Dopo aver avuto l’opportunità di vedere il nuovo film di Superman, uscito nelle sale proprio una settimana fa, possiamo finalmente condividere le prime impressioni su questa attesissima pellicola, che segna l’inizio di una nuova era per DC sotto la guida di James Gunn.
Il film, intitolato semplicemente Superman, rappresenta un vero e proprio punto di svolta nel franchise, lanciando il “Chapter One: Gods and Monsters” e ripartendo dalle fondamenta di un’iconica figura che, più che mai oggi, si propone come simbolo di speranza e rinnovamento. Gunn, anche regista e sceneggiatore, porta avanti un progetto ambizioso che mira a unificare cinema, serie TV e animazione sotto un’unica visione autoriale, restituendo al personaggio di Clark Kent la sua forza e la sua luce originale. La storia ci introduce a Superman, già noto al mondo da qualche anno, impegnato a piegare il destino del pianeta in modo disinteressato e valoroso. Nonostante i gesti eroici e disinteressati, tuttavia, l’eroe si trova ad affrontare una sfida più complessa: mantenere la fiducia delle persone che, dopo anni di salvataggi e gesti simbolici, ormai non lo vedono più come un faro di speranza indiscusso.
L’antagonista, Lex Luthor, interpretato da un convincente Nicholas Hoult, incarna questa preoccupazione, alimentando sospetti e diffidenze con un piano subdolo volto a screditare Superman. La narrazione si sviluppa attraverso una trama articolata, tra scontri fisici e battaglie ideologiche, che mettono alla prova non solo la forza del protagonista ma anche la sua capacità di affrontare i propri dubbi. La sconfitta di Superman in uno scontro cruciale diventa quindi un momento di riflessione e di rinascita, portandolo a cercare un senso più profondo nel suo ruolo e nel suo rapporto con il mondo che lo circonda.
Il film tratta temi universali con grande sensibilità, e uno dei più intensi riguarda il rapporto tra Superman e le due famiglie che lo hanno plasmato: quella di Krypton e quella del Kansas. Questa dualità diventa una potente metafora sull’identità, sulla famiglia e sulla capacità di scegliere chi si vuole essere. Gunn affronta questa tematica con un’ottica inclusiva, mostrando come i legami umani e affettivi possano avere un peso più grande di legami di sangue, e valorizzando l’idea che i valori vengono continuamente plasmati dalle scelte di ciascuno.
Il messaggio contro il timore del “diverso” e il risentimento che l’accompagna si mostra molto attuale. Lex Luthor, in questo senso, rappresenta non solo l’antagonista classico, ma un’immagine dell’invidia e dell’insicurezza umana, che teme e odia ciò che non può controllare. La sua gelosia, alimentata da un ego smisurato, diventa il motore di un odio che si insinua nelle pieghe della società, alimentando un’ostilità che va oltre il combattimento fisico e diventa un vero e proprio scontro di valori e identità. La pellicola riesce a trattare questi temi senza mai risultare scontata, grazie anche a interpretazioni convincenti e credibili.
Visivamente, il film si distingue per la vivacità dei colori e le scene di azione cariche di energia. Gunn, che ha ormai affinato il suo linguaggio nelle storie supereroistiche, riesce a mantenere una chiarezza di racconto anche nelle sequenze più movimentate, rendendo tutto molto leggibile e coinvolgente. Corenswet, nel ruolo di Clark, trasmette perfettamente quella purezza e questa speranza che caratterizzano il personaggio, mentre Rachel Brosnahan dà vita a una Lois Lane forte, con un’indole indipendente e affatto timida, che si rivela fondamentale nella narrazione. La loro chimica, evidente in ogni scena, aiuta a rendere credibili e profonde le dinamiche tra i personaggi, e rende ancora più tangibile il viaggio interiore di Superman.
L’interpretazione di Hoult, invece, funziona bene nel dipingere un Lex Luthor astuto e manipolatore, in grado di infiammare gli animi e mettere in discussione il ruolo dell’eroe. Tuttavia, alcune scelte di scen