Mafia, Processo stralcio “Eden 2”, Vittima di estorsione scagiona l’imputato Vito Tummarello

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
10 Marzo 2016 11:03
Mafia, Processo stralcio “Eden 2”, Vittima di estorsione scagiona l’imputato Vito Tummarello

Il castelvetranese Giovanni Ligambi, presunta vittima di estorsione ad opera dei fratelli Rosario e Leonardo Cacioppo - entrambi già condannati dal gup di Palermo Fernando Sestito - e di Vito Tummarello, ha reso una testimonianza, in Tribunale, a Marsala, che alleggerisce la posizione di Tummarello. “L’incontro con Lorenzo Cimarosa e i fratelli Cacioppo ci fu – ha, infatti, dichiarato Ligambi - ma Vito Tummarello non era presente”.

La testimonianza di Ligambi è stata resa nel processo “stralcio” dell’operazione antimafia “Eden 2” che vede alla sbarra, con altre accuse, anche il 28enne castelvetranese Luciano Pasini, accusato di essere stato il “basista” della rapina commessa il 4 novembre 2013 ai danni dell’agenzia della “Tnt” a Campobello di Mazara, e il 51enne marsalese Andrea Pulizzi, accusato di essersi introdotto nel sistema informatico della Motorizzazione, di cui è funzionario, per “finalità estranee a quelle d’istituto”.

Ai personaggi coinvolti nell’operazione “Eden 2” si contestano “attività di favoreggiamento” alla famiglia mafiosa capeggiata dal boss latitante Matteo Messina Denaro.

Della presunta estorsione a Ligambi, in novembre, aveva parlato, in Tribunale, il “dichiarante” Lorenzo Cimarosa “Verso aprile/maggio 2013 – dichiarò Cimarosa - venne a trovarmi un giovane che mi disse essere figlioccio di Patrizia Messina Denaro e nipote di Giovanni Ligambi. Mi chiese aiuto, dicendomi che suo zio non poteva uscire di casa perché c’erano tre persone, i fratelli Cacioppo e Tummarello (in foto), che lo volevano uccidere.

Da Ligambi, infatti, pretendevano 30 mila euro. E cioè il mancato guadagno per l’inattività, per due mesi, della pizzeria che gestivano e che era stata chiusa in quanto non erano state pagate diverse tasse. Ciò per l’attività un po’ pasticciona di Ligambi, che aveva un ufficio che si occupava di queste pratiche burocratiche”. Ufficio che, poi, sarebbe stato messo a soqquadro, ha detto Cimarosa, riferendo quanto gli raccontò un operaio di Ligambi, da tre persone, tra cui i due fratelli Cacioppo.

Qualche ora dopo la devastazione, ci fu un incontro tra i fratelli Cacioppo e Giovanni Ligambi dall’altro. Lorenzo Cimarosa fece da paciere. “I Ligambi – ha concluso Cimarosa - si rivolsero a me perché sono cugino di Messina Denaro, anche se non sono mafioso. Quindi, quello che dico io deve essere. Io chiesi a Ligambi di far riaprire il ristorante ai Cacioppo, noti in paese per essere persone molto aggressive. Poi Ligambi mi disse: ‘mi hai salvato la vita’. Seppi, comunque, che dei 30 mila euro ne diede solo 5 mila”.

A.P.

10-03-2016 12,00

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