Per il “Si” Renzi fa resuscitare in Sicilia la “grande balena bianca” (crocettiani, cuffariani , lombardiani, tutti insieme): promesse, vecchie lobby e nuovi “caporaletti” crescono.

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
25 Ottobre 2016 11:30
Per  il “Si” Renzi fa resuscitare in Sicilia la “grande balena bianca” (crocettiani, cuffariani , lombardiani, tutti insieme): promesse, vecchie lobby e nuovi “caporaletti” crescono.

La discesa di Matteo Renzi in Sicilia dopo la cena-show con Obama e Michelle ha lasciato dei segni alcuni dei quali davvero inquietanti. Matteo Renzi non è mi è mai piaciuto e ciò fin da quando appena eletto segretario del Pd cominciò a “tramare” per scalzare Enrico Letta dal ruolo di premier. Sono passati circa tre anni da allora eppure l’Italia di Renzi non è certamente un Paese migliore.

Lavoro, economia, consumi e qualità della vita, al di là di slogan e dati propagandistici, non sono per niente migliorati (basti pensare all’ultimo rapporto Caritas 2016 che parla di nuove povertà crescenti). Eppure in molti nutrivano delle aspettative in un leader neanche quarantenne, magari fosse stato in grado di introdurre elementi di discontinuità con il tragico ventennio berlusconiano interrotto dal golpe “anti-spread” di Mario Monti che sarà ricordato per la sua politica di austerity e lobbismo imperversante.

Come non ricordare l’atteggiamento del giovane neopremier nei confronti di colui che può essere dipinto come il “male dei mali” della politica italiana degli ultimi 20 anni? Come ha potuto un premier che si professava innovatore a dialogare con Silvio Berlusconi stringendo un “patto” (quello del Nazareno) al fine di evitare l’avanzata dei 5 stelle?

La “luna di miele” fra Silvio e Matteo è durata finchè Renzi non ha visto ridurre vertiginosamente le percentuali di Forza Italia ed alcuni sergenti berlusconiani passare dalla sua parte. A quel punto Berlusconi non gli serviva più. Nel frattempo le paventate riforme, a partire dal Job Act, non hanno certamente portato nella realtà i risultati propagandati.

E arriviamo al referendum costituzionale, altro escamotage del Premier per dare un risultato tangibile al suo mandato. Così è stato promosso un referendum che ha già spaccato l’Italia e che ha avvelenato il clima del Paese già difficile a causa di una crisi dalla quale non è ancora uscito. Il problema non è che dalla parte del No vi siano Berlusconi ed i suoi fedelissimi ed il Movimento 5 Stelle dall’altra, altrimenti ciò si ridurrebbe ad un referendum sulla persona, cioè su Matteo Renzi. La questione riguarda l’effettivo miglioramento del sistema politico a partire dal “ridimensionamento” in forma e sostanza del Senato. Su questo nutro molti dubbi.

Perché non si è pensato invece di dimezzare sia la Camera che il Senato e ridurre gli stipendi ed i privilegi parlamentari senza stravolgere l’assetto costituzionale? Magari imponendo il vincolo per i parlamentari eletti di non saltare da uno schieramento all’altro. Crediamo che una siffatta proposta referendaria avrebbe visto molti consensi e soprattutto sarebbe stata una vera iniezione di fiducia per molti strati della popolazione, a partire dai precari, giovani senza lavoro e studenti il cui futuro in Italia non sembra promettere niente di buono. In sostanza si sarebbero eliminati molti privilegi, pensiamo anche all’immunità per molti parlamentari indagati per un motivo o l’altro. Eh si sarebbe stata una riforma vera ma “difficile” considerato che molti parlamentari avrebbero dovuto votare dei “tagli” che riguardavano loro stessi.

Un Governo innovatore e volto al cambiamento doveva affrontare in primis la questione morale, ripartire dalla politica come missione puntando in primis sull’onestà; le modifiche servono a poco quando ci si trova ad essere rappresentati da personaggi inadeguati moralmente e professionalmente scelti esclusivamente dalle segreterie di partito.

Contro la “riforma renziana” si sono schierati non solo rappresentanti della minoranza del PD (un partito sempre più centrista e variegato al suo interno e che ha perso la sua identità di sinistra) ma anche eminenti costituzionalisti italiani. Avranno certamente più di un motivo…

Una altra voce  del fronte del "No" è quella del magistrato Nino Di Matteo (in foto n.2), vero soldato in trincea contro la mafia e più volte minacciato di morte, intervenuto a “Una notte per la Costituzione”, evento organizzato a Palermo dal Comitato “Liberi cittadini per la Costituzione”. Riportiamo qualche passaggio del suo intervento:

“Sono sempre più convinto che il vero grande necessario cambiamento, la vera grande rivoluzione sarebbe quella di lottare tutti uniti coesi non per cambiare ma per applicare effettivamente la Costituzione… Per un’attuazione vera concreta sostanziale del principio di eguaglianza sancito dall’articolo tre della Costituzione non possiamo più accettare, per esempio, che la giustizia funzioni a due velocità: sia rigorosa e certe volte spietata con i deboli e sia invece ancora troppo timida e con le armi spuntate nei confronti della criminalità dei potenti.

