“Una punta di Sal”. 1° Maggio… il “prezzo” del Lavoro

Per celebrare il 1° Maggio ripercorriamo alcune tappe delle lotte per i diritti dei lavoratori in Sicilia

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
01 Maggio 2021 09:26
“Una punta di Sal”. 1° Maggio… il “prezzo” del Lavoro

L'episodio che ha ispirato la data nella quale attualmente, in molti Paesi del mondo, si celebra la Festa del lavoro (o dei lavoratori), avvenne negli Usa, a Chicago il 1° maggio del 1886. Quel giorno era stato indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti con il quale gli operai rivendicavano migliori e più umane condizioni di lavoro: a metà Ottocento non era raro che si lavorasse anche 16 ore al giorno, la "sicurezza" non era neppure contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni.

La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una e propria vera battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket. Tre anni dopo, il 20 luglio del 1889, a Parigi, durante il primo congresso della Seconda Internazionale (l'organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei) fu lanciata l'idea di una grande manifestazione per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. Nella scelta della data si tenne conto proprio degli episodi di Chicago del 1886 e si decise di celebrare il lavoro e i lavoratori il Primo Maggio.

Dal 1947 la Festa del lavoro e dei lavoratori divenne ufficialmente festa nazionale italiana e attualmente il Primo Maggio è giorno di festa nazionale in molti Paesi: da Cuba alla Turchia, dal Brasile alla Cina e poi Russia, Messico e diversi Paesi dell'Unione Europea. Curiosamente non lo è negli Stati Uniti, il Paese da cui, in un certo senso, tutto cominciò. Negli Usa si celebra una festa dei lavoratori il primo lunedì di settembre. Ma la storia dei lavoratori ha altri connotati, con tante lotte e con tante umiliazioni.

Nel 1893 è stato scritto a mano un contratto con i contadini siciliani. Sapete cosa hanno voluto scrivere i contadini nel contratto? Che il padrone doveva dare loro da bere un quarto di litro di vino. E poi aggiunsero anche una nota in fondo al contratto: “per vino deve intendersi vino buono e non il vinello o vino guasto”. E precisarono anche cosa si intendesse per minestra, perché sapevano che i padroni non rispettavano neanche i bisogni più elementari. Furono costituiti i famosi Patti di Corleone che non avevano nulla di straordinario perché stabilivano una mezzadria pura, ma per la prima volta i contadini divennero un soggetto politico.

Da pietre e da oggetti, diventarono soggetti politici che dicevano al padrone “Se vuoi che vengo a lavorare nelle tue terre mi devi dare delle condizioni” .(tratto da “Racconti di schiavitù e lotta nelle campagne”, AutAut Edizioni). Nacquero i Fasci dei Lavoratori ove si distinsero anche le donne. I Fasci siciliani furono tragicamente repressi dai mafiosi locali e dal governo nazionale. Si contarono più di cento morti, diverse centinaia furono i feriti e oltre 3.500 i rinchiusi nelle patrie galere.

Per comprendere perché i fasci ebbero una tale diffusione nei centri rurali basta considerare le condizioni in cui versava, a trent'anni di distanza dalla forzata Unità, la classe contadina. In Sicilia giunse in ritardo la promulgazione delle leggi eversive della feudalità e, quando giunsero, queste leggi non vennero applicate per molto tempo. Benché i feudi fossero stati trasformati in proprietà private, non ci fu la formazione di una classe di piccoli e medi proprietari. Le terre vendute dai baroni in dissesto finanziario finirono per ingrandire ulteriormente i latifondi di altri ex-feudatari e di gente arricchita.

Nel dopoguerra non si può dimentica il lavoro di sindacalisti come Placido Rizzotto (partigiano delle brigate Garibaldi, militante socialista, sindacalista Cgil, assassinato il 10 marzo del ’48 dalla mafia), Giuseppe Maniaci (segretario della Confederterra, assassinato il 25/10/ ’47 dalla mafia), Vito Pipitone (Vice segretario Confederterra, assassinato 19/107’47 dalla mafia). Negli anni seguenti emergerà la figura Pio la Torre (’59 segretario regionale Cgil, ’62 segretario regionale P.C.I.

, ’63 deputato regionale P.C.I., ’62 deputato alla camera P.C.I.), promosse nel ’76 la Commissione parlamentare Antimafia, la legge sul reato di associazione mafiosa e sulla confisca dei beni; La Torre nel ’81 si oppose alla costruzione della base NATO di Comiso con una petizione in calce a un milione di firme. Fu assassinato dalla mafia il 30 aprile 1982. (in foto di copertina un disegno di Renato Guttuso pubblicato sulla prima pagina de L’Unità del 1° Maggio 1982 che aprì con il titolo “Agguato omicida al compagno La Torre”.

Nel suo disegno il grande artista siciliano ritrae Pablo Picasso intento a disegnare la colomba che dal 1949 diventerà simbolo della lotta per la pace e della giornata dei lavoratori).

L’1 Maggio del ’47 si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, sospesa durante il ventennio fascista. Circa duemila contadini si riunirono in località Portella della Ginestra, una vallata vicino Piana degli Albanesi, per manifestare contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre incolte e per festeggiare la vittoria alle regionali del “blocco del popolo” con il 29% dei voti. Improvvisamente delle raffiche di mitra che perdurarono per circa un quarto d’ora, stroncarono la vita di 11 persone e ne ferirono una trentina, alcuni morirono successivamente per la gravità delle ferite riportate.

E’ stata la strage della banda di Salvatore Giuliano. E si potrebbero elencare altre battaglie. Oggi l’agricoltura lavorata dai contadini è rimasta povera. Nelle ultime settimane si sta discutendo molto della crisi della filiera agricola. L’emergenza Covid-19 ha fatto emergere tutte le contraddizioni del settore. La questione abitativa, i salari, lo sfruttamento: contraddizioni già esistenti prima di questa crisi sanitaria ma che oggi esplodono, in seguito alle misure di contenimento del contagio introdotte negli ultimi mesi.

Con il lockdown e la chiusura delle frontiere è difficile muoversi, migliaia di lavoratori stagionali sono bloccati nell’est Europa e altrettanti lo sono nei vari ghetti d’Italia, in condizioni igienico-sanitarie disastrose. L’assenza di lavoratori rischia di mettere in ginocchio una filiera fondamentale, quella del cibo e così si scopre che quei lavoratori sono fondamentali al sistema agricolo. E alla società intera. Come a Mazara del Vallo i nordafricani lo sono per la pesca.

Salvatore Giacalone

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