Petrosino, Lottizzazione abusiva a Torrazza, condannato Michele Licata. Soddisfazione del sindaco Giacalone.

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
03 Maggio 2018 14:59
Petrosino, Lottizzazione abusiva a Torrazza, condannato Michele Licata. Soddisfazione del sindaco Giacalone.

“Abbiamo vinto una battaglia di riscatto e di legalità per il territorio e per la tutela dell’ambiente. Una battaglia che ci ha visto impegnati per anni anche contro muri di gomma”. Lo ha dichiarato il sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, subito dopo la sentenza emessa oggi pomeriggio dal giudice monocratico del Tribunale di Marsala, Lorenzo Chiaramonte, al termine del processo di primo grado che vedeva imputato l’imprenditore Michele Licata per la presunta lottizzazione abusiva a Torrazza.

L’imprenditore è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione. Licata è stato condannato anche al risarcimento dei danni in favore del Comune petrosileno da quantificarsi in sede civile per i danni materiali e quantificati, invece, in 20 mila euro per i danni non patrimoniali.

Il Comune, che nel procedimento si era costituito parte civile, era rappresentato dagli avvocati Giuliano Pisapia e Valerio Vartolo. “Finalmente è emersa una verità giudiziaria analoga a quella storica, grazie anche al forte impegno dell’attuale amministrazione comunale di Petrosino a tutela del territorio, dell’ambiente e della bellezza dei luoghi”, è stato il commento di Pisapia.

Quello relativo al “Lido Torrazza” era stato il primo importante “inciampo” dell’ex principale imprenditore marsalese del settore ristorazione-alberghiero. Quello dal quale, a catena, sono arrivati tutti gli altri.

In questo caso, il guaio giudiziario, approdato al dibattimento davanti il giudice monocratico è relativo a “violazioni ambientali” contestate nell’ambito della vicenda poi sfociata, nel novembre 2012, nel sequestro, ad opera dei carabinieri, del lido “Le Torrazze”, realizzato nell’estate 2011 dalla società “Roof Garden”.

In collaborazione con i vigili urbani, i carabinieri posero i sigilli in esecuzione di un decreto emesso dalla Procura. Il progetto approvato dal Comune di Petrosino prevedeva che la struttura dello stabilimento balneare fosse costruita con materiali facilmente scomponibili. In modo da poter essere smontati a fine estate (entro il 30 ottobre). In realtà, però, furono realizzate fondazioni in cemento armato ed elementi portanti (travi e pilastri) in legno lamellare, con copertura in pannelli coibentati.

La struttura fu, per altro, in parte realizzata in un’area sottoposta a vincoli paesaggistici e a protezione speciale. Si tratta, infatti, di una zona Sic/Zps denominata ‘’Paludi di Capo Feto e Margi Spano’’’, che prevede una fascia di protezione fino a 300 metri dalla battigia. Contro il progetto si erano schierati Legambiente, Sel, Pd e un comitato per Torrazza “spiaggia libera”.

Francesco Mezzapelle

03-05-2017 16,45

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