Dobbiamo lottare per l’applicazione dei princìpi della Carta costituzionale! Per l’indipendenza della magistratura, patrimonio e garanzia dei cittadini, soprattutto dei più deboli, non privilegio della casta. Dobbiamo lottare tutti quanti per preservare l’indipendenza della magistratura dai pericoli esterni. Dagli attacchi esterni di quella gran parte della politica che vorrebbe che il potere giudiziario divenisse sostanzialmente servente rispetto al potere politico e al potere esecutivo… Questa riforma costituzionale è stata adottata da un Parlamento eletto, o meglio di nominati piuttosto che eletti, sulla base di una legge elettorale dichiarata dalla Corte costituzionale illegittima.

La sentenza è del quattro dicembre 2013, nove mesi dopo l’elezione del Parlamento oggi in carica, eppure a nessuno, né al Quirinale né ai Governi che si sono succeduti Letta e Renzi se non a pochi nello stesso Parlamento, è venuto in mente che un Parlamento eletto con una legge incostituzionale, a mio parere, non può avere la legittimazione morale necessaria a modificare profondamente la Costituzione.Io credo che ognuno possa avere qualsiasi idea, che è cosa legittima ma non possiamo sopportare le bugie e le mistificazioni continuamente abilmente amanite a sostegno della riforma.

Sono costretto a ripetere alcune considerazioni già svolte. La riforma non abolisce il Senato e non abolisce il bicameralismo lo rende solo tremendamente più confuso. Il Senato continua ad esistere sarà composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e cinque senatori che possono essere nominati dal presidente la Repubblica. Il meccanismo che si viene a creare è di confusione istituzionale totale!…Sulla designazione dei senatori, sull’impiego part-time di sindaci e consiglieri regionali che, non si capisce quando fino a quando potrebbero fare i Sindaci o i consiglieri regionali e quando i senatori, sul continuo avvicendamento, nel nostro sistema non tutti i Sindaci con tutti i Consiglieri regionali vengono eletti nello stesso momento o nello stesso anno, avremmo in Senato un continuo avvicendamento di senatori che magari sono stati sindaci fino a quel momento e poi devono cedere lo scranno da senatore all’altro sindaco che nel frattempo viene eletto.

Una confusione totale. L’unica certezza è l’acquisizione per molti sindaci e consiglieri regionali di spazi di immunità penale. Senza ovviamente generalizzare e demonizzare le categorie dobbiamo però vederlo in una situazione come quella italiana, dove c’è una percentuale alta di politici e amministratori, nei Consigli regionali e nelle Amministrazioni comunali, che hanno problemi con la giustizia. Ricordiamoci e riflettiamo su quanto nei fatti vengano costantemente violati i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale.

Anziché moltiplicare proclami, annunci e slogan leggiamola la Costituzione.…Io credo che da semplice laureato in giurisprudenza si debba dire che non c’è nessuna semplificazione anzi c’è una moltiplicazione dei processi legislativi c’è un clamoroso intricarsi delle procedure e dietro l’angolo c’è la paralisi del Parlamento per favorire la supremazia del Governo e il suo potere.…Sono passati quasi quarant’anni, questo per dirvi che l’attacco alla Costituzione comincia molto prima del Governo Renzi.

Dopo Licio Gelli analoghi progetti sostanzialmente volti a favorire sempre l’esecutivo a scapito del legislativo e del giudiziario via via sono stati portati avanti con fortune alterne mai portati a termine, da Cossiga, dal Governo Craxi e ultimamente da un Governo Berlusconi con una reazione che in quel caso fece gridare a tutti che dovevamo difendere la Costituzione più bella del mondo, riguardò anche coloro i quali oggi invece sono schierati per stravolgere la nostra Costituzione.

Da Gelli ad oggi ci sono quarant’anni di tentativi per ribaltare gli assetti fondamentali della nostra Carta costituzionale. La posta in gioco è la realizzazione definitiva di un progetto che viene da molto lontano e che lega quarant’anni di costante assedio alla Costituzione. L’obiettivo di questo referendum non può essere la permanenza o meno di Renzi al Governo ma l’obiettivo è ben altro, è la definitiva decostituzionalizzazione a scapito della partecipazione dello Stato dei cittadini che servono come sudditi impotenti e perciò apatici da governare.

