Due condanne su 17: processo “Maniscalco” a Marsala, pesanti reati di truffa e falso

Processo a Marsala: 17 imputati coinvolti, con solo due condanne

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
30 Maggio 2025 09:04
Due condanne su 17: processo “Maniscalco” a Marsala, pesanti reati di truffa e falso

Su un totale di 17 imputati, soltanto due sono stati condannati dal Tribunale di Marsala nel processo denominato “Maniscalco Nicola Marcello + 16”. La pesante accusa che aleggiava nel procedimento riguardava un’associazione per delinquere finalizzata a frodi, ricettazione, falso ideologico e materiale, sostituzione di persona e impiego di denaro di provenienza illecita. Secondo gli inquirenti, tali reati sarebbero stati commessi tra il 2017 e il 2019 a Marsala, coinvolgendo Financial Services, American Express, Tim e alcuni cittadini.

L’accusa, come aveva evidenziato il pubblico ministero Roberto Piscitello nella sua requisitoria, ha trovato ostacoli principali nelle intercettazioni considerate in parte inutilizzabili, già durante l’udienza preliminare, e nelle remissioni di querela da parte di alcuni presunti truffati.

In particolare, davanti al giudice per le udienze preliminari, Annalisa Amato, l’avvocato Leo Genna aveva sollevato eccezioni procedurali che hanno portato alla non utilizzabilità delle intercettazioni. Egli aveva evidenziato come alcune di esse fossero state eseguite oltre i sei mesi previsti senza proroga, in un procedimento diverso, senza connessione con i reati contestati, e inoltre, che, secondo le recenti normative, tali intercettazioni non erano ammissibili per i reati in questione. La giudice non ha potuto far altro che dichiararle “inutilizzabili”.

Nel corso del processo, gli avvocati degli imputati sono riusciti a convincere i giudici che il reato di associazione per delinquere più grave nel procedimento non sussisteva. Solo Nicola Marcello Maniscalco e Salvatore Mistretta sono stati condannati: Maniscalco a due anni di reclusione più al pagamento di due terzi delle spese processuali, per falsi materiali e sostituzione di persona, e Mistretta a 6 mesi più un terzo di spese per falso.

Il pubblico ministero aveva invece richiesto sette condanne e dieci assoluzioni. La presidenza del tribunale è stata affidata a Vito Marcello Saladino, con i giudici a latere Chiara Vicini e Francesco Paolo Pizzo.

Al termine della requisitoria, il pm aveva chiesto condanne di tre anni e mezzo per Nicola Marcello Maniscalco, due anni e due mesi per Manuel Maniscalco, due anni e un mese per Antonio Maniscalco, un anno e mezzo più mille euro di multa per Michele Maurizio Chirco, un anno più mille euro di multa per Salvatore Mistretta, e un anno e 500 euro di multa per Giovanna Curatolo. Per alcuni capi d’imputazione non approfondibili senza intercettazioni e querele, sono state chieste assoluzioni (o in alcuni casi, la prescrizione). Gli stessi esiti di assoluzione sono stati richiesti per gli altri imputati, tra cui Filippa Accomando, Giancarlo Chirco, Alfonso Caruso, Danilo Ceraolo, Pietro Marino, Giuseppa Rizzo, Catherine Pronesti, e cittadini stranieri come Sainey Maklo, Najat Mortada, Marian Nicusor Petria, e Djibryl Diop. La difesa è stata affidata a vari avvocati, tra cui Leo Genna e altri professionisti.

Le indagini, condotte dai carabinieri di Marsala e coordinate dai pubblici ministeri Volpe, D’Alessandro e Rana, avevano contestato numerosi episodi, tra cui l’illecita falsificazione di documenti fiscali pubblici per ottenere un finanziamento di 15.500 euro per l’acquisto di una Toyota Yaris, del quale nel tempo fu pagata solo una rata, e la vendita del mezzo a un’altra persona per 5.500 euro.

Inoltre, tramite “artifici e raggiri”, alcuni imputati avevano attivato carte American Express, intestate anche a soggetti ignari, usate per acquisti vari, ricariche di carte Paypal, acquisti di smartphone Tim, ricariche telefoniche, attivazioni di linee fisse, contratti Tim Vision, oltre a ricevere la consegna di apparati elettronici, abbonamenti telefonici e trasferimenti di denaro mediante pagamenti POS ad aziende collegate.

Tuttavia, l’esito del processo ha portato all’assoluzione di quasi tutti gli imputati, alcuni per remissione di querela, altri perché ritenuti non responsabili

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