Giusy Piccione: “non è medioevale dare degna sepoltura ad un feto"

La “deriva” teocon in provincia e il registro dei bambini mai nati e il DDL Zan analizzati dall’ex consigliera

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
21 Maggio 2021 12:57
Giusy Piccione: “non è medioevale dare degna sepoltura ad un feto

Il valore della vita non è né di destra né di sinistra, rifugge da qualsiasi contenitore. Questo il forte messaggio emanato da Giusi Piccione, ex consigliera comunale in quota “Progettiamo Marsala” fuoriuscita dal movimento politico e non ricandidatasi alle scorse amministrative lilibetane. Giusy Piccione di mestiere fa la psicologa e ha spiegato il suo punto di vista rispetto a quella che a ragione viene considerata la “sua creatura”, quel tanto dibattuto registro dei bambini mai nati.

Spesso, dalla stampa e anche da una certa parte politica, questa delibera, (già a suo tempo ampiamente votata) viene accostata ad un altro grande tema “caldo”: il nazionalpopolare DDL Zan che ha fatto la sua mirabolante comparsa in città con una genialata pubblicitaria rappresentata da frasi ad effetto (incomprensibili ai più compresa l’autrice dell’articolo!) racchiuse in avveniristiche "Vele". L’accostamento forse tende ad accorpare i due argomenti allocandoli in una più o meno presunta “deriva” conservatrice e fin troppo impregnata di cattolicesimo che, secondo alcuni, avrebbe già pervaso la provincia di Trapani.

Le polemiche sui cartelloni pubblicitari a forma di vela che “informano” sulla malvagità del DDL Zan, non accennano a placarsi. Anzi, hanno talmente stupito che forse ora se ne ravvisano meglio i “veri” contorni mediatici di un messaggio che piuttosto che chiarire le idee le ha oltremodo confuse. La trovata pubblicitaria ha un mandante: è il Movimento Pro Vita e Famiglia che a sua volta fa capo a quel Mario Adinolfi noto per la sua concezione radicale ed ultraconservatrice (ma sì, abbondiamo con i termini massimalistici) della famiglia.

Innanzitutto, per correttezza d’informazione, occorre fare un distinguo fra Movimento Per la Vita e Movimento Pro Vita e Famiglia. Sono due ben distinte realtà e la dottoressa Giusy Piccione, Presidente del Movimento Per la Vita ha spiegato bene differenze e propositi dei due movimenti. La Piccione, dal canto suo, ha difeso comprensibilmente il registro dei bambini mai nati tacciato di retaggio medioevale, osteggiato come mezzo per dileggiare la donna che decide di abortire o che purtroppo ne subisce uno spontaneamente.

Dottoressa Piccione, dunque le Vele anti DDL Zan non sono una vostra iniziativa?

"No, fanno parte di una campagna regionale di Pro Vita e Famiglia"

Cosa ne pensa lei e il Movimento di cui lei è Presidente del DDL Zan?

"Non entro nel merito perché in qualità di presidente non posso esprimere valutazioni personali. E’ un argomento che non rientra nel nostro statuto. La mia Associazione si occupa di tutela della vita, difesa della vita dal concepimento alla fine naturale. Ha lo scopo di aiutare le coppie, le giovani madri, che si ritrovano a portare avanti la gravidanza anche con enormi disagi economici".

Dunque voi scoraggiate l’aborto, giusto?

"Aborto sì o aborto no è un dibattito superato: c’è una legge che dà questo diritto alle donne e che nel suo costrutto ha tutte le tutele per la donna che deve essere libera di abortire senza condizionamenti. Uno di questi però potrebbe essere il fattore economico. Noi vogliamo dare pieno compimento alle legge 194 ( fatta tra l’altro con una certa “delicatezza” e a tutela della donna)e la legge sostiene che la donna deve essere tutelata da condizionamenti esterni. La nostra è una missione a tutela delle donne per far sì che non facciano scelte contro la loro volontà. Noi ovviamente diamo valore alla vita e non siamo per l’aborto. Per noi il bambino c’è fin dal momento del concepimento"

Lei è la promotrice del registro dei bambini mai nati che tante reazioni ha suscitato, specialmente fra molte donne sia fra quelle impegnate politicamente che fra quelle “laiche”. C’è chi parla di schedatura delle donne anche contro la propria volontà. Lei cosa risponde ?

