Marsala. “Diu dunn’è”: il nuovo brano de I Musicanti di Gregorio Caimi e Riccardo Sciacca

Per invocare la pace tra poesia e denuncia sociale

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
21 Luglio 2025 09:49
Marsala. “Diu dunn’è”: il nuovo brano de I Musicanti di Gregorio Caimi e Riccardo Sciacca

Un sogno animato dal vento del deserto, metafora dell’aridità che pervade l’umanità, dove il mare si fa tomba e gli uomini si accaniscono contro altri uomini. È innanzi a tale sfacelo che l’essere umano diventa si chiede: “Diu dunn’è”. È questo il titolo dell’ultimo brano de I Musicanti scritto da Riccardo Sciacca sulle musiche di Gregorio Caimi e Riccardo Sciacca.

Con l’arrangiamento e la produzione artistica del musicista marsalese Gregorio Caimi, il brano, pubblicato dall’etichetta romana Cultural Bridge, è fruibile su tutte le piattaforme digitali in 240 Paesi. “Ho scritto “Diu dunn’è” all’età di quindici anni – spiega Riccardo Sciacca, autore e cantore di questo viaggio onirico – quando, affacciandomi dal balcone della mia vita, guardavo il mondo e mi accorgevo che l’essere umano faceva sforzi incredibili per trovare nuovi modi di spargere odio e non amore.

Spesso mi capitava di sentire persone che imputavano le colpe di questa deriva umana all’assenza di Dio; mentre io, che bramavo l’amore, l’amore che cura, che pensa, che perdona e che soprattutto ricorda, mi domandavo: “Vuoi vedere che il problema non è tanto l’assenza di Dio, ma l’assenza di amore? Ho deciso allora di scrivere questa preghiera laica, una sorta di invocazione affinché l’essere umano, per trovare la pace, cerchi e diffonda quanto più amore possibile. A sostenere questo pensiero, le parole di mia nonna, che da sempre mi trasmettono sapienza e mi fanno riflettere: “Figgiu miu, aiutati chi Diu t’aiuta”.

Il brano si caratterizza per un’atmosfera psichedelica dove le note, i suoni, spesso echi di reali voci d’uccelli, concorrono a far sentire chi ascolta al centro di dune di sabbia dove la vista, lontana, del mare non è infine sollievo dopo la fatica e la sete, ma piuttosto è rivelazione di morte. Ne scaturisce la domanda dell’umanità che si sente inerme innanzi al male e si chiede dove sia Dio perché di certo: “Mezzu stu focu Diu nun c’è”.

Risponde lo stesso “sognatore” spostando la responsabilità sull’umanità stessa che non sa più amare: “ca supra sta terra amuri un cinn’è” ed è per questo che Dio sembra essere scomparso. Il sogno prosegue con visioni di guerra: “Vitti cristiani chini di bummi, chini di tuttu ‘stu odio, pronti a sparari a genti li stessi, ma cu divisi diversi”. E ancora una volta la musica cambia “colore” e diventa lirica preghiera che si chiede dove sia Dio.

Un’implorazione che è ricerca, che è smarrimento e abbandono al cielo. La conclusione è però la speranza, è una messianica voce che risponde alla preghiera sognata: “Accussì a livari stu ‘nfernu sarò capaci e a fari rignari pi sempri la paci”. Verso che viene ripetuto come un mantra, come un rintocco che sia invito agli uomini stessi. E il vento si placa. L’afoso dolore finisce. A rispondere è la stessa umanità che si ridesta o un Creatore che ascolta il dolore e entra nel sogno e nella storia? “Una canzone ancora una volta in siciliano – aggiunge Gregorio Caimi – la nostra lingua, quella viscerale, quella della verità delle nostre origini che ci richiama esseri mediterranei, in un tempo in cui la Terra è ferita da guerre inaccettabili.

Abbiamo iniziato a lavorare a questo brano anni fa, eppure sembra pensato adesso. Abbiamo il dovere tutti di innalzare la nostra voce per chiedere la pace. Noi lo facciamo con la musica”. Copertina ad opera di Manolo Linares, di seguito il link per ascoltare la canzone: https://soothesounds.lnk.to/Diudunn Ulteriori info su www.imusicanti.com

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