L’omicidio del pensionato salemitano Antonino Di Giorgi. Difesa: “Imputato non sano di mente”

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
02 Ottobre 2015 07:03
L’omicidio del pensionato salemitano Antonino Di Giorgi. Difesa: “Imputato non sano di mente”

Si punta ad attutire il colpo cercando di dimostrare che l’imputato non era perfettamente in grado di intendere e volere.

E’ questa la strategia difensiva nel processo, con rito abbreviato, al 23enne Pietro Franco, accusato dell’omicidio del 74enne salemitano Antonino Di Giorgi, che il 29 giugno 2014 fu ucciso a colpi di pala in testa. Per la difesa (avvocato Melchiorre Palermo) qualche “patologia” avrebbe condizionato le capacità psichiche dell’imputato.

E per dimostrarlo, l’avvocato Palermo ha chiesto la consulenza dello psichiatra Lorenzo Messina, invocando un’ulteriore perizia medica. Sulla richiesta il giudice Riccardo Alcamo si pronuncerà il 21 ottobre. Intanto, per il perito nominato dal magistrato, lo psichiatra Gaetano Furgone, il giovane, quando agì, era perfettamente in grado di intendere e di volere. I familiari dell’anziano ucciso (l’assassino tentò anche di bruciarne il corpo) si sono costituiti parte civile. Ad assisterli è l’avvocato Francesco Salvo. Pietro Franco fu arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani un paio di settimane dopo il delitto.

Il cadavere dell’anziano ex agricoltore salemitano fu ritrovato nei pressi dell'orto della propria abitazione di contrada Terraglia San Miceli. Con la vittima, in precedenza, Pietro Franco aveva avuto violente discussioni. Il pensionato lo aveva già denunciato, nel 2009 e nel 2010, per furto e lesioni personali. Secondo i carabinieri, negli anni Franco si era trasformato in un persecutore dell'anziano. Intercettato con una microspia a bordo della sua auto, l'indagato ha spiegato ai suoi più stretti congiunti come aveva aggredito e ucciso Di Giorgi colpendolo con una vanga, ritrovata poi a poca distanza dal cadavere.

Franco aveva parlato anche del movente che ha scatenato la sua ferocia: una vendetta per le denunce sporte in passato da Di Giorgi, e che l'anziano si sarebbe rifiutato di rimettere, ma anche una causa penale in cui il pensionato si era costituito parte civile contro una zia di Pietro Franco. La donna, accusata di lesioni da Di Giorgi, era stata condannata appena due giorni prima dell'omicidio, il 25 giugno, dalla Corte d’appello di Palermo a tre mesi di reclusione e al risarcimento danni.

A.P.

02/10/2015

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