Grasso. Magro. Quella brutta abitudine di giudicare il corpo

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
02 Agosto 2020 08:00
Grasso. Magro. Quella brutta abitudine di giudicare il corpo

Il corpo è un tempio, si dice. E bisogna tenerlo in perfetta condizione. Bellissimo, per carità, ma per niente facile. Il corpo è di fatto in primis un contenitore, e presuppone un contenuto. Non vanno confusi. Non vanno, soprattutto, fraintesi. Si vede un corpo ed è facile subito additare, davanti o dietro le spalle, al grido di “ohhhhh che magrezza!”, “ohhhh che che grasso!”. L’estate è l’apoteosi del giudizio fisico, i costumi da bagno sono specchi: non mentono e mannaggia a loro favoriscono il bla bla bla.

Arriva l’estate e la magrezza se esagerata fa subito entrare nel panico chi osserva. “Ma è malata/o?”, “matri tutta pelle e ossa!”, “mamma mia addivintau quattru ossa incavigghiati”, “ma cosa gli/le è successo?”. Non si può essere magri a questo mondo perché si fa preoccupare il prossimo. È più facile pensare all’ennesimo tumore o all’ennesima tragedia familiare. Non si può decidere di impegnarsi ad essere magri o, se la natura fa bene il suo, accettare di non ingrassare.

Magrezza fa tristezza. Fa paura. Peró...c’è un peró, un gran peró: la magrezza è più accettabile della grossezza. Arriva l’estate e i chili di troppo diventano fardelli imbarazzanti che è difficile nascondere. É difficile anche portarli quei kg, sia chiaro. Facile dire: “Ehi...hai messo qualche kg su eh...” frase top valida tutto l’anno ma con questa quarantena la cosa è diventata ancora più ossessiva. “Eeehhh bella vita con sta quarantena, vero???”. “Meglio darti a vestire che darti a mangiare” “Sei incinta di nuovo?” E via dicendo.

Sul grasso le frasi si sprecano, evito un elenco lungo e imbarazzante. Per chi le pronuncia sono parole, per chi le riceve sono lame. Nella carne. Grondanti di sangue sempre. Ora, riflettiamoci insieme: è il caso di additare sempre chi ha chili in piú? È corretto mortificare, imbarazzare, mettere a disagio? No. Per molti peró sembra una attività necessaria. Come se sottolineare un difetto visibile faccia sentire meglio chi lo sottolinea. L”amicone” che non si fa i fatti suoi e usa sadismo, in soldoni.

In primis dietro i chili ci sono persone, dentro i chili ci sono anime. Tra le righe dei kg ci sono gravidanze desideratissime che non arrivano e percorsi ormonali che sfiancano, ci sono gravidanze vicine fatte una dopo l’altra, parti gemellari, ci sono parti difficili, cesarei complessi, uteri che non rientrano,diastasi addominale, c’è rabbia, solitudine, disagio, vuoti, incapacità a controllarsi, il non volersi bene abbastanza, parole non dette, mancanze. Questo per gli adulti. E per gli adolescenti? Idem, senza il concetto di gravidanze.

Forse per un adolescente è anche peggio. Non rientrare nei canoni fisici che la società impone è frustrante. E per un ragazzo o ragazza che si affaccia nel mondo degli adulti è un biglietto da visita carissimo. Nessuno sta bene in panni così scomodi. “E fai palestra!?”, “E muoviti di più?!”, “E mangia di meno?!”. Un fardello. Un corpo appesantito dai chili non è solo un corpo che mangia, superficiale come pensiero (troppo!) , è molto molto molto di più. Avete mai pensato a come è difficile andare nei negozi e non scegliere i vestiti ma essere scelti dai vestiti? A come imbarazza la faccia disgustata degli altri appena si hanno ascelle pezzate? A come ci si imbarazza a sedersi su sedie a volte troppo piccole? Ad andare al cinema? No.

Diventa più facile additare invece e pensare “ma dai, ma che ci vuole? Mettiti a dieta’”. Perché ho pensato a questa riflessione? Perché sono stata vittima del giudizio fisico. Si ho l’altezza ma che fatica questo corpo che ho e che dice troppo di me. Il desiderio di scrivere queste parole arriva dal fatto che sono una donna che ha sempre avuto problemi con il peso. Da piccola. L’ho sofferto molto, l’ho contrastato, ho lottato con me stessa. Non so neanche se ho smesso... E sono tra quelle che, al momento, almeno una volta al giorno si sente dire “ehi di nuovo incinta?”.

Onestamente è sfiancante. Arriverò al punto che dirò: SI! E faccio stare sereno chi sta in pensiero per me eh... Il mio peso, nel mio caso, è specchio di uno stato d’animo. Ci sono momenti in cui sono più serena e riesco a contrastare la mia naturale pigrizia e riesco a impegnarmi perché il corpo sia in equilibro con l’animo. Altre volte è subbuglio, è caos, è difficoltà oggettiva. Il mio corpo è il mio tempio, ma il mio tempio ha tanto da contenere. Ci ho pensato tanto e sono arrivata a pensare che nel mio caso la pancia fosse il legame con mia madre.

L’unico fisico. Lei mi ha lasciato mentre io avevo il pancione... Si si proprio così. Non ho intenzione di parlare di questo, della voragine che questo ha scavato dentro, dei percorsi ormonali e medico-chirurgici che ho fatto, dei vuoti o della rabbia che spesso mi assale. Non voglio parlare di questo. Come tutti non voglio compassione, non voglio far pena e non voglio per forza essere capita. Voglio solo riflettere sul rispetto alla persona. A me stessa. Io sono una persona con una storia.

Tutta mia. Ci sono dinamiche emotive personali che non si possono spiegare. Oltre ai chili fisici ci sono anche chili emotivi. Quelli sono piombo. Difficile distinguere quelli fisici da quelli emotivi. E non sempre una dieta basta. Avete mai pensato alla stanchezza e alla fatica di fare dieta dopo dieta dopo dieta? A volere qualcosa, il dimagrimento, che come obiettivo si allontana anziché avvicinarsi? Insomma perché questo bisogno di ghettizzare nella magrezza o nella grossezza? Io ho impiegato tempo ma ho imparato a volermi bene ed ad accettarmi.

Sono una privilegiata. Pensiamo a chi è in piano percorso di innamoramento reale di se stesso... In questo anno così particolare in cui il Covid19 ci ha insegnato che tutto è fugace, tutto è fragilissimo, tutto è legato ad un filo sottilissimo, impariamo a non giudicare la forma. La forma, in certi casi, non è sostanza. Questo è uno di quei casi. Senza se e senza ma. Dietro quel kg in meno o in più c’è un mondo. Avrei voluto scrivere questa riflessione ponendo la questione tutta al femminile ma ho esitato, prima, e poi desistito.

Alle donne viene fatto pagare troppo, anche un fisico non “perfetto” e poi credo che la piaga sia unisex: tanto maschile quanto femminile. Ed io per prima volendo evitare una mancanza di rispetto facendone una questione di genere ho preferito porre la questione toccando entrambi i generi... Su questo spero di farvi riflettere con me. Concludo dicendo: cerchiamo di guardare oltre, di abbracciare, si porgere una mano. Impariamo a non aumentare quei chili con dita puntate, occhiate storte e giudizi stupidi...sosteniamoli quei chili accarezzando l’autostima.

Siamo persone prima di essere grassi, magri, neri, bianchi, belli, brutti, alti, bassi, e qualunque cosa sia tutto fuorché qualcosa che aiuti a migliorare. Maria Elena Bianco

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