Vacilla l’impero di Michele Licata. Indagini della Procura di Marsala. Il sindaco Giacalone: “O si paga o mi dimetto”

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
23 Ottobre 2015 09:55
Vacilla l’impero di Michele Licata. Indagini della Procura di Marsala. Il sindaco Giacalone: “O si paga o mi dimetto”

Un’indagine che vede coinvolte sette persone, l’intero nucleo familiare di Michele Angelo Licata, 52 anni, il principale imprenditore del settore ristorazione-alberghiero di Marsala, la cui abitazione e le cui principali strutture (ristorante Delfino, albergo Delfino Beach, agriturismo La Volpara e ristorante-albergo Baglio Basile, quest’ultimo in territorio di Petrosino), sono state perquisite dalla Guardia di Finanza, che ha sequestrato denaro contante per 50 mila euro e assegni per circa un milione e 200 mila euro.

Allo stesso imprenditore, nonché alle figlie Clara Maria e Valentina, lo scorso 21 aprile, Procura e Guardia di finanza hanno sequestrato, per frode fiscale e truffa allo Stato, un patrimonio valutato in circa 100 milioni di euro (denaro, quote societarie, beni mobili e immobili, per un valore di circa 13 milioni di euro, nonché quote sociali e beni mobili e immobili di quattro complessi aziendali per un valore stimato in circa 90 milioni di euro).

Alberghi e ristoranti hanno, comunque, continuato la loro attività sotto la gestione di un amministratore giudiziario. L’attuale indagine è uno sviluppo di quella della scorsa primavera. Dall’inchiesta è emerso che Michele Licata, per evitare di subire ulteriori sequestri, avrebbe tolto somme di denaro dai sui conti correnti per versarli su quelli di suoi familiari (la moglie Maria Vita Abrignani, di 53 anni, la madre Maria Pia Li Mandri, di 76 anni, e la figlia Silvia, di 21) fino a quel momento non indagati, ma che adesso, per questo, devono rispondere del reato di ricettazione, come pure la figlia Valentina, di 28 anni, e il genero Roberto Cordaro, di 31.

Michele Licata, inoltre, con le figlie Valentina e Clara Maria, di 27 anni, è indagato per evasione fiscale e truffa. Quest’ultimo reato sarebbe stato commesso in danno di alcune loro stesse società, dalle cui casse sarebbe stato prelevato denaro (circa 10 milioni di euro) poi depositato sui loro conti correnti personali. L’indagine delle Fiamme Gialle è stata coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito.

Sulla vicenda si è espresso anche il sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone che ha scritto sulla sua pagina facebook: “Aggiungo allora che nemmeno per il Comune di Petrosino è cambiato molto! Abbiamo un credito di quasi 2 milioni di euro per tributi comunali totalmente evasi da un decennio che nessuno in passato sembrava essersene accorto. In questi anni abbiamo immediatamente attivato tutte le procedure previste dalla legge. Ma non abbiamo ricevuto ancora un centesimo. Abbiamo incontrato, scritto e sollecitato il curatore del sequestro e ancora attendiamo. E tutto questo è un danno enorme per Petrosino oltre che una vergogna che non sono disposto ad accettare. O si applica la legge e si paga, come facciamo tutti i cittadini, o sono pronto a restituire la fascia tricolore!”

Francesco Mezzapelle

23/10/2015 11,45

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