Gli Stati Uniti hanno condotto un attacco contro l’Iran, colpendo i tre principali siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan tra la notte di sabato 21 e domenica 22 giugno. In seguito all’intervento diretto degli USA nella crisi tra Israele e Iran, è stata emanata un’alerta massima per 29.000 obiettivi sensibili in Italia, con l’obiettivo di garantire la sicurezza in caso di un possibile contrattacco iraniano. Tra queste, sono state poste particolare attenzione alle basi americane nel territorio italiano: si stimano circa 120, alcune delle quali segrete, con le misure di sicurezza rafforzate in modo particolare nelle basi aeree di Sigonella, in Sicilia, e di Aviano, in Friuli Venezia Giulia.
Ma quale è il reale rischio per le basi militari statunitensi in Italia? Secondo gli esperti, è molto improbabile che l’Iran decida di estendere il conflitto al di fuori del Medio Oriente. Teheran ha dichiarato che l’attacco degli Stati Uniti non resterà senza risposta, tuttavia le possibilità che l’esercito iraniano colpisca direttamente le basi americane in Italia sono considerate basse. È più probabile che il contrattacco rimanga circoscritto alla regione mediorientale. Secondo quanto riportato dal New York Times, alcune milizie sostenute dall’Iran starebbero pianificando attacchi contro le basi statunitensi in Iraq e Siria.
Qual è quindi il livello di rischio per le basi militari statunitensi in Italia? Secondo gli esperti, è molto improbabile che l'Iran decida di espandere il conflitto oltre il Medio Oriente. Teheran ha dichiarato che l’attacco degli Stati Uniti non passerà senza risposta, ma le possibilità che l’esercito iraniano punti a colpire le basi americane in Italia sono considerate basse. È più probabile che eventuali contrattacchi rimangano concentrati nella regione mediorientale: alcune fonti, come il New York Times, riportano che alcune milizie sostenute dall’Iran potrebbero pianificare attacchi contro le basi statunitensi in Iraq e Siria.
Sigonella, Sicilia. Conosciuta come «la portaerei del Mediterraneo», la base di Sigonella, situata vicino a Catania, rappresenta uno degli avamposti più strategici degli Stati Uniti nel Mediterraneo. La sua posizione permette un rapido accesso a obiettivi in Nord Africa, Medio Oriente e Africa subsahariana. La base aeronavale ospita droni MQ-9 Reaper — tra cui quelli utilizzati dagli USA il 30 gennaio 2020 per eliminare il generale iraniano Qasem Soleimani — e velivoli di sorveglianza come gli EP-3. Inoltre, svolge un ruolo centrale per il comando Africom, istituito nel 2007 per coordinare le operazioni militari statunitensi su tutto il continente africano.
L’entità precisa del numero di militari e l’estensione complessiva della base non sono pubblicamente note. La struttura si compone di cinque diversi siti, estesi circa 4,5 milioni di metri quadrati, e ospita circa 4.000 persone tra militari, civili e familiari.
Si tratta di una base «mista»: sotto il comando italiano, ma largamente utilizzata dalla Marina e dall’Aeronautica americana. Ricordiamo come le rivendicazioni di sovranità su Sigonella siano state al centro di tensioni tra Italia e USA nel 1985, quando l’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi si oppose alla consegna all’Aeronautica americana di Abu Abbas e altri terroristi coinvolti nel sequestro della Achille Lauro, che erano stati dirottati nella base siciliana.
Dopo gli attacchi USA all’Iran, il livello di allerta a Sigonella è passato da «Bravo» a «Charlie», il secondo livello di minaccia, indicativo di un rischio di azioni terroristiche contro la base, sulla base di informazioni di intelligence.
Aviano, Friuli Venezia Giulia. La base di Aviano, in provincia di Pordenone, è una delle più grandi basi USA in Europa, con un’estensione di circa 5,5 milioni di metri quadrati. È stata impiegata in numerose missioni in Kosovo, Iraq, Afghanistan e Libia, servendo come hub per raid aerei e rifornimenti. Attualmente ospita il 31° Fighter Wing, uno stormo di caccia F-16, ma secondo il rapporto del Natural Resources Defense Council, potrebbe conservare anche alcune bombe atomiche B61-4, di potenza variabile.
Tra le capacità più significative, Aviano è l’unica base italiana in grado di supportare il decollo dei bombardieri stealth B2 Spirit, utilizzati anche negli attacchi contro l’Iran tra il 21 e il 22 giugno.
Ghedi, LombardiaA circa 25 km da Brescia, la base di Ghedi si estende su oltre 10 km², ma non è formalmente una base NATO. È un deposito di arsenale, dove sono custodite circa 20 bombe atomiche americane (potenza tra i 50 e 100 chilotoni ciascuna), sotto il controllo dell’esercito italiano, come previsto dal programma NATO Nuclear Sharing. La base ospita anche il 6° Stormo, incaricato di intercettare e abbattere eventuali aerei nemici within territorio italiano. L’aeroporto militare di Ghedi è stato utilizzato anche per il trasporto di armamenti in Ucraina, a supporto del governo di Kiev.
Camp Darby, Toscana. Situata tra Pisa e Livorno, Camp Darby è l’unica base italiana completamente sotto il controllo operativo dell’Aeronautica militare americana, pur rimanendo sotto sovranità italiana, raggiunta a partire dal 1951. È un deposito di missili, munizioni e ordigni, con circa 125 bunker e un patrimonio di circa un milione di proiettili, bombe e missili. Considerata tra i più grandi depositi di munizioni USA in Europa, potrebbe essere impiegata per supportare operazioni in Medio Oriente, anche se, nel caso di attacchi in Iran, non è stata utilizzata a causa di limitate capacità di decollo, come la lunghezza delle piste.
Secondo fonti internazionali, tra cui la BBC, le bombe destinate all’Iran potrebbero invece partire dalla base di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, o da Guam, nel Pacifico.
Cosa rischio le basi NATO in Italia? Ma quanto è plausibile che l’Iran possa attaccare le basi NATO in Italia? Gli esperti concordano nel ritenere molto improbabile che Teheran decida di espandere il conflitto oltre.