L’Italia continua a confrontarsi con un problema che sembra non conoscere tregua: il femminicidio. Ogni anno, decine di donne vengono uccise da partner, ex compagni o familiari. Una piaga sociale che si sviluppa nella cultura del possesso e della violenza di genere, e che richiede un’azione immediata, concreta e collettiva. Nei primi quattro mesi dell’anno, in Italia si sono registrati già 42 femminicidi, segnando un drammatico aumento rispetto al 2024. Una donna ogni tre giorni viene uccisa da chi diceva di amarla.
Dietro i numeri in continuo aumento, ci sono volti, sogni spezzati, famiglie distrutte. Storie diverse ma stesso copione: gelosia, possesso, violenze che troppo spesso restano inascoltate fino alla tragedia finale.Le istituzioni corrono ai ripari, è stato approvato un nuovo pacchetto di misure contro la violenza di genere: pene più severe, allontanamento immediato dei sospettati, potenziamento dei centri antiviolenza. Ma gli esperti sono scettici, senza un cambiamento culturale profondo, le leggi da sole non possono porre fine alla violenza.
Ci sono episodi che hanno riempito le cronache ,che hanno portato rumore, acceso per qualche giorno i riflettori sulla violenza di genere. Ma che, troppo spesso, sono finiti archiviati insieme al dolore. Tra questi, la tragica storia di Giulia Tramontano, giovane donna incinta di sette mesi, uccisa brutalmente nel 2023 a Milano dal compagno che avrebbe dovuto proteggerla. Pochi mesi dopo, un’altra giovane vita veniva spezzata: Giulia Cecchettin, brutalmente assassinata a novembre 2023 dall’ex fidanzato che non accettava la fine della loro relazione.
Purtroppo non è finita, anche più recentemente, il dolore ha bussato di nuovo alla porta delle cronache: Sara Campanella, una studentessa universitaria, uccisa nel 2025 dal compagno di università che la perseguitava dopo essere stato respinto. Oppure, Ilaria Sula, uccisa a coltellate nel 2025 dall’ex.La verità è che non servono solo nuove leggi: serve cambiare la mentalità, educare al rispetto, intervenire prima che sia troppo tardi. Perché ogni donna ha il diritto di vivere libera, non di morire per mano di chi dice di amarla o di morire solamente perché donna.
Karol Terranova, Melissa Tilotta e Giorgia Donzella-Liceo "Adria-Ballatore" Mazara del Vallo