I consigli del marsalese Mario Cudia per navigare “lungo”

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
09 Giugno 2015 16:34
I consigli del marsalese Mario Cudia per navigare “lungo”

Avete in programma una lunga crociera quest’estate? Allora continuate a leggere: i consigli di Mario Cudia, skipper marsalese con oltre 50 mila miglia sul groppone tra Mediterraneo, Atlantico e Indiano (e la vittoria alla ultima ARC, la transatlantica in equipaggio più affollata del mondo, da Las Palmas di Gran Canaria a Rodney Bay, a Saint Lucia) faranno per voi.

La passione che diventa lavoro. Cudia, 47 anni, inizia a veleggiare fin da bambino e si innamora presto dei racconti di Bernard Moitessier, desiderando diventare uno skipper avvezzo alle lunghe navigazioni. Dovrà aspettare fino al 2004 quando, assieme al cugino Michele, fonda la società di charter Navigatio (www.navigatio.it). La sua esperienza spazia dalle crociere al comando di monoscafi e catamarani (soprattutto ai Caraibi) al team building per regate aziendali in qualità di skipper e organizzatore fino alla partecipazione a regate d’altura come la Rolex Middle Sea Race e la ARC (vinta nella divisione Cruising C, a bordo del suo Hiera, uno Jeanneau Sun Odyssey 49i del 2009, con un equipaggio di charteristi).

Primo comandamento: sicurezza. “Preparare una barca da crociera in vista di una lunga navigazione”, esordisce Cudia, “richiede a mio avviso grande esperienza. Vorrei partire innanzitutto dalla sicurezza, un tema fondamentale. Non lesinate sulle dotazioni, anche se stiamo parlando di navigazioni costiere e mediterranee (molti esperti navigatori indicano il Mediterraneo come il mare più pericoloso, ndr). Immancabili saranno quindi zattera, giubbotti gonfiabili con cintura, EPIRB, radio SSB o satellitari, l’attrezzatura di rispetto (ancore, cime) e tutto quanto occorra per riparazioni d’emergenza e far fronte eventuali falle”.

Non basta avere le dotazioni a bordo, sostiene Mario, bisogna saperle usare: “Dovete chiedervi sempre se sareste effettivamente in grado di utilizzare le dotazioni. Io ho partecipato a un corso ISAF (la Federvela Internazionale) sulla sicurezza in mare e consiglio a tutti di fare lo stesso, anche se avete in programma di navigare da Piombino all’Isola d’Elba. Cosa me ne faccio della zattera se, alla fine, non so nemmeno come si apre e magari l’ho posizionata in un punto difficilmente raggiungibile in situazioni critiche?”.

Attenzione al "Rigging". Una volta passate in rassegna le dotazioni (e controllata la data di scadenza dei fuochi e di revisione della zattera), Cudia consiglia un approfondito controllo di alberatura e vele: “Verificate lo stato di albero, crocette, sartie, strallo e paterazzo, predisponendo anche in questo caso l’attrezzatura giusta per operare sul rigging. Le vele che ritengo indispensabili per una lunga navigazione sono, oltre ovviamente a randa e genoa (a proposito, non dimenticate il tangone da approntare per non avere problemi durante l’andatura “a farfalla” in poppa a filo), la trinchetta, meglio se avvolgibile e possibilmente gennaker o spinnaker per venti leggeri e andature portanti”.

Dal frenoboma al terzo serbatoio. “Sono felice”, prosegue lo skipper siciliano, “di aver montato su Hiera (il suo Jeanneau 49, ndr) il Walder, la ritenuta a frizione del boma: è una grande sicurezza soprattutto in condizioni di vento forte alle portanti. Secondo me è poi indispensabile, per le barche a linea d’asse, l’elica orientabile o abbattibile, non solo per le prestazioni, ma per evitare danni e inutile usura dell’asse.

Pensate che il costruttore del motore, la Yanmar, invita gli armatori di non inserire la marcia con l’invertitore durante la navigazione a vela per non danneggiare l’asse o lo stesso invertitore! Inoltre, durante le lunghe navigazioni, pur non essendo indispensabile, risulterà molto gradito all’equipaggio il dissalatore, potreste decidere di acquiastarne uno. In alternativa aumentate le capacità dei vostri serbatoi, io nel dubbio ho fatto entrambe le cose. Ho dotato la barca di un terzo serbatoio, portando la riserva d’acqua da 630 a 850 litri.

Il serbatoio, in inox, è stato installato di traverso sotto le cuccette di prua, sfruttando la curvatura della pancia della barca. Non dimenticate di collegarlo con un filo di rame alla massa della barca per evitare che le correnti galvaniche lo buchino”.

Per quanto riguarda il dissalatore, Cudia ne ha scelto uno dei suoi conterranei di Osmosea: “Il mio modello produce cento litri d’acqua dolce all’ora, stesso modello è stato montato da Andrea Mura su Vento di Sardegna durante la Route du Rhum! è azionato meccanicamente dal motore, che tramite una puleggia innesca la pompa dell’acqua di mare. Ad oggi i dissalatori che funzionano in questo modo sono, a mio avviso, i più affidabili ed efficienti nella produzione di acqua, rispetto al modello elettrico che funziona con le batterie di bordo”.

Energia a bordo. L’esperienza di Mario lo ha portato, negli anni, a dedicare una particolare attenzione alle riserve energetiche di bordo: “Nel corso dell’ultima ARC, ad esempio, le note dolenti le abbiamo avute con l’antenna gps e con le batterie, tra l’altro indispensabili per la trasmissione radio e quindi la ricezione dei dati meteo. Prima di intraprendere una crociera long-range, quindi, sarebbe opportuno cambiare il pacco batterie.

Se avete in programma di macinare un bel po’ di miglia senza fermarvi in porto, consiglio vivamente di misurare quanto carica il vostro alternatore, e se non vi sembra che possa garantire energia sufficiente, sostituitelo con un alternatore di potenza”. A bordo di Hiera, la barca di Cudia (così si chiamava una volta l’isola di Marettimo, alle Egadi, una delle mete da vedere una volta nella vita secondo il marsalese), sono installati i pannelli solari ma, se si naviga al di fuori del Mediterraneo, o comunque in periodi di brutto tempo e pioggia, è meglio non farci troppo affidamento: “L’idrogeneratore invece funziona sempre, soprattutto quando a vela si tengono velocità medie di 8-9 nodi.

L’attrito che ho registrato in navigazione mi toglie circa 0,40 nodi all’ora”. Il che vuol dire che, se si naviga per dieci ore, si perderanno all’incirca quattro miglia. Una distanza trascurabile se non avete fretta: “Il mio modello è piccolo e ad elica, in grado di produrre circa cinque ampère”.

Fonte:  www.giornaledellavela.com

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