri e diversi di tutto il mondo. L’umanità dell’immigrazione e della lotta per l’integrazione, in questo romanzo riesce a prevalere su ogni paura, aprendo alla tenerezza e a un forte senso di solidarietà.

La storia di Tajil convince per la capacità di dare voce agli stessi migranti, alle sofferenze e ai sogni di chi è bisognoso o diverso, discriminato per il suo stato di povertà o per il colore della pelle. Un romanzo che racconta la dura realtà dei nostri giorni, tra episodi drammatici e sfumature fiabesche, fino a fare diventare naturale il grido contro ogni forma di razzismo.

«La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia… Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore. ».

25/06/2016

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