Li definirono "furbetti dell'Antimafia", sono a processo

Sul banco degli imputati i giornalisti Giacomo Di Girolamo, Filippo Roma e Giulia La Monaca, Laura Agata Pulizzi

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
31 Ottobre 2025 11:54
Li definirono

Il Tribunale di Marsala è al centro di una complessa vicenda giudiziaria innescata da un servizio televisivo de "Le Iene" che aveva sollevato pesanti interrogativi sull'operato dell'associazione antiracket e antimafia "La verità vive" in Sicilia. L'inchiesta, andata in onda il 28 aprile 2019 con il titolo "Furbetti dell'antimafia", ipotizzava che l'associazione avesse trasformato la nobile lotta alla criminalità organizzata in una vera e propria attività economica, cercando di costituirsi continuamente parte civile nei processi di mafia per ottenere risarcimenti in denaro.

Il giornalista Filippo Roma, inviato de "Le Iene", ha indagato a Marsala, evidenziando che gran parte dei bilanci dell'associazione sarebbero stati spesi per onorare i servizi di un professionista, identificato nell'avvocato Giuseppe Gandolfo, che è anche il coordinatore della stessa associazione. Di fronte alle telecamere, lo stesso avvocato Gandolfo aveva asserito: "Mi rendo conto che uno si pone il dubbio". La questione ha subito innescato una reazione a catena nel mondo giudiziario. Il giornalista Giacomo Di Girolamo aveva dichiarato: “Questa associazione non fa nulla, non difende nessun commerciante”.

A rendere ancora più intricata la vicenda, e anche secondo Di Girolamo, è il coinvolgimento di Piera Aiello, coraggiosa testimone di giustizia ed ex parlamentare, che fino a pochi mesi prima del servizio aveva ricoperto il ruolo di Presidente dell'associazione "La verità vive". Intervistata da Filippo Roma, la Aiello ha chiarito di essersi dimessa dalla presidenza e di non aver "mai preso una lira" dall'associazione, prendendo così le distanze dalla gestione finita sotto accusa.

Oggi, Piera Aiello si trova nuovamente al centro degli eventi: proprio come parte offesa dal servizio televisivo, si è infatti costituita parte civile nel processo per diffamazione aggravata che è appena iniziato avanti al Tribunale di Marsala. Sul banco degli imputati figurano i giornalisti de "Le Iene" Filippo Roma e Giulio La Monica, insieme al giornalista Giacomo Di Girolamo (che aveva fornito dati e analisi sui bilanci dell'associazione) e a Laura Agata Pulizzi.

Parallelamente al processo contro gli autori del servizio, la questione ha già portato a una prima condanna. Il Tribunale di Marsala, con il giudice Matteo Torre, ha condannato F. P., 59 anni, per diffamazione aggravata. Il soggetto aveva pubblicamente indicato l'avvocato Giuseppe Gandolfo come "ladro" in un commento su Facebook, riferendosi esplicitamente al contenuto dell'inchiesta de "Le Iene".

F.P. è stato condannato a pagare una multa di 600 euro e a versare le spese legali e una provvisionale risarcitoria all'avvocato Gandolfo, anch'egli parte civile nel processo contro i giornalisti. La sentenza evidenzia il delicato equilibrio tra diritto di cronaca, diffamazione e il ruolo delle associazioni antiracket e antimafia, specialmente in un territorio complesso come la Sicilia. L'esito del processo principale dovrà ora definire i confini tra l'attività di denuncia giornalistica e la tutela della reputazione dei soggetti coinvolti, inclusa una figura di spicco nella lotta alla mafia come Piera Aiello. Parti civili costituite sono l’avv. Giuseppe Gandolfo e l’Associazione Antimafie e Antiracket La verità vive

Il link al servizio de le Iene:

https://www.iene.mediaset.it/video/sicilia-associa...

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