Il circolo dei lettori “Camilleri” ricorda Sepulveda ad un mese dalla scomparsa

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
16 Maggio 2020 12:07

Luis Sepulveda. Una vita per un sogno “Ciascuno cresce solo se sognato” (Danilo Dolci) E’ trascorso un mese da quando il 16 Aprile, ci ha lasciato Luis Sepulveda  lo scrittore che  ha messo il mondo di fronte alle grandezze e  alle miserie della storia del Novecento e che ha scelto la letteratura per ''dar voce a chi non  ne ha”.  Dopo una vita impegnata a combattere a favore degli oppressi, egli ha perduto la battaglia contro un nemico insidioso e invisibile il Covid 19 . Da quel giorno il mondo è e non solo quello letterario è più povero.

Luis Sepúlveda Calfucura nasce a Ovalle, in Cile, il 4 ottobre 1949. Il giovane Luis crebbe a Valparaíso, in Cile, con il nonno paterno e con uno zio, entrambi anarchici, che gli instillarono l'amore per la libertà, per i romanzi di avventura di Cervantes, Salgari, Conrad, Melville. La vocazione letteraria si manifesta poco dopo e a scuola scrive racconti e poesie per il giornalino d'istituto. Da adolescente legge García Lorca, Antonio Machado e Gabriela Mistral. A 17 anni inizia a lavorare come giornalista per il quotidiano Clarín.

Nel 1969 pubblica il suo primo libro e vince una borsa di studio per l’Università Lomonosov di Mosca. Dopo pochi mesi viene espulso dall’Unione Sovietica per "atteggiamenti contrari alla morale proletaria". Durante la presidenza di Salvador Allende si iscrive al Partito Socialista ed entra a far parte della guardia personale del Presidente cileno. Dopo il colpo di Stato di Pinochet viene arrestato, torturato e segregato in una cella minuscola. Condannato all’ergastolo, la pena, grazie all’intervento di Amnesty International, viene commutata in 8 anni di esilio.

Dopo aver combattuto in Nicaragua si trasferisce in Europa. Prima in Germania, poi in Francia dove ottiene anche la cittadinanza. Nel 1982 inizia a collaborare con Greenpeace partecipando a diverse spedizioni. L’esperienza lo porta a scrivere il romanzo “Il mondo alla fine del mondo”.  Riavrà la cittadinanza cilena molti anni più tardi nel 2017. Sepulveda scrive e pubblica numerose opere nelle quali ad emergere sarà il Sepúlveda delle memorie, dei grandi romanzi storici, degli affreschi sul Cile che fu e di come è stato ridotto il suo paese, splendido e sventurato .

"Sono uno scrittore - diceva Sepúlveda - perché non so fare altro che raccontare storie. Ma sono anche un essere sociale, un individuo che rispetta sé stesso e intende occupare un piccolo posto nel labirinto della storia. Da questo punto di vista, sono il cronista di tutti coloro che giorno dopo giorno vengono ignorati, privati della storia ufficiale, che è sempre quella dei vincitori".  Attivista instancabile ed eccellente narratore, Sepúlveda ha raggiunto la fama internazionale con il suo primo romanzo: "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore".

Poi, con 'Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare'è stato consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto ma per tutte le età. Fra le sue opere “Il potere dei sogni” Quasi un  testamento spirituale nel quale scrive: […Credo  che non ci sia un sogno più bello di un mondo dove il pilastro fondamentale dell’esistenza è la fratellanza, dove i rapporti umani sono basati sulla solidarietà, un mondo in cui siamo tutti d’accordo sulla necessità della giustizia sociale e ci comportiamo di conseguenza… …I miei sogni sono irrinunciabili, sono ostinati, testardi, resistenti.

La difesa di quei sogni è legata alla vecchia querelle fra il bello e il sublime, fra il bene e il male nel senso più pieno e profondo. Se non siamo  audaci, il che non è sinonimo di irresponsabili, se non siamo terribilmente audaci con i nostri sogni e non crediamo in loro fino a renderli realtà, allora i nostri sogni appassiscono, muoiono, e noi con loro. Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni.

Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io, umilmente, a modo mio ho fatto lo stesso. Prima di tutto sono un cittadino e un uomo libero,poi sono uno scrittore. Credo che uno sia uomo prima di essere artista o scrittore, credo che uno sia responsabile prima di essere celebre, credo che uno sia giusto prima di essere famoso, perché in caso contrario l’arte, la celebrità e la fama non sono altro che scuse per non compiere i doveri dell’uomo e del cittadino…] Luis Sepúlveda, poeta,scrittore, drammaturgo, regista e combattente, è stato il simbolo di lotta, il profeta di un altro modo di stare insieme, un esempio concreto di come potremmo essere e purtroppo non siamo e, forse, non saremo mai.

Contributo di Leonarda Paladino e Maria Elena Bianco.

 

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