Regionali, dopo il ritiro Crocetta faccia un altro gesto: si dimetta. Campagna elettorale più dalle e sulle poltrone che sui programmi

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
05 Settembre 2017 12:15
Regionali, dopo il ritiro Crocetta faccia un altro gesto: si dimetta. Campagna elettorale più dalle e sulle poltrone che sui programmi

Le elezioni regionali entrano nel vivo, mancano due mesi al voto del 5 novembre e gli schieramenti delle forze in campo si vanno delineando anche se la confusione regna sovrana e vi sono molti interrogativi, innegabili, sulla natura e tenuta delle coalizioni così tanto “variegate” e sul fatto che di programmi ancora nessuna traccia.

Nelle ultime si è appreso che l’attuale governatore della Regione, Rosario Crocetta (in foto una sua posa elettorale del 2012), avrebbe ritirato la sua ricandidatura alla presidenza dopo aver incontrato a Roma, insieme al segretario regionale Fausto Raciti, il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi. L’ex premier avrebbe convinto Crocetta a ritirarsi dalla corsa ed appoggiare con il suo movimento, Il Megafono, il centro sinistra. 

Chissà che l'accordo fra Renzi e Crocetta non contempli l'individuazione di un altro candidato al posto di quella del rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, tanto voluta da Leoluca Orlando (detta sempre più legge all’interno del Pd dopo il quasi plebiscito della sula elezione a sindaco di Palermo) e che vede una coalizione allargata, dai Dem ai democristiani, e ad AP, il nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Una coalizione quella già costruita su Micari che ricalca l’attuale composizione del Governo nazionale e che le sinistre, quelle vere, MdP, SI e Prc, non sosterranno essendosi ricompattate sulla figura di Claudio Fava

Crocetta avrebbe certamente detto a Renzi che il nome di Micari, poco conosciuto dai cittadini siciliani, potrebbe non avere quell’appeal giusto per la vittoria delle elezioni e che forse servivano per tenere fede alla linea politica del centro sinistra delle Primarie. Ma come si sa le primarie e la scelta ufficiale di un candidato targato PD in caso di sconfitta, è probabile ma non scontata, avrebbe avuto un peso decisivo anche sulla segreteria nazionale e quindi su Matteo Renzi che in Sicilia sembra disposto a non bruciarsi lasciando andare avanti altri personaggi come ad esempio Leoluca Orlando il quale avrebbe ambizioni da Presidente della Regione dopo la nuova esperienza a sindaco di Palermo in quanto rieletto da pochi mesi.

Crocetta però in questa fase probabilmente, e non solo per aver chiesto fin da subito le Primarie, sembra esser stato il più coerente. Adesso però, dopo aver ritirato la sua candidatura senza nulla ricevere in cambio (ovviamente sappiamo che gli sarà assicurato un posto a Roma) dovrebbe dimostrare coerenza fino alla fine e staccare lui adesso la spina al suo Governo Regionale, quella stessa spina che due anni fa il Pd attaccò alla presa per non rischiare con la caduta improvvisa di Crocetta (ricordate lo scandalo pubblicato sull’Espresso?) di andare ad elezioni anticipate e perdere sonoramente consegnando la Sicilia al Movimento 5 Stelle.

Rosario Crocetta per coerenza dovrebbe dimettersi e ciò sarebbe un grande segno di rispetto per i siciliani e non consentire il rischio, serio, che attraverso il mantenimento fino all’ultimo della sua giunta si faccia campagna elettorale abusando delle poltrone di Governo. Saprà il presidente dal quale si aspettava una “rivoluzione” compiere quest’ultimo gesto, spiegandolo ai siciliani, conquistarsi alla fine la simpatia del suo popolo?

Il quadro generale ad oggi sembra, il condizionale è d’obbligo, un po’ più chiaro ma non per questo semplice, anzi è proprio complesso. Salvo una improvvisa ripresa della fiducia dei siciliani nei confronti del centro sinistra (purtroppo le recenti esperienze di governo, sia a livello regionale che nazionale, hanno provocato una disaffezione evidente) la corsa per la presidenza della regione sarebbe un affare a due: Giancarlo Cancelleri per il M5S e Nello Musumeci per il “variegato” centrodestra.

Un’altra partita si aprirebbe all’Ars dove, a parte nel numero ridotto dei deputati (saranno eletti in 70 e non 90) a causa di una legge elettorale a nostro parere vetusta, prerchè non dà la possibilità di un premio di maggioranza al candidato eletto a presidente della Regione, non sarebbero garantiti i numeri alla coalizione vincitrice. Questo, è probabile, qualcuno lo sa e probabilmente per tale motivo non ci mette la faccia aspettando di potere accusare gli eventuali vincitori di non aver i numeri per governare.

Insomma è iniziato il grande “gioco delle poltrone”, si fanno nomi ma di programmi seri per far uscire la Sicilia ed i siciliani dall’oscurantismo ancora nessuna traccia… E adesso spunta pure Sgarbi fra i candidati alla Presidenza. Una grande terra di conquista, la Sicilia.

Francesco Mezzapelle

05-09-2017 14,00

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