Processo per favoreggiamento prostituzione, Misuraca scagiona Calafato

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
06 Ottobre 2015 09:43
Processo per favoreggiamento prostituzione, Misuraca scagiona Calafato

"Vincenzo Calafato non sapeva che nell’appartamento mi aveva affittato c’erano ragazze che si prostituivano. Quando lo seppe mi cacciò”. E’ quanto ha dichiarato, in Tribunale, a Marsala, il mazarese Vittorio Misuraca, che per quel giro di “squillo” ha già patteggiato la pena (sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione).

Misuraca è stato ascoltato, quale teste citato dalla difesa, nel processo che per la medesima vicenda vede imputati, oltre all’ex assessore Calafato, proprietario dell’appartamento dove c’era sesso a pagamento, anche un vigile urbano, Leonardo Di Giorgi, e Francesco Maiale. A gestire il giro di “squillo” era proprio Misuraca, che in Tribunale ha, quindi, scagionato Calafato. Ascoltato anche un collega di Di Giorgi, che ha riferito che il giorno in cui viene contestato il reato al vigile urbano erano insieme di pattuglia con l’auto di servizio.

A difendere i tre imputati sono gli avvocati Mariella Martinciglio, Stefano Pellegrino e Simone Bonanno. L’indagine, svolta dai carabinieri, è del 2013. Quell’anno, ai primi di novembre, dopo una serie di intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, scattò l’operazione sfociata nel processo. Quattro furono le persone coinvolte. Vittorio Misuraca fu posto agli arresti domiciliari. Avrebbe indotto, favorito e sfruttato l’attività di prostituzione di ragazze brasiliane.

Per Calafato fu emesso il provvedimento dell’obbligo di presentazione al posto di polizia. Gli altri furono denunciati a piede libero. I carabinieri, inoltre, su ordine del gip del Tribunale di Marsala, sottoposero a sequestro preventivo l’appartamento (primo piano in centro storico) dove le giovani sudamericane ricevevano i clienti. Particolare curioso: a far capire a chi era fuori che le ragazze erano in casa e disponibili agli incontri era un cappello di paglia poggiato sul davanzale di una finestra. Se non c’era, era inutile suonare il campanello.

Molti clienti, comunque, contattavano le prostitute attraverso i numeri di telefono riportati in annunci pubblicati su siti internet e giornali. Nel corso della telefonata veniva concordata la prestazione ed il prezzo. L’attività d’indagine, durata per diversi mesi, ha consentito di accertare un giro d’affari elevato con una clientela eterogenea proveniente da tutta la provincia.

A far scattare l’inchiesta dei carabinieri fu una segnalazione molto circostanziata, secondo la quale il giro di squillo sarebbe stato composto “da tre brasiliane, delle quali due sono in servizio a turno, con tariffe base di 50 e 100 euro”. Il maggior “via vai” sarebbe stato nella “pausa pranzo”. Della ‘casa chiusa’ sempre secondo la fonte, alcuni organi di polizia sarebbero stati a conoscenza, ma sarebbe mancato fino a quel momento fa l’elemento del reato: lo sfruttamento della prostituzione. L’attività sarebbe stata in passato “gestita da un indigeno con italiane – continuava la segnalazione – ora l’attività si è ingrandita ed è pieno di giovani”.

Il sabato, in particolar modo, e nei feriali all’ora di pranzo era possibile notare numerosi movimenti attorno all’abitazione”. Prossima udienza il 26 ottobre, quando accusa e difesa chiederanno l’ammissione delle ultime prove.

A.P.

06/10/2015

{fshare}

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza