Il “business dell’accoglienza”. Chiusura del centro di Partanna. Al via altri controlli in Provincia?

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
26 Ottobre 2014 11:25
Il “business dell’accoglienza”. Chiusura del centro di Partanna. Al via altri controlli in Provincia?

Nei giorni scorsi è balzata in cronaca la notizia della chiusura del centro accoglienza migranti di Partanna gestito dalla Soc. Coop. Onlus Solidarietà. La chiusura della struttura di via Messina era stata motivata con il semplice fatto che non fosse idonea ad ospitare migranti richiedenti asilo politico. Ma non sarebbe così.

La chiusura della struttura del "Boccone del Povero Riggirello" sarebbe avvenuta dopo un controllo dei Nas dei Carabinieri di Palermo, unitamente ai Carabinieri di Partanna, che hanno riscontrato cattive condizioni igienico sanitarie nella stessa già in passato utilizzata come centro di accoglienza. Ovviamente denunciati i gestori dello stesso Centro.

Così circa trenta di migranti, uomini e di nazionalità somala, eritrea e siriana, sbarcati ai primi di ottobre sull'isola di Lampedusa ed ospiti (dopo aver superato gli accertamenti e i controlli igienico-sanitari presso il centro accoglienza di Trapani) presso nel Centro di Partanna, sono stati così trasferiti in parte in una struttura di Triscina e in parte a Salemi.

La gestione dei centri di accoglienza in Provincia. La Prefettura garantisce circa 30 euro al giorno per ogni migrante ospite con la garanzia di vitto e alloggio, assistenza sanitaria ed igienica, mediazione linguistica, un pocket money di €. 2,50 al giorno, una tessera/ricarica telefonica di 15 euro. La vicenda del centro di partanna porta alla ribalta il tema dell'accoglienza dei migranti sul territorio ed implica alcuni interrogativi sull'adeguato funzionamento di alcuni di essi e sul rischio reale della esistenza di un vero e proprio business.

Tale rischio fu sollevato alcuni mesi fa da Enzo Zerilli dell'Associazione "Amici del Terzo Mondo" quando il Borgo della Pace davanti le saline di Marsala fu trasformato in Centro per richiedenti asilo.Siamo pienamente d'accordo con ciò che affermò Zerilli: "ovviamente non siamo preoccupati dalla presenza di migranti sul nostro territorio, perchè riteniamo che essi possano rappresentare un'occasione di confronto e di crescita. In questa fase, però, riscontriamo che intorno all'accoglienza si sta costruendo un vero e proprio business, approfittando dell'emergenza di questi mesi. Constatiamo infatti che la provincia di Trapani, con 27 centri, è il territorio in cui sono state più strutture d'accoglienza in Italia".

Zerilli (in foto n. 2) auspicò un maggiore coordinamento tra istituzioni, associazioni e società civile, in modo da evitare che queste strutture si trasformino in dormitori in cui i richiedenti asilo attendono per mesi e talvolta per anni il famoso colloquio con la commissione prefettizia. "Bisogna avviare –sottolineò Zerillo- attività che consentano loro di cominciare a sentirsi parte attiva della comunità, favorire l'inserimento scolastico e lavorativo.

E' importante puntare su laboratori linguistici, attività ludiche, momenti di incontro con la città di cui i richiedenti possano essere pienamente protagonisti. Tutto questo deve servire affinchè la lunga attesa a cui queste persone sono costrette possa essere proficua per il loro futuro. Notiamo –aggiunse- che la maggiore presenza di migranti sul nostro territorio sta stimolando sentimenti di diffidenza e paura in una parte della cittadinanza. Le elezioni europee hanno dimostrato come in tutto il Continente i partiti che alimentano odio razziale e sentimenti xenofobi abbiano raccolto molti consensi.

Bisogna lavorare sul piano culturale, cominciando a sfatare i vari luoghi comuni di cui continuiamo a sentire parlare, a partire da quello che vengono a rubarci il lavoro".

Forse la questione è più grande di quello che pensiamo e travalica i confini. Pensiamo che via sia una rete del traffico di vite umane che ha basi sia sui luoghi di partenza ma che probabilmente è alimentata anche dal business che nel territorio italiano vede in prima linea molte organizzazioni "non profit" (si fa per dire), alcune anche nate dal nulla, o semplicemente privati che si sono reinventati operatori dell'accoglienza sapendo di poter contare giornalmente di un contributo statale.

In questo scenario pertanto non fa notizia che nei porti di imbarco della sponda sud del Mediterraneo vengano distribuiti ai migranti in partenza alcuni volantini (vedi foto 3), circolano su facebook, che invitano gli stessi in caso di bisogno al largo delle coste siciliane di chiamare con i loro satellitari il su 1530, cioè il numero di emergenza della Capitanerie di porto.

Ciò che purtroppo si dimentica è quella prima linea di lavoro ed accoglienza costituita dagli operatori delle Capitanerie di Porto, dei volontari del 118 e di altre organizzazioni e delle protezioni civili dei Comuni che devono prontamente mettere a disposizione risorse umane e finanziarie nonostante i tagli dei trasferimenti finanziari da parte di Stato e Regione.

L'accoglienza a queste persone sfortunate è innegabile, servirebbe però certamente un maggiore controllo da parte delle autorità competenti affinchè una volta arrivate in Europa (lo siamo solo quando ci chiedono di stringere la cinta? E di metter mano al portafoglio?) questa gente possa non cadere vittima di un sistema i cui confini fra legalità ed illegalità sono labili e spesso invisibili. 

Francesco Mezzapelle

26-10-2014 12,15

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