"Premettendo che questa delibera si muove all’interno di un Comune dove all’interno del presidio ospedaliero non si praticano interruzioni volontarie di gravidanza, noi non avremmo avuto motivo di introdurre un argomento “contro le donne” che abortiscono. Semmai, la verità è che questa delibera nasce dall’aver colto un dolore che spesso viene lasciato come un vissuto senza nome"

Ci spieghi meglio, per favore.

"Parlo del dolore del lutto perinatale. La quantità di aborti spontanei è inimmaginabile. Se questo avviene prima delle 28 settimane, i feti vengono buttati nei rifiuti speciali. Si comprende bene che questo determina un lutto nel lutto con risvolti psicologici devastanti. Anche se questi bambini non hanno visto la luce, credo che debbano almeno avere una degna sepoltura. Non mi pare né medioevale né obbrobrioso come alcuni hanno voluto dipingerlo".

Ci spieghi per favore i vari passaggi di questa delibera

Sono tre. Il primo è riconoscere il bambino fin dal suo concepimento e pertanto non stiamo parlando di prodotti abortivi ma di bambini mai nati e pertanto degni di una sepoltura.

Il secondo punto è tentare di alleviare il dolore di chi ha abortito. Dunque, avere uno spazio al cimitero dove è sepolto il feto, è un modo per elaborare lo strazio. Chi vuole potrà riconoscere il feto e dare un nome. Se questo non dovesse avvenire, il feto sarà comunque sepolto con un numeretto.

Il terzo punto conclusivo e che Il registro permette di poter ritrovare il proprio bambino in un determinato spazio con un nome specifico"

Se una madre, o comunque i genitori, non dovessero essere d’accordo con tutto questo, il feto andrebbe comunque sepolto da qualcuno e non buttato?

"Il problema è che non esiste neanche un consenso informato, gli operatori sanitari non sono informati su questo e cosa diversa sarebbe se esistesse un accordo fra le parti. Finora i feti al di sotto delle 28 settimane sono cestinati. Sono seppelliti anche gli arti amputati, non capisco quale sia il problema nel non farlo con quelli che per noi sono “bimbi”. Un registro dei feti al di sopra delle 28 settimane già esiste così come il luogo dove sono sepolti. Noi vogliamo legittimare anche questi “bimbi”

Cosa ne pensa della richiesta dell’annullamento di questa delibera avallata dal Coordinamento delle Associazioni femminili presenti in città come ANDE, FIDAPA, CIF, Casa di Venere, Metamorfosi e la Commissione Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati che hanno espresso il loro “compiacimento per la proposta al Consiglio Comunale del consigliere Piero Cavasino presidente della commissione Affari Generali” che prevederebbe la modifica del regolamento cimiteriale del Comune di Marsala introducendo dunque un’area da adibire alla sepoltura dei feti abortiti?

"È una delibera già approvata a pieni voti. Democraticamente è intoccabile. Quando Piero Cavasino dice che abbiamo presentato l’atto di indirizzo per l’annullamento, sta chiedendo di annullare un atto democratico votato da un ampio consenso civico che ha votato a favore con i pareri tecnici di tutti i dirigenti del settore"

Lei crede che ci sia una “deriva” cattolica, teocon insomma, in provincia di Trapani che ha soppiantato quel senso di società laica costruita con fatica? Le ricordo Don Bruno Cristofaro che ha addirittura paragonato l’aborto ad un olocausto, ad Auschwitz.

"Ci sono temi di un così alto valore morale che non possono essere inseriti dentro un contenitore di destra o di sinistra. Il valore della vita è trasversale né soltanto cattolico. Non ci sono partiti dentro questo valore, c’è la morale umana. Questo è il motivo per cui la delibera ha avuto il massimo consenso. La delibera ha toccato il cuore dei votanti".

Ci sono molte donne e soprattutto molte madri fra gli oppositori di questo registro. Perché secondo lei?

"Potrei capirlo se non ci fosse già una legge che tuteli la donna che decide di abortire. La 194 c’è e così come ho detto in aula, libere di abortire ma anche di seppellire. Io sono la prima a stare accanto ad una donna che sceglie di farlo anche se chi abortisce per sempre resta segnata da questo".

TIZIANA SFERRUGGIA

  

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