Molestie telefoniche: chiesta condanna a tre mesi per don Vito Caradonna

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
24 Giugno 2015 15:05
Molestie telefoniche: chiesta condanna a tre mesi per don Vito Caradonna

Tre mesi di carcere sono stati chiesti dal pm per don Vito Caradonna, ex parroco della chiesa di contrada San Leonardo, processato per molestie telefoniche. Il processo, che si celebra davanti al giudice monocratico Torre

, ha avuto originedalla denuncia contro ignoti presentata da Antonino La Rosa, al cui telefono cellulare, nell’estate 2011, per alcuni giorni, arrivarono telefonate anonime e minacciosi sms anonimi. Uno recitava: “Saluta per sempre le persone che ami perché non le rivedrai mai più”. In tribunale, La Rosa ha detto di non aver avuto sospetti sull’autore dei messaggi. Poi, ha spiegato: “L’unico contatto diretto con don Vito l’ho avuto quando lavoravo per un’agenzia di recupero crediti.

Allora, gli portai una cartella, ma successivamente il pagamento non andò a buon fine”. A difendere Caradonna sono gli avvocati Stefano Pellegrino e Luigi Pipitone, secondo i quali “la parte offesa ha escluso che le minacce telefoniche anonime ricevute possano essere riconducibili a Vito Caradonna per il timbro di voce completamente diverso e per l’accento palermitani”. Per i due legali, inoltre, “non è accertato che la scheda telefonica sia stata in uso a don Vito’’.

La Rosa, comunque, si è costituito parte civile. Ad assisterlo è l’avvocato Edoardo Alagna. La prossima udienza del processo si terrà il 6 luglio. Sul capo di don Vito Caradonna, intanto, pende già una condanna a due anni di reclusione per tentata violenza sessuale su un uomo (e per questo motivo è scattata la sospensione a divinis). Condanna che lo scorso 28 gennaio è stata confermata dalla Corte d’appello di Palermo, che ha condiviso la sentenza emessa dal tribunale di Marsala il 18 febbraio 2013.

I fatti contestati al religioso risalgono al febbraio 2005. Ad accusare il prete è stato un uomo di 37 anni (P.L.C.) che nel corso del processo ha ribadito che don Vito lo invitò nella canonica della chiesa di San Leonardo per prendere un caffè e che mentre era “stordito” (l’uomo ha sempre avuto il sospetto che nel caffè sia stato messo del sonnifero) avrebbe tentato di abusarne sessualmente. “Ad un tratto – ha dichiarato P.L.C. – don Vito mi ha aggredito”.

La presunta vittima ha aggiunto che comunque riuscì a divincolarsi e a fuggire. All’uomo che ha accusato il prete, il Tribunale di Marsala riconobbe un risarcimento danni di 25 mila euro. All’indomani della condanna in primo grado, don Vito Caradonna, che nel 2012 era già stato trasferito a Santa Ninfa (Tp), fu “sospeso a divinis” dal vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero. Provvedimento che comporta l’esclusione di ogni atto legato all’ordine sacerdotale e, quindi, l’impossibilità di celebrare sacramenti e di impartire benedizioni.

Non comporta, invece, la privazione dell’abito ecclesiastico e non esonera dagli obblighi connessi con lo stato di vita di “ministro ordinato” di Dio.

Francesco Mezzapelle

 

24/06/2014   17:00

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