Ignazio La Russa è il nuovo presidente del Senato

Storico discorso della senatrice Liliana Segre che ha parlato di leggi razziali, di Costituzione e di lotta all'odio

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
13 Ottobre 2022 14:45
Ignazio La Russa è il nuovo presidente del Senato

Ignazio La Russa è il nuovo Presidente del Senato della Repubblica, il senatore siciliano è stato eletto con 116 voti, 2 in più della maggioranza dichiarata: ma 16 senatori di Forza Italia non lo hanno votato. Da dove arrivano dunque quei voti? Renzi e il PD si sono già smarcati e quindi c’è stato il “ soccorso” da parte di altri senatori delle opposizioni.

Nato a Paternò, in provincia di Catania, il 75enne avvocato è sposato ed ha tre figli .Più volte deputato e senatore eletto con il Movimento Sociale, con Alleanza Nazionale e con il Popolo della Libertà, è stato ministro della difesa e vice presidente sia della Camera e del Senato, nel 2013 ha fondato insieme a Giorgia Meloni e Guido Crosetto Fratelli d’Italia.

Per uno di quei strani paradossi del destino, la seduta che ha eletto il nuovo presidente di estrazione di destra che non ha mai disconosciuto le simpatie per il Duce, è stata presieduta dalla senatrice a vita Liliana Segre che si è vista sterminare la famiglia dalla follia nazista e che ha patito sulla sua pelle le leggi razziali.

Riportiamo integralmente il discorso della Segre che ha pronunciato un discorso che andrebbe imparato a memoria non solo nelle scuole di ogni ordine e grado ma anche in quelle di politica , se ancora ne esistessero. Tutti in piedi per questa grande donna.

“In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della marcia su Roma che dette inizio alla dittatura fascista tocca proprio a me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.

Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché vedete, ai miei tempi la scuola iniziava a ottobre ed è impossibile per me non provare una specie di vertigine ricordando quella stessa bambina che in un giorno come questo nel 1938 sconsolata e smarrita fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare. E che quella stessa oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato.

Il Senato nella XIX legislatura è una istituzione profondamente rinnovata, non solo perché per la prima volta hanno potuto votare per la prima volta anche i giovani diciottenni, ma perché i numeri sono diversi. L’appartenenza a un così rarefatto consesso non può non accrescere in noi la consapevolezza della nostra responsabilità. Stare qui non significa fare il nostro dovere, con disciplina e onore; dovremo anche concederci di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata che tanto ha fatto crescere la disaffezione al voto, interpretando la politica alta e nobile. Siate sinceramente in ascolto, con gentilezza e mitezza.

Le elezioni del 25 settembre hanno visto come giusto che sia una vivace competizione tra forze che hanno presentate programmi alternativi e visioni contrapposte. Il popolo ha deciso, è l’essenza della democrazia. La maggioranza ha il diritto dovere di governare, le minoranze di fare opposizione. Comune a tutti l’imperativo di preservare la Repubblica e le sue istituzioni, che sono di tutti, non sono proprietà di nessuno. Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle espressioni partitiche, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, istituzioni rispettati, emblemi riconosciuti.

In Italia il principale ancoraggio è la Costituzione repubblicana che, come disse Piero Calamandrei, non è un pezzo di carta, ma il testamento di 100 mila morti caduti nella lunga lotta per la libertà, che non inizia nel settembre 1943 ma che vide come capofila Giacomo Matteotti.

II popolo italiano l’ha sempre sentita amica, e l’ha sempre difesa, perché se ne sentiva difeso. Naturalmente tutto è perfettibile, e anche la Costituzione può essere emendata, ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per correggere la Costituzione fossero state spese per attuarla il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.

Il pensiero corre inevitabilmente all’articolo 3, nelle aule i padri e le madri costituenti non si limitarono a bandire le discriminazioni legati a sesso, condizioni sociali, politiche. Essi vollero anche lasciare il compito a tutta la Repubblica: rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano la partecipazione di tutti all’organizzazione politia, economica e sociale del Paese.

Non poesia, non è filosofia. Anche se abbiamo programmi diversi per perseguirlo, il compito è questo: rimuovere gli ostacoli.

Le grandi nazioni si riconoscono anche intorno alle festività civili. Perché non dovrebbe essere così anche per noi? Perché mai dovrebbero essere vissute come date divisive, anziché con autentico spirito repubblicano il 25 aprile Festa della Liberazione, 1 maggio, Festa del Lavoro, 2 giugno, Festa della Repubblica. Anche la piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio.

Altro tema sul quale è auspicabile superare ogni steccato politico è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico.

Concludo con due auguri.

Mi auguro che la nuova legislatura tenga alto il prestigio del Senato, tutelare le prerogative. Da molto tempo viene lamentata da più parti la mortificazione del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso di decretazione d’urgenza. Ma nella mia ingenuità di madre di famiglia, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato, e basterebbe che la maggioranza si ricordasse di quanto denunciava quando era minoranza, e che la minoranza facesse lo stesso. Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare nel suo alveo naturale la gran parte dell’attività legislativa, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni.

Auspico infine che tutto il Parlamento sappia mettere in campo in collaborazione con il governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da famiglie e imprese che si battono contro i costi dell’inflazione, che vedono un futuro nero, che temono che disuguaglianze e ingiustizie si dilatino invece che ridursi. In questo senso avremo sempre al nostro fianco l’Unione europea, con la solidarietà di cui si è dimostrata capace negli ultimi anni. Non c’è un momento da perdere.: dalle istituzioni democratiche deve venire il messaggio che nessuno sarà lasciato solo prima che la paura e la rabbia possano raggiungere livelli di guardia e tracimare.

Senatrici e senatori, cari colleghi, buon lavoro.”

Liliana Segre 

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