Marsala, Altra rapina alla Banca “Toniolo” di Terrenove

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
31 Marzo 2016 16:34
Marsala, Altra rapina alla Banca “Toniolo” di Terrenove

Un’altra rapina è stata messa a segno, intorno alle 13, della Banca di Credito Cooperativo “G. Toniolo San Cataldo” di contrada Terrenove-Bambina. Ad agire, stavolta, presenti anche alcuni clienti terrorizzati, sono due malviventi con il volto travisato da passamontagna, che dopo aver fatto irruzione nell’istituto di credito hanno intimato agli impiegati di consegnare tutto il denaro che era in cassa (non si conosce l’entità del bottino).

Poi, la fuga su una Fiat Panda condotta da un complice. Sul fatto, indaga la polizia. La stessa banca era stata obiettivo dei rapinatori lo scorso 4 gennaio. In quel caso, la risposta della polizia fu immediata. Scattato l’allarme, infatti, l’intero versante sud marsalese fu “cinturato” fino all’ex borgata di Petrosino, dove poi si è scoperto quello che per gli investigatori sarebbe il “covo” della banda che avrebbe assaltato l’istituto di credito.

Una banda nata sull’asse Palermo-Petrosino sulle cui tracce, a seguito di altri recenti “colpi” compiuti nel Bagherese, era già la sezione investigativa del Commissariato di Bagheria. Ad essere arrestati, a poche ore di distanza dalla rapina commessa a Terrenove, furono i petrosileni Marco Buffa, di 42 anni, e Antonino Maltese, di 45, il mazarese Matteo Foggia, di 35, i palermitani Filippo Bruno, di 25, e Salvatore Borgognone, di 20, nonché Ignazio Lo Monaco, di 40, e Giovanni Cerrito, di 36, di Villabate.

Il blitz sfociato nei sette arresti fu condotto congiuntamente dai poliziotti dei commissariati di Bagheria e Marsala (quest’ultimo diretto dal vice questore Teofilo Belviso) e della Squadra mobile di Trapani. Tra gli arrestati di gennaio, diversi pregiudicati e anche alcuni “figli d’arte”, come il palermitano Filippo Bruno, figlio di Natale Bruno, ritenuto ai vertici della “famiglia” mafiosa di “Brancaccio”, arrestato nel 2014 e recentemente condannato a 16 anni di carcere.

Agli investigatori bagheresi non sono, infatti, sfuggite le importanti “parentele” e il “fitto reticolo di conoscenze criminali – si sottolinea nel comunicato della polizia - che hanno fornito alla banda di malviventi un carattere di interprovincialità”. Un significativo precedente anche per Marco Buffa, nel 2007 arrestato nell’operazione antimafia “Black Out” e poi condannato dal Gup di Palermo a 3 anni e 8 mesi di reclusione per favoreggiamento semplice. “Non con l’aggravante di aver favorito la mafia” sottolinearono i suoi legali.

Ritenendo, quindi, “plausibile” che il 4 gennaio i malviventi palermitani e del Marsalese potessero aver assaltato congiuntamente l’istituto di credito di Terrenove, scattò l’operazione di polizia. Gli investigatori hanno, poi, analizzato la suddivisione dei ruoli tra i banditi. Uno di loro fece ingresso nei locali della banca, armato di forbici con cui minacciò il cassiere, costretto a consegnargli il denaro in cassa (bottino: circa 9800 euro), mentre un complice ha bloccato la “bussola” all’ingresso della banca, così da consentire una veloce fuga a chi aveva appena arraffato il denaro.

Altri due, invece, erano rimasti fuori a fare da “palo”, mentre gli altri tre erano impegnati in “compiti logistici e di raccordo”. Poi, come in alcuni film, appuntamento in un’abitazione a qualche chilometro di distanza per la spartizione del bottino. Un appartamento nella zona di Petrosino nella disponibilità del “basista”. Ma quando i sette ritenevano di essere al sicuro, è scattato il blitz della polizia, che ha bloccato i presunti rapinatori ancora in auto, recuperando, quasi per intero, anche il bottino.

A.P.

31-03-2016 18,30

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