«La soluzione, in quest’ultimo caso, è nelle norme del codice civile ma sono necessari interventi sociali che superino le urgenze e maggiore sinergia tra pubblico e privato».
La vicenda sollevata nei giorni scorsi, della famiglia che vive in macchina perché priva di una abitazione e di mezzi economici, è solo la punta dell’Iceberg della «emergenza della povertà e della esclusione sociale, anche a causa della pesantissima crisi economica degli ultimi cinque anni, è cresciuta al punto da creare ripetutamente emergenze e situazioni limite che escono dall’ordinario e trasformano le ristrettezze, pur vissute con dignità, in disperazione patita sotto la soglia della miseria assoluta».Lo scrive il consigliere comunale Francesco Salone in una lettera inviata al prefetto, al procuratore della repubblica, al sindaco, all’assessore ai servizi sociali, al direttore generale dell’Asp, al commissario dello IACP, nella quale segnala un’altra vicenda: il caso di tre persone adulte, legate da vincoli familiari e di convivenza che “abitano” in un opificio abbandonato.«Si tratta di un uomo ed una donna, conviventi, e del fratello di lei – scrive Salone –.
Il luogo che abitano dall'agosto 2015 è senza infissi, praticamente aperto al vento ed alle intemperie, privo di energia elettrica, di acqua corrente e di servizi igienici. L'unica fonte di reddito del nucleo familiare è la pensione di uno di loro, poco meno di 300 euro, insufficienti a pagare anche un affitto minimo».Alcuni volontari della associazione Eurosoccorso periodicamente forniscono loro del cibo. «Le precarie condizioni igieniche e il luogo malsano – continua Salone nella lettera – rischiano di deteriorare le condizioni di salute dei tre e di aggravare una situazione già complessa, aggiungendo patologie alla miseria».Salone richiama quindi «la piena responsabilità, in capo al Sindaco, in virtù della sua funzione di autorità sanitaria locale e responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio» e l’assessore ai servizi sociali, Michele Cavarretta, ad oggi fin troppo silente su queste emergenze .Il consigliere comunale nella nota segnala che la donna «fino allo scorso anno, condivideva ed abitava una casa in affitto grazie al sostegno della pensione della madre e che quest’ultima ora vive a Marsala presso l'abitazione di un'altra figlia e tanto l’una quanto l’altra sembrano disinteressate ai destini degli altri due congiunti».Il consigliere comunale chiede una verifica dei Servizi Sociali del Comune di Trapani perché, oltre al sostegno in via d'urgenza, si richiami i familiari di queste persone che si ritrovano a vivere ai margini della società, alla loro responsabilità di obbligo di sostegno economico così come dispongono le norme del codice civile.Infine, conclude Salone nella sua nota, «il tema della solidarietà sociale, affidato in massima parte alle scarse risorse del Comune, non può essere affrontato solo con il piglio della efficienza burocratica, è invece necessaria una visione che individui nella amministrazione comunale, ed in particolare nei Servizi alla Persona ed alla Solidarietà Sociale del Comune, l’attore principale di politiche di coordinamento che mettano a rete pubblico e privato, interventi urgenti ed politiche strutturali e di lungo periodo».
Ecco la lettera inviata dal consigliere Salone alle autorità per le emergenze sociali:Al Dott. Leopoldo FalcoPrefetto di Trapani
al dott. Marcello ViolaProcuratore della Repubblicapresso il Tribunale di Trapani
al dott. Fabrizio De NicolaDirettore GeneraleASP Trapani
al dott. Vito DamianoSindaco di Trapani
al Sig. Michele CavarrettaAssessore ai servizi socialiComune di Trapani
al Sig. Ignazio GentileCommissario ad ActaIACP Trapani
Oggetto: Cittadini trapanesi sotto la soglia di povertà: è emergenza. Richiesta di interventi urgenti immediati, e strutturali di lungo periodo nelle politiche sociali.
Ch.me Autorità,è notizia di questi giorni la vicenda di una famiglia costituita da padre, madre e due bambini, costretta a dormire in una automobile a causa di una situazione di indigenza. Il caso è stato sollevato, "giustamente" dico, dal collega consigliere comunale Felice D'Angelo.Alla precaria condizione economica si aggiunga che la famiglia ha lasciato volontariamente, sia pure dopo una intimazione, l'alloggio popolare che aveva abusivamente occupato ed abitato per alcuni anni, così come specificato da una nota ufficiale dello IACP sulla vicenda.Purtroppo quello sinteticamente tratteggiato non è l'unico caso, né si tratta di un fatto isolato.
