Marsala, Operazione antimafia “The Witness”: tre a giudizio e due condannati

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
28 Settembre 2015 20:55
Marsala, Operazione antimafia “The Witness”: tre a giudizio e due condannati

Tre rinvii a giudizio e due condanne con rito abbreviato. E’ questo il bilancio finale dell’udienza preliminare tenuta davanti il Gup di Palermo Nicola Aiello per il procedimento penale scaturito dall’operazione dei carabinieri “The Witness” del 9 marzo scorso.

Per associazione mafiosa, sono stati rinviati a giudizio Antonino Bonafede, di 79 anni, pastore e vecchio “uomo d’onore”, Martino Pipitone, di 65, ex impiegato di banca, entrambi in passato già arrestati per mafia, e Vincenzo Giappone, 53 anni, pastore, incensurato. La prima udienza del processo, davanti il Tribunale di Marsala, si terrà il 16 novembre. L’indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Teresa Principato e dal sostituto Carlo Marzella.

Secondo l’accusa, Antonino Bonafede avrebbe preso il posto del figlio, Natale Bonafede, in carcere dal gennaio 2003 con una condanna definitiva all’ergastolo, al vertice della locale famiglia mafiosa. Secondo l’accusa, Antonino Bonafede, al quale in gennaio sono stati confiscati beni per oltre 4 milioni di euro, assieme a Giappone, “provvedeva alla raccolta del denaro provento di attività illecite, poi conferito al “mandamento mafioso” di Mazara e ai familiari di affiliati detenuti, come Amato Giacomo, uomo d’onore marsalese condannato all’ergastolo”.

Giappone sarebbe stato il cassiere della “famiglia” e il “primo collaboratore” di Bonafede senior. Martino Pipitone avrebbe, invece, esercitato la sua “sfera d’influenza nel centro storico”. Altri due coinvolti nell’indagine “The Witness”, Sebastiano Angileri, di 48 anni, fabbro, e la moglie Vita Maria Accardi, il primo accusato favoreggiamento e intestazione fittizia di beni, la seconda solo di intestazione fittizia, hanno invece chiesto di essere giudicati con rito abbreviato e sono stati condannati dal gup Aiello, che comunque ha escluso per loro l’aggravante di favoreggiamento mafioso, rispettivamente a due anni e a un anno e 4 mesi di reclusione. Entrambi erano incensurati.

P.A.

28/09/2015

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