Operazione Virgilio a Sappusi, per le difese “droga parlata”e prove inconsistenti

Intercettazioni fragili e assenza di riscontri smontano la 'centrale della droga’

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
08 Ottobre 2025 09:06
Operazione Virgilio a Sappusi, per le difese “droga parlata”e prove inconsistenti

Chiusa la fase dibattimentale, il Pubblico Ministero Giuseppe Lisella aveva avanzato pesanti richieste di condanna per gli undici imputati, accusati di aver gestito una vera e propria centrale della droga nel quartiere di Sappusi (Operazione Virgilio). Durante la sua requisitoria al Tribunale di Marsala, di fronte al Collegio presieduto dal Presidente Vito Marcello Saladino, il PM aveva sottolineato la gravità dei reati commessi. Ne avevamo parlato qui: https://www.primapaginamarsala.it/operazione-virgilio-chieste-severe-condanne-per-la-centrale-della-droga-a-sappusi

Gli imputati, infatti, non si limitavano allo spaccio di crack, eroina e cocaina, ma si rendevano responsabili anche di altri gravi reati come estorsione, riciclaggio di denaro, lesioni personali e tentato sequestro di persona. Durante il corso dell’udienza del 7 ottobre, le arringhe dei legali difensori di parte degli imputati. L’avvocato Piergiorgio Giacalone (assiste Anna Maria Di Girolamo) e l’avvocato Pietro Marino (in sostituzione dell’avv. Giacomo Frazzitta, assiste Sergio Sangiorgio) si sono associati alle richieste di assoluzione avanzate dal Pubblico Ministero.

Secondo l’avvocato Duilio Piccione, che assiste Pietro Lombardo per il quale era stata avanzata richiesta di condanna a 17 anni di reclusione, l’impianto accusatorio è debole; l’avv. contesta il vincolo associativo e organizzativo con Parrinello e Torre. L’Operazione Virgilio è articolata in tre fasi, nella prima non vi è traccia di Lombardo, e nelle altre due, 11 chiamate dove Lombardo parla in 6. La prima intercettazione è del 30 gennaio 2022 ma dopo un mese, a detta dell’avvocato, il suo assistito si trovava in Germania per lavoro, quindi in libertà.

I dialoghi sono per la maggior parte con l’imputata Torre, si tratterebbe, a detta di Piccione, di conversazioni irrilevanti ai fini del procedimento, riconducibili alla sfera privata e a momenti di esternazione emotiva dell'imputata Torre con frasi sibilline di Lombardo. La difesa sottolinea la totale inconsistenza probatoria a carico di Lombardo, in quanto il suo coinvolgimento si baserebbe su mere ipotesi investigative. Due esponenti delle Forze dell’Ordine che hanno reso testimonianza, ricorda Piccione, hanno dichiarato in dibattimento di non conoscere l'imputato e di non essere in grado di procedere al riconoscimento della sua voce.

Pertanto l’avvocato Piccione ha chiesto l’assoluzione dell’imputato perché il fatto non sussiste.L’avvocato Nicola Gaudino, che assiste Marilena Lungaro per cui era stata avanzata richiesta di condanna ad anni 14 di reclusione, ha sottolineato come l'impianto accusatorio si regga interamente sulla c.d. "droga parlata". A detta della difesa, l'attività istruttoria è monca e lacunosa, essendosi limitata alla sola deposizione del capitano Longo, senza alcun riscontro probatorio oggettivo a carico della sua assistita.

L'unico elemento contestato alla Lungaro consisterebbe nella cessione di 4-5 dosi di droga leggera a seguito di telefonate con la Torre. L'avvocato Gaudino considera tale dato insufficiente a reggere la gravità indiziaria e l’entità della pena richiesta, poiché la presunta cessione sarebbe avvenuta all’interno dell'abitazione, come testimoniato dal capitano Longo. Non vi è alcuna videoripresa, e assenza di analisi chimiche sulla sostanza.Per Gaudino sarebbe da escludere l’elemento associativo e organizzativo e ha chiesto l’assoluzione dell’imputata per non aver commesso il fatto.

Per l’avvocato Giovanni Gaudino, la posizione della sua assistita, Valentina Galfano (richiesta di pena 3 anni e 3 mesi di reclusione), è marginale e fragile. Galfano, incensurata e con una diversa collocazione geografica rispetto agli altri imputati, è coinvolta in una singola intercettazione.La difesa contesta il riconoscimento vocale operato dall’esponente delle Forze dell’Ordine, il quale ha dichiarato di aver "incamerato la voce" della Galfano durante un controllo in cui si trovava in auto con l'imputata Torre, sebbene la Galfano non sia mai stata sottoposta a interrogatorio formale in quella circostanza.Inoltre, pur avendo avuto l’idea di occultare lo stupefacente nei cioccolatini, la stessa Galfano non avrebbe partecipato all'esecuzione materiale del confezionamento – circostanza confermata dallo stesso Capitano Longo che, deponendo, ha ammesso: "non eravamo a casa con loro".

Infine, l’accusa si basa sulla cessione di appena 16 grammi di sostanza, di cui si ignora la tipologia, stante la totale assenza di analisi chimiche che ne accertassero natura e principio attivo. Per cui, l’avvocato Gaudino ne ha chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto.

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