Pescatori e pescherecci sequestrati a Bengasi, i familiari scrivono a massime autorità nazionali ed internazionali per l’immediata liberazione

Redazione Prima Pagina Marsala
Redazione Prima Pagina Marsala
18 Novembre 2020 11:30
Pescatori e pescherecci sequestrati a Bengasi, i familiari scrivono a massime autorità nazionali ed internazionali per l’immediata liberazione

I familiari dei diciotto pescatori (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) sequestrati insieme ai due pescherecci mazaresi “Medinea” e “Antartide” lo scorso primo settembre a 35 miglia circa da Bengasi hanno scritto una lettera alle massime autorità nazionali e anche internazionali per chiedere un ulteriore sforzo per la liberazione dei pescatori e dei due pescherecci. La lettera è stata inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, al presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, al presidente del Parlamento Europeo, David Maria Sassoli, al presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, al presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al presidente del Copasir, Raffaele Volpi; la lettera inviata anche al vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, e al sindaco Salvatore Quinci.

I diciotto pescatori (Pietro Marrone, Onofrio Giacalone, Giovanni Bonomo, Michele Trinca, Vito Barracco, Salvo Bernardo, Fabio Giacalone,  Giacomo Giacalone, Karoui Mohamed, Ibrahim Mohamed, Mathlouthi Habib, Ben Haddada M’hamed, Jemmali Farhat, Ben Thameur Hedi, Moh Samsudin, Indra Gunawan, Daffe Bavieux e Ben Thameur Lysse) sono detenuti nel carcere di el Kuefia, a 15 km sudest di Bengasi, controllato dai fedelissimi del generale Khalifa Hafar, colui che comanda in Libia Cirenaica. I familiari dei pescatori italiani nella serata dello scorso 11 novembre hanno avuto la possibilità, attraverso l’Unità di Crisi della Farnesina, di sentire telefonicamente i loro uomini che hanno riferito di stare bene ma le loro mogli, madri, padri e figli adesso aspettano il loro ritorno a casa.

“Confidiamo –si legge nella lettera- nell’azione del Governo, al quale riconosciamo il ruolo centrale in questa vicenda insieme ai funzionari della Farnesina, ma non possiamo non esprimere la nostra disperazione, preoccupazione circa la situazione che stanno vivendo i nostri pescatori. Sono lavoratori, abituati al sacrificio e non alla condizione di carcerati, dal mare e nel suo rispetto attingono le risorse per portare avanti le nostre famiglie, per tornare a casa sani e salvi, e quindi –concludono i familiari dei pescatori sequestrati- non sappiamo se stanno riuscendo a sopportare un sacrificio a loro sconosciuto e cioè la privazione della propria libertà.

Forti del ruolo che ognuno di voi svolge vi chiediamo un forte e deciso sforzo affinchè si possa scrivere la parola fine a questa spaventosa vicenda. Ridateci tranquillità’, ridateci i nostri pescatori, ridateci i nostri pescherecci”. Nel frattempo, un nuovo momento di raccoglimento e preghiera è stato invece richiesto al vescovo Domenico Mogavero dai familiari dei pescatori mazaresi sequestrati. La veglia di preghiera si terrà martedì 24 novembre, alle ore 19, presso la parrocchia Santa Maria di Gesù di Mazara del Vallo e a presiederla sarà proprio il Vescovo.

Quello della prossima settimana è il secondo momento di preghiera che si celebra per i marinai nelle mani delle milizie di Haftar. Una prima veglia fu celebrata il 24 ottobre scorso nella parrocchia San Lorenzo a Mazara. “Il mio accorato invito alla città è quello di stare vicino ai familiari dei pescatori sequestrati che stanno vivendo, con angoscia e ansia, questi difficili momenti”, ha detto mons. Mogavero. La Diocesi, in queste settimane, sta sostenendo le famiglie col pagamento delle utenze domestiche.

Francesco Mezzapelle

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