Quest'anno ricorre il 76esimo anniversario da quando, il 27 gennaio del 1945, le truppe dell’Armata Rossa sovietica liberarono il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau e rivelarono, per la prima volta, al mondo intero l'orrore, la tragedia e la follia del genocidio nazista. A finire nei campi di sterminio furono uomini, donne, anziani e bambini. La loro colpa fu quella di essere nati "diversi". Per il loro pensiero, la loro etnia, l'orientamento sessuale, la religione e la loro origine.
Tutte caratteristiche che andavano contro un'ideologia che prediligeva la "razza pura e ariana" e che li rendeva "impuri" agli occhi dei nazifascisti. L’obiettivo di questa giornata non è solo quello di ricordare, soprattutto ai giovani e alle future generazioni, tutti i crimini contro l'umanità e le vittime dell'Olocausto, ma anche ricordare gli ultimi testimoni della Shoah che, purtroppo, ci stanno lasciando di anno in anno. Recentemente, tra gli altri, è scomparso lo scrittore Nedo Fiano.
Si rimane sbalorditi difronte a giovani che ignorano cosa sia la Shoah. Il solo pensiero fa rabbrividire anche e soprattutto le generazioni adulte ed è crescente il timore che le grandi testimonianze della Segre, di Modiano e di altri testimoni possano finire nel dimenticatoio. I giovani devono essere pronti a tramandare le loro testimonianze quando queste persone non ci saranno più. I ragazzi di oggi saranno pronti a raccontare ai propri figli cosa furono le leggi razziali, i campi di sterminio, il genocidio ebraico? Come diceva Primo Levi, uno dei testimoni più importanti di questa tragedia, «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».
È dunque opportuno ricordare ciò che è successo affinché non venga dimenticato e non possa mai più accadere. Simone Crapanzano