Non possiamo permetterci il nome della parola d’ordine governabilità che il bastone del comando venga attribuito ad un solo uomo al potere più facilmente manovrabile in dispregio del fondamentale principio della separazione dei poteri.…Mi avvio alla conclusione, non ho avuto nessun dubbio ad accettare la proposta che mi è stata fatta da Simone Cappellani, sono un magistrato ma ci sono dei momenti e degli argomenti in cui è per i quali il magistrato non ha soltanto il diritto ma io ritengo perfino il dovere di intervenire e di esporsi personalmente.

Io come magistrato ho giurato fedeltà alla Costituzione non ai Governi! Ho giurato fedeltà alla Costituzione non ad altre Istituzioni politiche né tanto meno alle persone che rivestono incarichi istituzionali. Ho giurato fedeltà alla Costituzione e non riesco a dimenticare che per quella Costituzione, per quei principi che afferma, tante persone, tanti miei colleghi, tanti servitori dello Stato, tanti semplici cittadini hanno offerto la loro vita!Se dovessi oggi rivolgermi ai miei figli per spiegare lo spirito più autentico della Costituzione non troverei di meglio che citare le parole di Piero Calamandrei, nel famoso discorso ai giovani sulla Costituzione del 26 gennaio 1955: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.

Dovunque è morto un italiano per rispettare la libertà e la dignità andate lì o giovani col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione e anche per questo che la dobbiamo difendere”.

Ma torniamo alla missione di Renzi in Sicilia, a Palermo, Trapani e Taormina, dopo aver trovato uno sponsor oltreoceano, il Presidente Obama che seppur ormai uscente si è espresso su un quesito referendario che riguarda esclusivamente l’Italia che non è, almeno ufficialmente, il 51° stato dell’Unione bensì un Paese dell’UE che ha un propria sovranità. Chissà che il Presidente America non non sia stato indotto a pronunciare il suo “SI” a seguito di uno sketch di Roberto Benigni ormai divenuto testimonial di Renzi (qualcuno ha detto ironicamente che il comico toscano è passato dal recitare i “10 comandamenti” al “Vangelo secondo Matteo”) oppure, ipotesi più realistica, che abbia ricevuto in cambio delle rassicurazioni da parte dello stesso Renzi circa alcune delicate questioni internazionali, una di queste potrebbe riguardare la crisi con la Russia di Putin e lo schieramento di truppe Nato nei confini orientali dell’Europa.

Stavamo parlando della Sicilia. Qui Renzi è stato accolto da contestazioni di studenti e lavoratori in corteo che però sono stati fermati con molta durezza da forze dell’ordine in assetto anti sommossa (con tanto di scudi e manganelli) per non permettere che le stesse contestazioni potessero contaminare il clima di entusiasmo preparato ad hoc per l’arrivo del Premier e la promozione del fronte del “SI”. Ad ogni modo diverse tv e giornalisti hanno riportato quanto avvenuto ai danni dei dimostranti che cercavano un confronto democratico, uniche loro armi degli slogan e qualche striscione.

A sostenere Renzi invece molti simpatizzanti siciliani. Fra questi non solo tesserati del PD, della prima e dell’ultima ora, ma anche elementi che hanno caratterizzato la vita politica dell’Isola negli ultimi decenni. Nel capoluogo siciliano così come a Trapani, molte facce degli ultimi Governi Regionali. Quindi non soltanto “crocettiani” (D’altronde lo stesso Renzi ha voluto tenere in vita il Governo di Rosario Crocetta il cui destino un anno fa sembrava segnato lasciando intravedere elezioni anticipate che sarebbero state stravinte dal M5S) ma anche “cuffariani” e “lombardiani”; tutti accreditati per potere assistere nei due teatri, a Palermo e Trapani, al “sermone renziano” sulle riforme e le promesse di nuovi fondi per la Sicilia.

Renzi sa che la Sicilia rappresenta un importante “laboratorio” per un eventuale successo o insuccesso. Così è stato costretto a correre ai ripari ed a far salire sul carretto, allestito dal suo uomo di fiducia in Sicilia, cioè Davide Faraone, personaggi che potrebbero, considerata la comune radice democristiana, dar vita ad una versione siciliana del suo partito unico, quello della Nazione. Si tratterebbe simbolicamente di una “grande balena bianca” in grado di preservare interessi lobbistici e potentati sempre in auge nonostante l’alternarsi dei vari governi regionali compreso quello di Crocetta la cui “rivoluzione” si è dimostrata un autentico fallimento.

Prima di lui lo aveva fatto Andreotti, e poi lo stesso Berlusconi, e sempre al fine di “cambiare tutto per non cambiare niente” e vincere…Chissà che stavolta la storia segua però un altro corso.

Francesco Mezzapelle

25-10-2016 13,30

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