Si è letteralmente “sgonfiato” nel finale, con assoluzioni, prescrizioni e persino remissioni di querele, il processo che davanti il Tribunale di Marsala vedeva imputate una dozzina di persone coinvolte, otto anni fa, in un’indagine dei carabinieri su una serie di truffe che, secondo l’accusa, sarebbero state attuate nella compravendita di auto di grossa cilindrata sull’asse Italia-Germania.
Dall’accusa di associazione per delinquere (“il fatto non sussiste”) sono stati assolti i quattro principali protagonisti della vicenda. E cioè i fratelli gemelli palermitani Giovanni e Giorgio Arena, che avrebbero gestito “di fatto”, alla periferia di Marsala, la ditta “Autoelite srl”, la titolare sulla carta della stessa società, Elena Ventura, madre dei fratelli Arena, e Pietro Giuseppe Centonze, sorvegliato speciale e cugino del capo mafia Natale Bonafede.
Nel luglio 2007, i fratelli Arena erano stati arrestati. Per loro, il pm Antonella Trainito aveva invocato la condanna a 4 anni di carcere, mentre 2 anni erano stati chiesti per Elena Ventura. Per Centonze, invece, il pm aveva chiesto l’assoluzione. Alla sbarra erano anche i marsalesi Domenico Crimi, Giuliano Balsamo, Gianvito Marino e Saverio Fici, tutti dipendenti dell’Autoelite, e per falso quattro titolari di agenzie di pratiche automobilistiche: Concetta Pinto, Piero Genna, Girolamo Stassi e Patrik Basile, quest’ultimo ex consigliere comunale.
A rilevare che i reti di truffa e falso erano ormai andati in prescrizione era stato lo stesso pm durante la requisitoria. Due querele per truffa contro Giovanni Arena sono state, infine, rimesse.
Francesco Mezzapelle
08-07-2015 17,00
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