L'emergenza della povertà e della esclusione sociale, anche a causa della pesantissima crisi economica degli ultimi cinque anni, è cresciuta al punto da creare ripetutamente emergenze e situazioni limite che escono dall’ordinario e trasformano leristrettezze, pur vissute con dignità, in disperazione patita sotto la soglia della miseria assoluta.
Ho seguito le vicende di questa famiglia attraverso il collega D'Angelo e attraverso la stampa, ma nell'auspicare un intervento di sostegno dei servizi sociali del Comune di Trapani e del silente e forse distratto assessore ai Servizi alla persona - Politiche Sociali ed abitative, Michele Cavarretta – che non ha sentito neppure il bisogno di intervenire in aula davanti alla denuncia del collega D’Angelo -, non posso sottacere di un'altra incresciosa vicenda che riguarda un nucleo familiare costituito da tre persone adulte che vivono in un opificio abbandonato sul Lungomare Dante Alighieri di Trapani.Segnalo questa vicenda per accomunarla a quella indicata dal collega D’Angelo ma con la certezza che tanto l’una che l’altra non sono le uniche che urgono di intervento immediato da parte delle autorità in indirizzo, ciascuna per le proprie competenze.Si tratta di un uomo ed una donna, conviventi, e del fratello di lei. Il luogo che abitano dall'agosto 2015 è senza infissi, praticamente aperto al vento ed alle intemperie, privo di energia elettrica, di acqua corrente e di servizi igienici.
L'unica fonte di reddito del nucleo familiare è la pensione di uno di loro, poco meno di 300 euro, insufficienti a pagare anche un affitto minimo.Tutte circostanze che ho verificato personalmente in seguito ad un sopralluogo sul posto accompagnato da alcuni volontari della associazione Eurosoccorso che periodicamente fornisce loro del cibo. Le precarie condizioni igieniche e il luogo malsano rischiano di deteriorare le condizioni di salute dei tre e di aggravare una situazione già complessa,aggiungendo patologie alla miseria.
Risulta allo scrivente che la signora, fino allo scorso anno, condivideva ed abitava una casa in affitto grazie al sostegno della pensione della madre. Quest’ultima ora vive a Marsala presso l'abitazione di un'altra figlia e tanto l’una quanto l’altra sembrano disinteressate ai destini degli altri due congiunti.Tutte circostanze che andrebbero verificate dagli uffici dei Servizi Sociali del Comune perché, oltre al sostegno in via d'urgenza, si richiami alla loro responsabilità di obbligo di sostegno economico ai familiari, così come dispongono le norme del codice civile ed in particolare l'art.
433 che regola i soggetti obbligati per legge alla corresponsione deglialimenti. Tra questi anche i fratelli e le sorelle sebbene all'ultimo posto nell’elenco dell’art. 433 c.c., obbligati agli alimenti solo nella misura dello stretto necessario.Vale inoltre la pena ricordare che ai sensi dell’art. 2 Cost., tutti i cittadini hanno un obbligo di solidarietà anche se le funzioni assistenziali spettano allo Stato.
Il dovere primario resta tuttavia in capo ai familiari. Appare, quella narrata, una circostanza in cui una soluzione di più lunga durata, oltre ad intervento urgente, potrebbe essere ricercata e trovata con la mediazione dei nostri servizi sociali o, se necessario, arrivare anche ad una intimazione verso i familiari di costoro.Ricordo per altro la piena responsabilità, in capo al Sindaco, in virtù della sua funzione di autorità sanitaria locale e responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio.Queste due vicende, che, ripeto, sono certo non sono le uniche, raccontano di come il tema della solidarietà sociale, affidata in massima parte alle scarse risorse del Comune, non possa però essere affrontato solo con il piglio della efficienza burocratica.
È invece necessaria una visione che individui nella amministrazione comunale, ed in particolare nei Servizi alla Persona ed alla Solidarietà Sociale del Comune, l’attore principale di politiche di coordinamento che mettano a rete pubblico e privato, interventi urgenti ed politiche strutturali e di lungo periodo.Certo di trovare nelle SS.LL. la necessaria sensibilità per definire le questioni indicate colgo l’occasione per porgere cordiali salutiDott.
Francesco SaloneConsigliere comunale Trapani
Comunicato stampa
17/03/2016
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